Estratto da "Guida di Roma e provincia"
Basilica S. Pietro
(Piazza S. Pietro)
VECCHIA BASILICA
Iniziata c.319/322, consacrata 326 per Costantino (306/337), compiuta c.349. Vennero costruiti muri di sostruzione giganteschi (il più alto di 11,50 m – 37,8 feet) per livellare la collina sul pendio della quale era il luogo esatto della tomba di S. Pietro che doveva coincidere con l'altare della Basilica. Questo enorme sterro della sommità della collina potrebbe essere prova sufficiente a dimostrare che la tomba di S. Pietro sia effettivamente sotto l'altare, poichè gli architetti di Costantino avrebbero potuto comodamente costruire la Basilica su terreno pianeggiante a poca distanza
Bernardo Rossellino nel 1452 ne iniziò la ristrutturazione per Niccolò V Parentucelli (1447/55), ma poi ne venne decisa la distruzione, visto che dopo 1000 anni i pur notevoli lavori di fondazione costantiniani cominciavano a dare segni di cedimento
NUOVA BASILICA
Iniziata il 18 aprile 1506 con la cerimonia della posa della prima pietra durante la quale vennero deposte in una scodella di terracotta 12 medaglie con da un lato l'effigie di Giulio II e dall'altro l'immagine della Basilica progettata dal Bramante
Fu consacrata il 18 novembre 1626
13 architetti: Donato Bramante (1444/1514) (8 anni 1506/14) per Giulio II Della Rovere (1503/13)
"Alla base del primo progetto del Bramante c'è soprattutto la volontà di esprimere nella maniera più piena la filosofica religiosità dell'umanesimo. Seguendo la linea ideale che conduce da Leon Battista Alberti, a Giuliano da Sangallo, a Leonardo, a lui stesso, l'urbinate mira a realizzare nella completa organicità dell'edificio la corrispondenza con l'ordine armonico dell'universo, specchio della perfezione divina. Il tema prescelto è dunque quello prediletto dalla cultura umanistica per il suo valore assoluto, la pianta centrale, a cui la suggestione dei monumenti della classicità romana offre la grandiosa e magniloquente scala monumentale (BBG)"
Raffaello Sanzio (1483/1520) con Fra' Giocondo e Giuliano Giamberti detto Giuliano da Sangallo (1445/1516) (6 anni 1514/20). Antonio Cordini detto Antonio da Sangallo il Giovane (1483/1546) con Baldassarre Peruzzi (1481/1536) fino al 1527 (26 anni 1520/46)
"Sangallo aveva individuato una soluzione di compromesso tra la pianta centrale di Bramante e quella longitudinale di Raffaello (BBG)"
Michelangelo Buonarroti (1475/1564) (17 anni 1547/64)
"Michelangelo, ricollegandosi alla concezione bramantesca, contrasse lo spazio interno della basilica in una unità semplice e organica, che sintetizzava i due motivi geometrici generatori della pianta, la croce greca e il quadrato, centrando l'una sull'altro. Inoltre, per dare omogeneità all'esterno, egli concepì la struttura muraria a un unico ordine gigante dalle colossali paraste corinzie, sormontato da un attico che, correndo lungo tutto il perimetro dell'edificio, lo configurò come una massa compatta (BBG)"
Jacopo Barozzi detto Vignola (1507/73). Pirro Ligorio (c.1513/83) (9 anni 1564/73) Giacomo Della Porta (1533/1602) con Domenico Fontana (1543/1607) (33 anni 1573/1607 – Della Porta fino al 1602). Carlo Maderno (1556/1629) (22 anni 1607/29). Gian Lorenzo Bernini (1598/1680) (c.50 anni 1629/80)
Carlo Maderno commise un clamoroso errore di progettazione: il prolungamento della Basilica è storto e tende verso sud. Il maestro se ne accorse in corso d'opera e cercò di correggere l'errore ma non ci riuscì completamente. Se si guarda la facciata si nota che obelisco, balcone centrale e costolone centrale della cupola non sono in asse. All'interno della Basilica si può vedere che le lastra marmoree del pavimento non sono sempre perfettamente allineate
Piazza
1657/67 Gian Lorenzo Bernini per Alessandro VII Chigi (1655/67). Elissi larga 240 m (790 feet), 52 m (170 feet) in più del Colosseo. Capienza di circa 200.000 persone. 284 colonne
"Le colonne isolate del Bernini, con trabeazione diritta sono elementi immensamente scultorei. Quando si attraversa la piazza la prospettiva sempre mutevole delle colonne visibili a quattro a quattro sembra rivelare una foresta di unità individuali: e l'accordo di tutte queste forme statuarie chiaramente definite, produce la sensazione di una massa e potenza irresistibili. Si esperimenta quasi fisicamente che ogni colonna sposta e assorbe un po' dell'infinità dello spazio, e quest'impressione è rafforzata dagli sprazzi di cielo fra le colonne. Nessun'altra struttura italiana del periodo postrinascimentale mostra una altrettanto profonda affinità con la Grecia. Come succede con la maggior parte delle idee nuove e vitali, dopo aspri attacchi iniziali, i colonnati divennero della massima importanza per la storia dell'architettura posteriore nel corso di più di 250 anni (Rudolf Wittkower)"
140 statue di santi Alte 3,10 m (10,1 feet). Sul colonnato: 1667/73 Lazzaro Morelli, Giovanni Maria De Rossi, Agostino Cornacchini (S. Orsola 9° da d.), Filippo Carcani, Andrea Baratta, Francesco Mari e altri, molti dei quali ignoti
Sui bracci dritti verso la chiesa: 1702/03 Jean Baptiste Théodon, Francesco Pincellotti, Simone Giorgini, Giovanni Maria Baratta, Lorenzo Ottoni, Francesco Marchionni, Michel Maille, Pierre Etienne Monnot e una quarantina d'altri. "6 enormi simboli araldici" di Alessandro VII
Il colonnato era quasi completato alla morte di Alessandro VII nel 1667, mancando solo una parte della sezione s. Il successore Clemente IX lo fece finire sbrigativamente e non volle far applicare il simbolo Chigi sul soffitto interno, la mancanza del quale indica esattamente tuttora la sezione completata dopo la morte di Alessando VII
"Una raffinata sensibilità spaziale e una esperienza decennale riguardo ai problemi ottici e dimensionali guidò la realizzazione della piazza. La scelta simbolica delle maestose braccia del colonnato che Bernini stesso paragonò alle materne braccia della Chiesa crea una spettacolare situazione urbanistica: l'ambiente aperto e percorribile funge da elemento di raccordo tra chiesa e città (BBG)"
A d. "Statua di S. Paolo" 1838 Adamo Tadolini; a s. "Statua di S. Pietro" 1838 Giuseppe De Fabris, eseguite per la Basilica di S. Paolo e qui collocate nel 1847 al posto di due statue di uguale soggetto del 1462 di Paolo Taccone detto Paolo Romano (c.1415/77) ora nella Biblioteca di Sisto IV
Nel pavimento meridiana con rosa dei venti 1817 dell'astronomo L. G. Gilij. I dischi vennero sostituiti negli anni 1852, c.1878 e 1924. Non sono quindi opera di Bernini come fa credere Dan Brown in Angels and Demons: un libro molto ben scritto e a cui i romani dovrebbero essere grati per aver promosso in maniera sostanziale il turismo a Roma, ma che è talmente inaccurato dal punto di vista fattuale (nonostante ciò che egli affermi nella nota iniziale) da risultare a tratti perfino imbarazzante
FontanA DI DESTRA costruita originariamente 1490 e rinnovata 1614 Carlo Maderno. FONTANA DI SINISTRA 1675 (61 anni dopo), impianto idrico collegato 1677, Carlo Fontana (1634/1714) sotto la direzione di Bernini
4 candelabri 1852 Antonio Sarti per Pio IX Mastai-Ferretti (1846/78) accesi il 12 ottobre 1854, i primi con il nuovo sistema di illuminazione a gas
scala regia Inizio 1500 Antonio da Sangallo il Giovane. Modificata da Bernini negli anni 1663/66
"In aggiunta al suo uso della conoscenza prospettica, Bernini impiega di nuovo la luce naturale al servizio di scopi estetici. In questo caso per irrompere nella lunghezza simile a un tunnel delle scale, e alleviare la tendenza dell'architettura a creare un effetto telescopio (Howard Hibbard)"
Obelisco Vaticano 25,36 m (83 feet), 41 m (134 feet) incluso il basamento e fino alla croce. Pesa c.290 tonnellate (320 tons). È il secondo più alto tra gli 8 originali egizi presenti a Roma, e l'unico sempre rimasto eretto. Secondo Plinio, originariamente eretto dal faraone Nencoreo (Nebkaure Amenemhet II) figlio di Sesotide (1992/1985 a.C.) a Heliopolis e rotto durante i lavori di allestimento romani del Forum Iulium ad Alessandria, compiuti da Cornelio Gallo prefetto d'Egitto sotto Augusto. L'obelisco Vaticano risalirebbe dunque a c.4.000 anni fa, anche se il fatto che sia anepigrafo fa pensare che sia stato fatto dai romani in Egitto. Era alto in origine 52,50 m (172 feet). Il fusto superiore, l'attuale obelisco, fu trasportato a Roma da Caligola (37/41) nel 37 con una nave enorme (usarono lenticchia egiziana come zavorra) affondata poi da Claudio per fondarvi un molo del porto artificiale vicino Ostia. Ornava il circo privato di Caligola sul Colle Vaticano con iscrizione dedicatoria, ancora visibile, a Cesare, Augusto e Tiberio
I "4 leoni bronzei" alla base sono di Prospero Antichi detto Bresciano e aiuti. "Aquile bronzee" 1713 Lorenzo Ottoni per Innocenzo XIII Conti (1721/24)
é sempre stato eretto sul lato s. della Basilica a fianco dell'attuale Sagrestia dove una lapide sul pavimento ricorda il luogo esatto. Fu spostato al centro della piazza per Sisto V Peretti (1585/90) da Domenico Fontana in 13 mesi dal settembre 1585 al settembre 1586, operazione che gli valse il titolo di Cavaliere della Guglia. Nel colossale lavoro vennero impiegati 40 giganteschi argani, 907 uomini e 75 cavalli
Le 4 epigrafi così recitano:
NorD - Sixtus V Pont(ifex) Max(imus) Cruci Invictae Obeliscum Vaticanum Ab Impura Superstitione Expiatum Iustius Et Felicius Consecravit Anno MDLXXXVI Pont(ificatus) II = Sisto V Pontefice Massimo l’obelisco Vaticano, purificato dall’impura superstizione, consacrò in modo più giusto e felice alla Croce invitta, nell’anno 1586, II del (suo) pontificato
OVEST - Christus Vincit Christus Regnat Christus Imperat Christus Ab Omni Malo Plebem Suam Defendat = Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera. Cristo difenda il suo popolo da ogni male
Est - Ecce Crux Domini Fugite Partes Adversae Vicit Leo De Tribu Iuda = Ecco la Croce del Signore. Fuggite, parti nemiche. Vince il leone della tribù di Giuda
SUD - Sixtus V Pont Max Obeliscum Vaticanum Di(i)s Gentium Impio Culto Dicatum Ad Apostolorum Limina Operoso Labore Transtulit Anno MDLXXXVI Pont II = Sisto V Pontefice Massimo, l’obelisco Vaticano, (già) dedicato con empio culto agli Dei dei popoli (pagani), trasferì con faticosa opera nella sede degli Apostoli l’anno 1586, II del (suo) pontificato
Nel medioevo si credeva che nella sfera sulla cima ci fossero le ceneri di Giulio Cesare. Sisto V nel 1586 sostituì la sfera con una nuova (la vecchia è ora nei Musei Capitolini con ancora i buchi causati dalle pallottole dei lanzichenecchi durante il Sacco di Roma del 1527), e aggiunse la croce e i tre monti del suo stemma, oltre ai leoni. Ora nella sfera ci sono reliquie della croce di Gesù
Dimensioni della basilica
Lunga 186,30 m (610 feet); compresi muri e portico è lunga 218,7 m (718 feet)
Facciata larga 114,69 m (376 feet) alta 47,3 m (155 feet) un metro più alta della Statua della Libertà a New York senza piedistallo. Più o meno simili a quelle di un campo di football americano (360 x 160 feet)
Cupola diametro interno 42,56 m (139 feet); esterno 58,90 m (193 feet). Incredibilmente non è la cupola più grande di Roma: la cupola del Pantheon ha infatti un diametro interno di 43,30 m (142 feet)
Lunghezza transetto 137,85 m (452 feet)
Altezza interna da pavimento a lanterna 117,57 m (386 feet) sufficiente a farci entrare il Colosseo due volte con una ventina di metri di avanzo
Altezza esterna fino alla croce 136,57 m (448 feet)
L'area totale è di 22.067 m² (5,5 acri!)
Dal 1989 è diventata la seconda chiesa più grande del mondo, superata nel Guinness dei primati dalla Basilique de Notre Dame de la Paix a Yamoussoukro, in Costa d'Avorio che ha un'altezza di 158 m (518 feet) e una superficie di 30.000 m² non però tutta coperta, determinando una capienza interna notevolmente inferiore di 7.000 persone
Si è calcolato che la Basilica può contenere al massimo fino a 55.000 persone sedute e fino a 95.000 in piedi
Il fregio con le scritte è largo 3 m (10 feet) come una strada a senso unico e lungo 593 m (1.950 feet). La penna di S. Marco sul pilastro della cupola è di 1,50 m (5 feet). L'apertura alare della colomba è 1,75 m (5,75 feet). Le colonne sono c.500, gli altari 46 e le finestre 233
Cupola
Michelangelo Buonarroti la progettò e vi lavorò fino alla morte nel 1564 quando era arrivata solo al piano del tamburo. Fu poi completata 24 anni dopo da Giacomo Della Porta assistito da Domenico Fontana in soli 22 mesi 1588/90 e fu finita il 14 maggio 1590. Il peso stimato è di 14.000 tonnellate (15.400 tons). Lavoro per palla e croce di Sebastiano Torrigiani finito il 18 novembre 1593. La palla ha un diametro di 2,47 m (8,10 feet), è vuota all'interno e può contenere fino a 16 persone. Per arrivare in cima ci sono 537 scalini ma se si usa l'ascensore fino alla base della cupola gli scalini sono 323. Le due Cupole minori sono di Jacopo Barozzi detto Vignola, finite da Giacomo Della Porta
"Nell'idearla, Michelangelo ha certamente pensato alla cupola del Brunelleschi per S. Maria del Fiore che, come diceva l'Alberti, era ampia da coprire con la sua ombra tutti i popoli toscani; la sua sarà ampia da coprire tutti i popoli cristiani. È come una ruota dentata che morda nello spazio libero del cielo. Al di sopra, la curva della calotta esprime a un tempo il peso della massa e il suo rianimarsi e tradursi in spinta verso l'alto con la tensione dei costoloni (Giulio Carlo Argan)"
Facciata
1607/14 Carlo Maderno per Paolo V Borghese (1605/21) anche se nel fregio c'è la data 1612. L'iscrizione sulla facciata tradotta dal latino dice: Paolo V Pontefice Massimo romano della famiglia Borghese fece costruire (questa facciata) in onore del Principe degli Apostoli nel 1612, settimo anno del suo pontificato. é sicuramente interessante e non casuale il fatto che tra tutte le parole dell'iscrizione quella che prende il posto d'onore al centro, proprio sopra al balcone dal quale ogni nuovo papa eletto appare, sia "Borghese", il nome della famiglia
Scalinata tre ripiani del tempo di Sisto V Peretti (1585/90) che fece utilizzare marmo preso dal Colosseo. Ristrutturata 1667 Bernini
13 Statue sulla balaustra "Gesù, Battista e apostoli tranne S. Pietro e S. Paolo" (hanno le statue in piazza) 1612/14 vari artisti sotto la direzione di Ambrogio Buonvicino. Alte da 5,50 m (18 feet) (S. Giacomo Maggiore 5° da d.) a 7,50 m (24,6 feet) (Cristo al centro).
Da s. "S. Taddeo" Carlo Fancelli, "S. Matteo" Bernardo Cennini, "S. Filippo" e "S. Tommaso" Siméon Drouin, "S. Giacomo Maggiore" Egidio Moretti, "S. Giovanni Battista" Siméon Drouin, "Cristo Redentore" Cristoforo Stati completata da Siméon Drouin, "S. Andrea" Carlo Fancelli, "S. Giovanni Evangelista" Giovanni Antonio Paracca il Giovane detto il Valsoldino con Bernardo Cennini, "S. Giacomo Minore" Cristoforo Stati completata da Giuseppe Fontana, "S. Bartolomeo" Egidio Moretti, "S. Simone" Bernardo Cennini e "S. Mattia" Giuseppe Fontana
Altorilievo sotto il balcone "Consegna delle chiavi" 1612/14 Ambrogio Buonvicino
2 Orologi 1786/90 Giuseppe Valadier (1762/1839) con quadranti in mosaico: a s. "Orologio oltremontano" con fuso orario medio europeo, a d. "Orologio italiano" con ora di Roma
6 campane la più grande, il "campanone", rifatta da Luigi Valadier (si suicidò gettandosi nel Tevere per le malignità e le gelosie) e completata 1786 dal figlio Giuseppe Valadier
Portico
1608/12 Carlo Maderno. Pavimento in marmo c.1655/75 Bernini, restaurato negli anni '30 del 1900 per Pio XI Ratti (1922/39), quando si lasciarono in bianco i bordi dell'intarsio al centro della navata per nascondere l'errore di progettazione di Carlo Maderno
A d. "Statua di Costantino" iniziato 1654 completato 1670 Bernini; nelle nicchie "Chiesa e 3 virtù teologali Fede, Speranza e Carità" 1728/38 Giuseppe Frascari, G.B. De Rossi, Giuseppe Lironi e Bernardino Ludovisi
"L'opera venne collocata sul pianerottolo della Scala Regia, sull'asse del portico di S. Pietro. Bernini ha progettato l'alto arco contenente il monumento equestre, e il monumento stesso con il suo immenso drappeggio di stucco colorato, come punto focale dell'asse del portico. Gli espedienti d'inquadratura ci collocano esattamente nel punto di vista giusto. Tali espedienti d'inquadratura sono particolarmente significativi, poichè si guarda, attraverso la delimitazione delle scure porte di bronzo, entro la zona brillantemente illuminata del pianerottolo (Rudolf Wittkower)"
A s. "Statua di Carlo Magno" 1725 Agostino Cornacchini; nelle nicchie "4 virtù cardinali Fortezza, Giustizia, Speranza e Carità" 1721/31 Lorenzo Ottoni, G.B. De Rossi, Giuseppe Lironi e Giuseppe Raffaelli
Nella volta di c.3.500 m² (c.38.000 square feet) stucchi e 32 riquadri "Atti degli Apostoli e 31 statue di papi martiri" 1618/19 su cartoni di G.B. Ricci di Novara eseguiti da una squadra di 6 stuccatori ticinesi
"Poichè le eleganti e ricche decorazioni in stucco costituivano l'unico campo in cui i manieristi romani sotto Gregorio XIII Boncompagni (1572/85) e Sisto V Peretti (1585/90) avevano mostrato vera inventiva e originalità, Ricci attinse qui a una tradizione viva e vigorosa e creò un'opera la cui magnificenza è sempre stata elogiata (Rudolf Wittkower)"
PORTA MEDIANA 1439/45 rilievi bronzei "Cristo Pantocrator, Annunciazione, Ss. Pietro e Paolo e loro martirio" Antonio Averlino detto Filarete per Eugenio IV Coldumer (1431/47) storie del quale sono rappresentate nei 4 rilievi più piccoli collocati tra i 6 pannelli
sopra la porta MEDIANA rilievo marmoreo "Gesù affida a S. Pietro il gregge cristiano" 1646 Bernini e aiuti
di fronte al rilievo "Mosaico della navicella" 1675, rifacimento maldestro di Vincenzo Manenti dall'originale di Giotto (1267/1337) per il Card. Jacopo Stefaneschi, del quale solo pochissimi particolari (bordo dorato della nave, vela e ritratto di qualche apostolo) sono originali. Era originariamente situato nella facciata interna del quadriportico davanti alla vecchia basilica
LE ALTRE PORTE a d. della mediana "Porta dei Sacramenti" 1965 Venanzio Crocetti, inaugurata da Paolo VI Montini (1963/78) in occasione della riapertura del Concilio Vaticano II
Più a d. "Porta Santa" 1949 Vico Consorti per il Giubileo del 1950. Donata dal vescovo svizzero Francesco Von Streng perchè la Svizzera era stata risparmiata dalla II guerra mondiale. L'entrata fino al 1950 fu chiusa da un muro
A s. "Porta del bene e del male" 1975/77 Luciano Minguzzi, in occasione dell'ottantesimo compleanno di Paolo VI. Nella rappresentazione del male c'è un'immagine di martiri associata a una strage di partigiani nel 1943 a Casalecchio sul Reno durante la II guerra mondiale
Più a s. "Porta della morte" 1947/58 Giacomo Manzù (1908/91), così detta perchè da qui entravano i cortei funebri con le salme dei papi. Papa Giovanni XXIII Roncalli (1958/63) bergamasco come Manzù eletto nel 1958 sbloccò subito i lavori per la porta che avevano trovato opposizioni tra i cardinali. Manzù lo rappresentò nei battenti interni mentre accoglie il vescovo Laurean Rugambwe, primo cardinale di colore in assoluto da lui creato
Nei timpani delle porte "Cherubini" alcuni dei quali eseguiti da Francesco Borromini
Tra le porte sono incastonate TRE ISCRIZIONI dalla vecchia Basilica: da s. "Donazione di 56 uliveti" di Gregorio II (715/731) per l'olio delle lampade che dovevano essere sempre accese attorno al sepolcro di S. Pietro; "Epitaffio di Adriano I (772/795)" dedicato da Carlo Magno al papa per la sua morte; "Bolla Antiquorum habet fida relatio" con la quale Bonifacio VIII (1294/1303) indisse il primo Giubileo del 1300
Navata Mediana
Volta alta 44 m (142 feet), decorazione 1780 sotto Pio VI Braschi (1775/99) con suo stemma al centro
Pavimento in marmo 1649 Bernini. Davanti alla porta centrale "Rota porfiretica" in porfido egizio, già collocata presso l'altare della vecchia Basilica, su cui venne eletto Carlo Magno nel giorno di Natale dell'anno 800. È l'unica rimasta delle 6 della vecchia Basilica
PILASTRI stucchi e marmi colorati 1647 Bernini con l'aiuto di 41 artisti tra cui Andrea Bolgi, Ercole Ferrata (1610/86), Ercole Antonio Raggi, Orfeo Boselli e altri: 56 medaglioni di papi martiri da S. Pietro a Benedetto I (575/579), 192 cherubini e 104 colombe. Lo sfondo in marmo rosso "cottanello" ha venature naturali che vengono assecondate e integrate dagli artisti per ottenere una superficie che, pure se tratta dalla natura, mostra connotazioni creativamente artificiali
estradosso dei grandi archi "16 Virtù" alte 6 m (20 feet) 1647/49 disegnate da Bernini ed eseguite da Giovanni Francesco De Rossi, Giacomo Antonio Fancelli, Cosimo Fancelli, Lazzaro Morelli, G.B. Morelli, Ruggero Bescapè, Ambrogio Buonvicino, Domenico Prestinaro, Bartolomeo Cennini, Niccolò Menghini e Andrea Bolgi
La decorazione a mosaico della Basilica iniziò nel 1578 con la Cappella Gregoriana e proseguì fino a inizio 1800 sotto le direzioni di Girolamo Muziano (1532/92), Paolo Rossetti, Marcello Provenzale, G.B. Calandra, Fabio Cristofari e Pietro Paolo Cristofari che nel 1727 iniziò lo Studio del mosaico al Vaticano ancora oggi operante
FREGIO IN MOSAICO CON ISCRIZIONE completata al tempo di Pio IX Mastai-Ferretti (1846/78) con brani estratti dal Vangelo. è largo 3 m (10 feet) come una strada a senso unico e lungo 593 m (1.950 feet). Nella tribuna la scritta è ripetuta anche in greco essendo la lingua delle prime comunità cristiane: Tu pasci gli agnelli, tu pascoli le pecorelle di Cristo
CONTROFACCIATA 2 orologi 1787/90 Giuseppe Valadier: a s. alla francese (inizio conto ore da mezzanotte), a d. all'italiana (inizio conto ore dal tramonto con 4 giri completi della lancetta al giorno)
Sul pavimento Marchi delle lunghezze di 28 chiese tra cui (2°) St. Paul's Cathedral Londra (28,2 m – 92,5 feet – più corta), (3°) S. Maria del Fiore Firenze, (4°) Basilica del Sacro Cuore Bruxelles, (5°)Immacolata Concezione Washington, (6°) Cattedrale Reims, (7°) Cattedrale Colonia, (8°) Duomo Milano, (9°) Cattedrale Spira, (10°) Basilica di S. Petronio Bologna, (11°) Cattedrale Siviglia, (12°) Notre DameParigi, (13°) S. Paolo Fuori le Mura Roma,... (25°) Westminster Abbey Londra, (26°) Santa Sofia Istambul, (27°) Cattedrale di S. Croce Boston, (28°) Basilica di S. Maria Danzica e (29°) Cattedrale di S. Patrizio New York
ACQUASANTIERE 1722/25 disegnate da Agostino Cornacchini con enormi putti scolpiti da Francesco Moderati e G.B. De Rossi
statue nELLE NICCHIE DELL'ORDINE INFERIORE fondatori di ordini religiosi: 1°d "S. Teresa di Gesù" 1754 Filippo Della Valle (1698/1768); 2°d "S. Vincenzo de' Paoli" 1754 Pietro Bracci (1700/73); 3°d "S. Filippo Neri" 1737 G.B. Maini – "Statua di S. Pietro": c.1296/98 Arnolfo di Cambio (c.1245/1302) o sua bottega – 4°s "S. Francesco di Paola" 1732 G.B. Maini; 3°s "S. Ignazio" 1733 Camillo Rusconi (1658/1728) finita da Giuseppe Rusconi che aveva lo stesso cognome di Camillo ma non ne era parente; 2°s "S. Camillo" 1753 Pietro Pacilli; 1°s "S. Pietro d'Alcantara" 1753 Francisco Vergara y Bartual il Giovane
STATUE NELLE NICCHIE DELL'ORDINE SUPERIORE fondatori di ordini religiosi e congregazioni: 1°d "Maddalena Sofia Barat" 1934 Enrico Quattrini; 2°d "Giovanni Eudes" 1932 Silvio Silva; 3°d "G.B. de la Salle" 1904 Cesare Aureli; 4°d "Giovanni Bosco" 1936 Pietro Canonica; 4°s "Pietro Fourier" 1899 Studio Nicoli di Carrara; 3°s "Antonio Maria Zaccaria" 1909 Cesare Aureli; 2°s "Luigi Maria Grignion de Montort" 1948 Giacomo Parisini; 1°s "Lucia Filippini" 1949 Silvio Silva
Cupola interna
"All'interno il ripetersi delle coppie di pilastri piatti del tamburo suggerisce un movimento rotatorio, centrifugo che dà alla cavità della calotta la continuità di un perenne girare intorno al centro prospettico–luminoso della lanterna. È precisamente, ma proiettata in altezza, la stessa idea spaziale che si esprimeva, più drammaticamente nel Giudizio; ma, appunto il dramma è più vicino alla conclusione, alla catarsi finale. La cupola è la catarsi del dramma dell'opera mai finita, la tomba di Giulio II. Sorge nello stesso sito, il monumento simbolico dell'ecumene cristiano (Giulio Carlo Argan)"
pennacchi mosaici "S. Marco" e "S. Matteo" 1599 Cesare Nebbia; "S. Giovanni" e "S. Luca" 1599 Giovanni De Vecchi. "Angeli" nei triangoli superiori 1600 Cristoforo Roncalli detto Pomarancio (1552/1626). Sia gli Evangelisti che gli angeli sono stati messi in opera 1599/1601 dai mosaicisti Paolo Rossetti, Lodovico Martinelli e Marcello Provenzale. Le penne degli evangelisti sono lunghe 1,50 m (5 feet)
16 costoloni mosaici 1603/13 Giuseppe Cesari detto Cavalier d'Arpino (1568/1640) e stuolo di mosaicisti diretti da Marcello Provenzale
4 Piloni 71 m (233 feet) di perimetro. Edificati da Bramante, completati da Michelangelo e attrezzati da Bernini 1928/39 per ospitare le più importanti reliquie della cristianità
4 STATUE nelle nicchie alla base dei piloni alte 5 m (16,4 feet):
"S. Longino" 1635/38 Bernini
"Dopo la S. Bibiana, il Longino è il passo decisivo seguente nella conquista del corpo mediante il drappeggio drammaticamente concepito. Tre giri di pieghe si irradiano da un nodo sotto il braccio sinistro verso l'ampia cascata verticale del drappeggio guidando lo sguardo verso l'immagine marmorea della sacra lancia. Così il corpo del Longino è quasi soppresso sotto il peso del mantello che sembra seguire leggi proprie. É rappresentato nell'atto emozionante della conversione, momento culminante di drammaticità, mentre, guardando la Croce, esclama: veramente questo fu il figlio di Dio! (Rudolf Wittkower)"
"Espresse l'immediatezza prescritta da S. Ignazio nei suoi Esercizi spirituali (...) con un'empatia che per la prima volta identificava le personali aspirazioni religiose di un cattolico con un eroe spirituale della prima cristianità. Longino non è che il primo di una grande successione di peccatori la cui vita fu illuminata dalla rivelazione della divinità di Cristo (Howard Hibbard)"
"S. Elena" 1629/39 Andrea Bolgi
"Lo stile del Bolgi mostra notevoli affinità con l'opera del Bernini in questo periodo. La S. Elena è infatti così vicina alla Contessa Matilde del Bernini, che quest'ultima fu spesso attribuita al Bolgi. Durante gli anni trenta Bernini stesso fece delle concessioni agli ideali classici sostenuti dalla cerchia Poussin–Sacchi. È perciò comprensibile che in quel periodo egli considerasse Bolgi come uno dei suoi assistenti più fidati (Rudolf Wittkower)"
"S. Veronica" 1629/39 Francesco Mochi (1580/1654) che la eseguì lentamente per sigillare la vecchiaia con opera memorabile, come soleva dire
"Le opere del toscano suscitarono non poca meraviglia fra i contemporanei e degna considerazione da parte del giovane Bernini. Allievo di Santi di Tito, Mochi rivelò nuove componenti stilistiche di intensa dinamicità (BBG)"
"La S. Veronica, la sua opera più spettacolare, sembra precipitare fuori della nicchia sospinta da un incontrollabile pathos rivelando una particolare veemenza e tensione nervosa. Straniero nel mutato clima di Roma, superato dal genio del Bernini e deluso, egli protestò invano contro l'ondata del gusto dominante (Rudolf Wittkower)"
Bernini aveva fatto delle modifiche ai piloni aprendo le nicchie e scavando scale interne che si diceva avessero fatto aprire delle crepe. Mochi ebbe quindi buon gioco nel rispondere alla critica del Bernini che si lamentava dello svolazzamento eccessivo del panneggio della Veronica: "Colpa degli spifferi che passano attraverso le vostre crepe, maestro!". Forse fu una coincidenza, ma Mochi venne da allora emarginato
"S. Andrea" 1629/39 François Duquesnoy (1597/1643)
"Duquesnoy, Sacchi, Poussin e Algardi difendevano non una continuazione diretta del classicismo bolognese, ma una versione riveduta, influenzata fino a un certo punto dai grandi maestri (...). Confrontato con il classicismo del primo barocco, il nuovo classicismo fu dapprima piuttosto impetuoso e pittoresco; ha una fisionomia sua propria ed è questo stile che a buon diritto può essere denominato il classicismo del barocco (Rudolf Wittkower)"
BALCONATE con reliquie 1633/41 Bernini con vari collaboratori tra cui Guidobaldo Abbatini che disegnò i cartoni e fece le rifiniture pittoriche, Carlo Pellegrini, Matteo Bonarelli (marito di Costanza amante del Bernini), Stefano Speranza, Niccolò Menghini, Luigi Bernini e Domenico De Rossi. "8 colonne tortili" dalla vecchia Basilica meravigliosamente riverberate dalle simili ma gigantesche colonne nere del baldacchino berniniano
La Testa di S. Andrea fu donata nel 1966 da Paolo VI alla città di Patrasso, dove S. Andrea era morto
La Lancia fu donata a Innocenzo VIII Cybo (1484/92) da Bajazet figlio del sultano Maometto II
Il Volto Santo è la reliquia più venerata ed è considerata in tutto l'occidente la più importante immagine di Cristo; è noto anche come Vera Ikon – vera icona – da cui prese il nome S. Veronica che in realtà si chiamava Berenike, ed è testimoniato dall'VIII sec.
Il Legno della Croce e i Chiodi della Crocifissione furono portati a Roma da S. Elena. Dopo la donazione di vari frammenti a varie chiese, la reliquia fu ricostituita da Urbano VIII con altri frammenti da S. Anastasia e da S. Croce in Gerusalemme
BALDACCHINO 1624/33 prima grande impresa di Bernini appena ventiseienne con la collaborazione di: François Duquesnoy, Stefano Maderno (1560/1636), Giacomo Antonio Fancelli, Giuliano Finelli (1602/53), Francesco Borromini (1599/1667) che forse progettò le volute a dorso di delfino
"Resto convinto che Borromini ebbe un importante ruolo creativo nella configurazione delle volute: quelle membrature a dorso di delfino di indubbia derivazione lombarda, che l'architetto ripetè poi in molte delle sue opere mentre non riappaiono mai nel repertorio berniniano. (...) Anche per quanto riguarda il coronamento quadriconcavo che sostiene la croce, prima apparizione a Roma del motivo che ritroveremo poi nelle lanterne di S. Carlino e S. Ivo (Paolo Portoghesi)"
Inoltre Andrea Bolgi che fece 4 angeli sul tetto, Pietro Bernini (il padre) e Luigi Bernini (il fratello) con bronzo preso dai costoloni della cupola, da Venezia, da Livorno e dal pronao del Pantheon. Alto 29 m (95 feet). Gli stemmi Barberini nei plinti delle 4 colonne celano la rappresentazione di un parto con il volto di una giovane donna prima rilassato, poi contratto e infine sostituito dal volto di un bimbo: sembra che ciò sia dovuto al voto fatto da Urbano VIII di far costruire il baldacchino se una sua cara nipote, che rischiava di morire durante il parto, avesse partorito felicemente
"Fu un'idea brillante quella di ripetere nelle colonne giganti del Baldacchino, la forma delle colonne a spirale tardo–antiche ora nelle edicole sopra le balconate dei pilastri. Così le colonne a spirale bronzee trovano una quadruplice eco e non solo danno prova della continuità della tradizione, ma con le loro dimensioni gigantesche esprimono anche simbolicamente il cambiamento dalla semplicità dei primi cristiani allo splendore della chiesa della controriforma, con la sottintesa vittoria del cristianesimo sul mondo pagano. Le loro misure sono accuratamente rapportate all'architettura della chiesa, ma invece di creare una rivalità pericolosa, stabiliscono un contrasto drammatico con i pilastri diritti scanalati degli stipiti come pure con gli altri elementi strutturali in marmo bianco della costruzione (Rudolf Wittkower)"
ALTARE PAPALE 1594 per Clemente VIII Aldobrandini (1592/1605) con marmo preso dal Tempio di Minerva nel Foro di Nerva. Solo il papa può celebrare messa su questo altare
CONFESSIONE 1615/18 Carlo Maderno, 89 fiammelle in cornucopie bronzee dorate Mattia De Rossi (1637/95), nella Nicchia dei Pallii (fasce di lana bianca larghe 4/6cm – 1,5/2 inches – con sei croci di seta nera, insegna liturgica d'onore) mosaico "Cristo benedicente" del tempo di Leone IV (847/855), nel sottarco 3 affreschi con "Storie della tomba e della Basilica" 1615 G.B. Ricci
Navata destra
Nel 1727 molte pale d'altare vennero sostituite con mosaici. Sopra la Porta Santa, mosaico "S. Pietro" 1675 forse di Ciro Ferri (1634/89)
PRIMA CAPPELLA (della Pietà) Celeberrima "Pietà" agosto 1498/agosto 1499 di Michelangelo Buonarroti ventitreenne per il Card. Jean de Bilhères de Lagraulas ambasciatore di Carlo VIII re di Francia, piedistallo della statua di Francesco Borromini (1599/1667). Fu oggetto di un attentato nel 1972 da parte dello squilibrato austro–ungherese Laszlo Toth. Durante il restauro si scoprì una M disegnata dalle linee della mano d. della Vergine. Michelangelo aveva ascoltato non riconosciuto alcuni ammiratori della Pietà dubitare che fosse di sua mano attribuendola più plausibilmente a qualche scultore milanese; egli allora entrò nottetempo nella Basilica e incise sulla fascia del vestito della Madonna Michael Angelus Bonarotus Florent Faciebat: è l'unica opera che egli firmò in tutta la sua vita. Viene considerata universalmente come la statua più significativa e più bella al mondo
"La Madonna tiene in grembo Cristo morto, come se fosse un bambino dormiente; ed è giovane come quando Cristo era bambino. Forse la statua vuole essere proprio questo: una visione o, piuttosto, la previsione o prefigurazione che la Vergine ha della Passione del Figlio. Alla previsione si lega subito il rimpianto: il gesto dimostrativo della mano della Madonna dice che la previsione si è purtroppo avverata. È un arco di tempo dal passato al futuro che esclude il momento del presente, della realtà del fatto. La composizione è chiusa in una piramide, quasi a indicare che tutto ciò rientra in un concetto divino, che trascende il dolore, la pietà umana (Giulio Carlo Argan)"
"Si riallaccia a una tipologia di raffigurazione derivata dalla religiosità popolare e dalla mistica tardomedievale, e diffusa fin dal XIV sec. soprattutto nell'Europa settentrionale con il nome di Vesperbild. La raffigurazione della Pietà era particolarmente idonea a richiamare visivamente il nesso tra l'incarnazione di Cristo, il suo farsi uomo, e il sacrificio eucaristico, la sua immolazione. Infatti la teologia medievale associava la Madonna sia alla nascita del Salvatore, sia all'altare sul quale veniva ripetuto il sacrificio di Cristo durante la messa. Il corpo di Cristo raffigurato disteso in grembo alla madre equivaleva dunque all'ostia che il prete sollevava durante l'eucarestia (Frank Zöllner)"
"È la sua opera più accuratamente rifinita. Deve aver speso un tempo sterminato a passarvi sopra abrasivi, finchè la figura del Cristo non assunse un aspetto di politura quasi lucente, smaltato. Non si troveranno fori di trapano, ma studiando la testa di Cristo non potrà sfuggire che i capelli sono stati lavorati ampiamente a trapano (Rudolf Wittkower)"
Nella volta al centro "Trionfo della Croce", ai lati "Episodi della Passione" Giovanni Lanfranco (1582/1647). La cupola di questa e delle altre due cappelle di questa navata hanno mosaici disegnati da Pietro Berrettini detto Pietro da Cortona (1597/1669) e Ciro Ferri
PRIMO PASSAGGIO A d. "Statua di Leone XII Sermattei (1823/29)" 1836 Giuseppe De Fabris; sotto c'è l'entrata per la Cappella delle reliquie di Bernini con "Crocifisso ligneo" forse Pietro de' Cerroni detto Pietro Cavallini (c.1240/c.1325); a s. "Monumento a Cristina di Svezia" 1691/1702 Carlo Fontana (1634/1714) eseguito da Jean Baptiste Théodon
SECONDA CAPPELLA (di S. Sebastiano) – Mosaico "Morte di S. Sebastiano" dall'originale del 1614 di Domenico Zampieri detto Domenichino (1581/1641) nella Pinacoteca Vaticana
"Il contrasto tra Vita e Morte gioca un ruolo formidabile nell'iconografia barocca, e una delle più caratteristiche innovazioni del periodo è quella che possiamo definirela "morte felicissima" – vale a dire, una scena nella quale l'agonia dell'essere umano morente e il lutto dei sopravvissuti si mescolano con un sentimento di suprema liberazione (Erwin Panofsky)"
Sotto l'altare corpo di Innocenzo XI Odescalchi (1676/89); a d. "Monumento di Pio XI Ratti (1922/39)" Francesco Nagni; a s. "Monumento di Pio XII Pacelli (1939/58)" Francesco Messina
SECONDO PASSAGGIO A d. "Sepolcro di Innocenzo XII" Pignatelli (1691/1700) Ferdinando Fuga (1699/1782), sculture "Papa" tra "Carità" e "Giustizia" 1746 di Filippo Della Valle (1698/1768)
"Nel corso del 1600 l'influenza politica del pontefice era andata gradualmente sfumando e ciò si riflette nei monumenti papali del periodo. Già il Clemente IX del Guidi in S. Maria Maggiore – 1675 – e il Clemente X del Ferrata in S. Pietro – c.1685 – avevano dimostrato un notevolmente indebolito gesto benedicente e una diminuzione di volume; questo processo proseguì finchè Filippo Della Valle fece del suo Innocenzo XII un fragile vecchio piuttosto che il capo simbolico della cristianità (Rudolf Wittkower)"
A s. "Monumento della Contessa Matilde di Canossa" 1634/37 Bernini, putti reggicartiglio sul sarcofago: a d. Luigi Bernini, a s. Andrea Bolgi autore anche del cartiglio. Matilde nacque nel 1046 e si trovò a possedere a 30 anni un territorio che andava dal Lazio al Lago di Garda. Sostenne Gregorio VII nella lotta per le investiture contro l'imperatore tedesco Enrico IV
CAPPELLA DEL SS. SACRAMENTO Cancello 1629/30 Francesco Borromini; 14 bassorilievi in stucco sulla volta e 7 sulle pareti con "Storie del Vecchio e Nuovo Testamento" 1623/27 G.B. Ricci; altare e"Ciborio" di bronzo dorato e lapislazzuli 1674 Bernini commissionato 50 anni prima da Urbano VIII
"Marmi colorati, bronzo dorato e lapislazzuli si combinano in un quadro di sublime bellezza che esprime simbolicamente la perfezione immateriale del mondo angelico e lo splendore di Dio. Con il suo modo rivoluzionario di trattare colore e luce, il Bernini diede l'avvio a uno sviluppo di immense conseguenze (Rudolf Wittkower)"
"Versione barocca di un tema familiare; sembra probabile che la sua fonte di ispirazione sia stato un rilievo forse di Andrea Sansovino in S. Croce in Gerusalemme, che lui sicuramente conosceva (...). La piangente e umana adorazione degli angeli in contrasto con l'architettura senza tempo dell'edificio è tipica del tardo stile di Bernini. Nei suoi ultimi anni sembra che abbia trovato nelle inesorabili leggi dell'architettura una commovente antitesi al nostro transitorio stato umano (Howard Hibbard)"
Dietro olio su lavagna "Trinità" 1632 Pietro Berrettini detto Pietro da Cortona unica pala d'altare non in mosaico; ai muri tele "Angeli" 1742 Giacomo Zoboli; a d. "2 colonne tortili della vecchia Basilica" con al centro copia in mosaico di "S. Francesco stigmatizzato" di Domenichino in S. Maria della Concezione; a s. organo del 1582. Cupola del vestibolo della cappella mosaici disegnati da Pietro Berrettini detto Pietro da Cortona
TERZO PASSAGGIO A d. "Monumento di Gregorio XIII" Boncompagni (1572/85) 1720/23 Camillo Rusconi (1658/1728) per Giacomo Boncompagni, rilievo con riforma Gregoriana del calendario del 1582
"Pur essendo profondamente legato alla concezione scultorea del Bernini, il Rusconi mescolò elementi dal Leone XI dell'Algardi (allegorie) e dall'Innocenzo XI del Monnot (bianchezza del monumento, sarcofago trapezoidale con rilievo e idea di collocare il papa seduto sul sarcofago) ma non fu una semplice ripetizione. Il suo monumento è sistemato asimmetricamente: il papa non è seduto sull'asse centrale, nè le allegorie seguono la consueta disposizione araldica. La tomba fu composta per essere vista da una sola parte e anche il drappeggio del Coraggio, visto da sinistra, crea una diagonale predominante che lega l'allegoria alla figura del papa. La tomba è una rara sintesi delle tendenze classicheggianti e barocche dell'Algardi e del Bernini, compiuta con successo nell'eroico tardo barocco del Rusconi (Rudolf Wittkower)"
A s. "Tomba di Gregorio XIV" Sfondrati (1590/91) con statue a s. "Religione" e a d. "Giustizia" di Prospero Antichi detto Bresciano: sono i modelli in stucco, appartenevano alla tomba provvisoria di Gregorio XIII e avrebbero dovuto essere realizzati in marmo o bronzo, ma il monumento non fu mai completato ed è l'unico nella Basilica senza la statua del papa. Anche l'urna era in stucco e quella attuale in marmo fu fatta nel 1842
Cappella Gregoriana
1583 Giacomo Della Porta per Gregorio XIII Boncompagni (1572/85). Sull'altare "Madonna del Soccorso" XI sec. già nella vecchia Basilica, sotto sepolcro di S. Gregorio Nazianzeno che dà il nome alla cappella, a d. "Tomba di Gregorio XVI" Cappellari (1831/46) 1854 Luigi Amici, a s. mosaico "Comunione di S. Girolamo" da originale di Domenico Zampieri detto Domenichino (1581/1641), sotto corpo di Giovanni XXIII Roncalli (1958/63). Nella cupola della cappella mosaici disegnati 1772/75 da Salvatore Monosilio
PASSAGGIO AL TRANSETTO A d. "Tomba di Benedetto XIV" Lambertini (1740/58) 1769 Pietro Bracci (1700/73) con a s. "Sapienza sacra" e a d. "Disinteresse"
"Il Bracci fece un gran numero di tombe fra le quali quelle di Benedetto XIII in S. Maria sopra Minerva e questa di Benedetto XIV, oltre a molti ritratti a mezzo busto con fine penetrazione psicologica e un vibrante e magistrale modo di trattare la superficie. Ancora dipendente dall'idioma del Bernini, egli lo trasformò in uno stile settecentesco tenero e lirico, perfino qualche volta sentimentaleggiante (Rudolf Wittkower)"
"L'idea di rappresentare il papa in piedi, rompendo con la tradizione precedente, compare in un disegno di Paolo Posi al quale Bracci potrebbe aver collaborato e che risale probabilmente al 1760 (Jennifer Montagu)"
A s. mosaico "L'ultima messa di S. Basilio" 1748/51 di 4 mosaicisti diretti da Luigi Vanvitelli da originale ora nella Basilica S. Maria degli Angeli e dei Martiri 1743/47 di Pierre Subleyras (1699/1749). Sottocorpo di S. Giosafat qui traslato nel 1963, fondatore nel 1617 dell'Ordine Basiliano
Transetto destro
ALTARE CENTRALE Mosaico 1737 "Martirio dei Ss. Processo e Martiniano" da originale di Jean Valentin (detto anche Valentin de Boulogne) nella Pinacoteca Vaticana; reliquie dei Ss. Processo e Martinianodalla vecchia Basilica nella quale erano state portate da Pasquale I (817/824); secondo la tradizione erano i carcerieri di S. Pietro nel carcere mamertino; ai lati dell'altare centrale "2 colonne monolitiche di giallo antico" che con le altre 2 nel transetto opposto sono considerate uniche al mondo per grandezza ed esecuzione
A d. ALTARE DI S. VENCESLAO DI BOEMIA: Mosaico 1740 "S. Venceslao di Boemia" da originale 1632 di Angelo Caroselli al Kunsthistorisches Museum di Vienna – A s. ALTARE DI S. ERASMO: mosaico 1739 "Martirio di S. Erasmo" da originale 1628/29 di Nicolas Poussin (1594/1665) nella Pinacoteca Vaticana – Catino absidale: stucchi 1749 Luigi Vanvitelli (1700/73), 3 medaglioni "Storie di Ss. Pietro e Paolo" G.B. Maini
Statue nelle nicchie A d. "S. Gaetano da Thiene" 1738 Carlo Monaldi, "S. Girolamo Emiliani" 1757 Pietro Bracci. A s. "S. Brunone" 1744 del francese Michelangelo Slodtz che visse a Roma per 17 anni
"Un avvenimento drammatico sostituì, dovunque era possibile, la semplice interpretazione della devozione e della visione. Slodtz scelse di rappresentare il drammatico rifiuto del santo della mitra e del pastorale. L'interesse per l'episodio sembra indebolire il contenuto superpersonale. Una simile figura illustra estremamente bene l'elegante tendenza del rococò francese nella scultura romana verso la metà del Settecento (Rudolf Wittkower)"
"S. Giuseppe Calasanzio" 1755 Innocenzo Spinazzi
STATUE NELL'ORDINE SUPERIORE A d. "Francesca Saverio Cabrini" (1850/1917 andò in America a 40 anni, prese la cittadinanza americana nel 1909, fu la prima a essere canonizzata – 1946 – dei 7 santi americani, la prima missionaria donna ed è la patrona degli emigranti) 1947 Enrico Tadolini, "Giovanna Antida Thouret" 1949 Carlo Quattrini ed Enrico Quattrini. A s. "Paolo della Croce" 1876 Ignazio Jacometti, "Bonfiglio Monaldi" 1906 Cesare Aureli
PASSAGGIO ALLA CAPPELLA SS. MICHELE E PETRONILLA A d. "Monumento di Clemente XIII" Rezzonico (1758/69) 1784/92 Antonio Canova (1757/1822) che sembra sia andato a Napoli per disegnare dal vero i leoni nel Giardino Reale
"Il solenne e impegnativo monumento è impostato su una composizione regolare ed equilibrata e il tema della morte vi è affrontato con serena meditazione. Le cupe allegorie barocche sulla morte si trasformano qui nell'immagine simbolica della religione cristiana e del genio funebre, con la fiaccola rovesciata, tenera allusione alla fugacità della vita terrena (BBG)"
A s. mosaico "Navicella degli apostoli" copia in mosaico di Pietro Paolo Cristofari del 1721 da originale 1627/28 di Giovanni Lanfranco (1582/1647) ora nella loggia delle benedizioni; aveva a sua volta rimpiazzato un affresco del 1605 del povero Bernardo Castello
Cappella Ss. Michele e Petronilla
Sull'altare mosaico con "S. Michele Arcangelo" da originale di Guido Reni (1575/1642), a s. mosaico "Seppellimento e gloria di S. Petronilla" da originale 1623 di Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino (1591/1666), sotto reliquie di S. Petronilla, sul pavimento lastra marmorea con tomba dei due papi Della Rovere: Sisto IV (1471/84) e suo nipote Giulio II (1503/13) qui traslati nel 1926 dalla Cappella del Coro assieme ai due parenti cardinali Galeotto Della Rovere e Fazio Santoro. Giulio II non è quindi sepolto nella sua tomba di S. Pietro in Vincoli che è vuota
PASSAGGIO ALL'ABSIDE A d. "Tomba di Clemente X" Altieri (1670/76) 1684 Mattia De Rossi (1637/95) per il Card. Paluzzo Paluzzi degli Albertoni nipote di Clemente X, eseguito da ex collaboratori di Bernini: "Statua del papa" di Ercole Ferrata (1610/86), a s. "Clemenza" Giuseppe Mazzuoli, a d. "Benignità" Lazzaro Morelli, bassorilievo "Apertura della Porta santa nel 1675" Leonardo Reti, "Putti" Filippo Carcani e agli angoli del sarcofago "Teschi con parrucche" Francesco Aprile. Nel 1962 fu oggetto di un attentato con una bomba a orologeria che esplose dopo la chiusura e che fortunatamente provocò pochi danni. A s. mosaico 1758/60 "S. Pietro risuscita la fanciulla Tabita" da originale 1736/40 in S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Placido Costanzi che coprì un affresco rovinato del 1606 di Giovanni Baglione
Abside
Catino absidale Stucchi 1749 Luigi Vanvitelli, 3 medaglioni "Storie di Ss. Pietro e Paolo" G.B. Maini. "Cattedra di S. Pietro" 1656/65 per Alessandro VII Chigi (1655/67) Bernini con 35 collaboratori tra cui Ercole Ferrata (1610/86), Ercole Antonio Raggi e Lazzaro Morelli (la sedia lignea è in realtà un trono del 875 regalata da Carlo il Calvo a Giovanni VIII – 872/882 – in occasione della sua incoronazione qui),dottori della Chiesa: davanti a d. S. Agostino, a s. S. Ambrogio (chiesa latina), dietro a s. S. Atanasio, a d. S. Giovanni Crisostomo (chiesa greca), 74 tonnellate (81,5 tons) di bronzo. Finestra con "Colomba dello Spirito Santo" 1911 vetraio tedesco Hagle dal disegno originale di Giovanni Paolo Schor dipinto su vetro
"La Cattedra come altri suoi lavori è stata progettata per una veduta principale inquadrata; fu concepita come quadro scolpito, pieno di colore di dimensioni enormi. Il principio compositivo che si cela qui dietro l'uso del colore è ovvio: il colore illumina, e diventa tanto più visionario, quanto più i personaggi e gli oggetti sono vicini alla regione celeste. La policromia ha quindi un significato soprannaturale (Rudolf Wittkower)"
"I 4 Dottori della Chiesa in bronzo, con le espressioni cariche di pathos, con i gesti impetuosi, rivelano ancora un lontano richiamo alla grande pittura di Rubens, mentre la Gloria del Paradiso in stucco dorato, bronzo e vetro si pone a coronamento di ricerche figurative, sul tema dell'apparizione celeste e dello spazio incommensurabile, che avevano interessato, da Correggio in poi, gli artisti italiani da più di un secolo (Alessandro Angelini)"
A d. "Monumento di Urbano VIII" Barberini (1623/44) con statue di "Carità" (con le sembianze di Costanza Bonarelli moglie di un collaboratore di Bernini e sua amante, fatta da lui sfregiare dopo aver saputo che era anche l'amante di suo fratello a sua volta punito con una bastonatura. La statua aveva originariamente il seno nudo che fu coperto a fine 1800) e "Giustizia" 1627/47 Bernini prima affermazione della tipologia di tomba barocca con raffigurazione dello scheletro che scrive l'epitaffio come memento mori
"La morte che scrive è un modo vivo e pulsante di sostituire il banale cartiglio epigrafico (Maurizio Fagiolo Dell'Arco)"
"Il contrasto di materiali è significativo: tutto ciò che è in diretto contatto con il defunto, il sarcofago, la Morte, la statua papale stessa è realizzato in bronzo scuro, le allegorie delle Virtù invece sono in splendente marmo bianco: esse con le loro qualità umane, particolarmente la Carità, si pongono come mediatrici fra l'osservatore e il papa. Bernini, superando il compassato classicismo dei monumenti sepolcrali cinquecenteschi, infonde al tema funebre vitalità e nuova dinamicità spettacolare: crea l'archetipo della tomba barocca (BBG)"
A s. "Monumento di Paolo III" Farnese (1534/49) con statue di "Giustizia" (Giulia Farnese, sorella di Paolo III, coperta nel 1595 con veste di metallo dipinta di bianco da Teodoro Della Porta figlio di Guglielmo) e "Prudenza" (Giovannella Caetani, madre di Paolo III) 1551/75 Guglielmo Della Porta, per il Card. Alessandro Farnese. Giulia Farnese era nota come Giulia Bella dagli occhi corvini, i capelli lunghissimi tinti di biondo e la carnagione candida che sembra lei amasse far risaltare dormendo solo su lenzuola di seta nera. Dall'età di 15 anni fu per 5 anni amante dell'allora cinquattottenne Card. Rodrigo Borgia poi divenuto papa Alessandro VI 1492/1503, nonostante si fosse appena sposata con Orso Orsini che era affetto da foruncolosi e orbo a un occhio. Divenne la concubina ufficiale del papa e fece diventare cardinale il fratellino Alessandro soprannominato cardinale della gonnella. Poi diventerà a sua volta papa con il nome di Paolo III. Tra le due statue preziosa "Maschera" in raro marmo nero portoro dagli Orti Farnesiani sul Palatino. Prima tomba papale a essere eretta nella Basilica. Fu spostata dal pilone di S. Andrea a questa posizione nel 1628 da Bernini. Gioacchino Belli in un sonetto descrive il motivo per la censura della statua della Giustizia: un signore ingrese (o forse un seminarista spagnolo) era stato sorpreso a masturbarsi di fronte al seducente nudo
"Si vuole che Guglielmo abbia eseguito l'opera sotto la direzione di Michelangelo. Al di là della conferma storica, michelangiolesca è la concezione della statua seduta del defunto e ancor più quella delle due allegorie distese sulle volute sottostanti, nitido richiamo alle Tombe Medicee nella Sagrestia Nuova di S. Lorenzo a Firenze (Alfredo Maria Pergolizzi)"
"Era inevitabile che la Cattedra venisse posta nell'abside centrale tra le tombe dei due papi i cui pontificati incorniciano il periodo attivo della Controriforma. Niente simboleggia la nuova Ecclesia Triumphans più chiaramente (Howard Hibbard)"
STATUE NELLE NICCHIE A d. "Profeta Elia" 1727 Agostino Cornacchini, "S. Domenico" 1706 Pierre Legros. A s. "S. Benedetto" 1735 Antonio Montauti, "S. Francesco" 1727 Carlo Monaldi
STATUE NELL'ORDINE SUPERIORE A d. "Francesco di Sales" 1845 Adamo Tadolini, "Francesco Caracciolo" 1834 Francesco Massimiliano Laboureur e Innocenzo Fraccaroli. A s. "Francesca Romana" 1850 Pietro Galli allievo di Bertel Thorvaldsen, "Alfonso Maria de' Liguori" 1839 Pietro Tenerani (1789/1869)
PASSAGGIO ALL'ABSIDE A d. "Tomba di Alessandro VIII" Ottoboni (1689/91) 1725 Carlo Arrigo di San Martino per il pronipote del papa il Card. Pietro Ottoboni, bassorilievo "Consegna dei doni durante la canonizzazione del 1690 di vari santi tra cui S. Giovanni da Dio, Pasquale Baylon, Giovanni da S. Facondo e Lorenzo Giustiniani" Angelo De Rossi che aveva disegnato e modellato in stucco anche le statue del papa e le allegorie eseguite dopo la sua morte da Giuseppe Bertosi (papa) e Giuseppe Raffaelli (a s. "Religione" e a d. "Prudenza"). A s. mosaico "Ss. Pietro e Giovanni risanano un paralitico" da originale di Francesco Mancini ora nella Sala delle Benedizioni
Cappella della Madonna della Colonna
Giacomo Della Porta, altare con reliquie di S. Leone Magno (440/461) con decorazioni di Francesco Borromini e pala marmorea (unica nella Basilica) "Leone Magno che incontra Attila" 1646/50 capolavoro di Alessandro Algardi (1598/1654) eseguito assieme all'allievo Domenico Guidi (1625/1701)
"L'interpretazione dell'avvenimento è semplice e convincente: come nell'esempio di Raffaello, solo il papa e il re scorgono la miracolosa apparizione degli apostoli e la divisione in tre parti (s., d. e zona superiore) è mantenuta rigorosamente. Non si può non ammirare la logica compositiva e la chiarezza psicologica. La dimensione insolita (oltre 7 m di altezza) ha spesso indotto a credere erroneamente che il suo stile non abbia precedenti; ma in effetti la storia del rilievo illusionista risale ai primi giorni del rinascimento, a Donatello e a Ghiberti. In contrasto, però, con il rilievo stacciato del rinascimento Algardi rinunciò a creare un coerente spazio ottico e usò soprattutto gradazioni nella proiezione delle figure per produrre l'illusione di profondità. In modo più effettivo che la pittura illusionista il rilievo pittorico soddisfaceva il desiderio barocco di cancellare la linea di confine fra vita e arte, spettatore e figura (Rudolf Wittkower)"
Nel pavimento cerchio di marmo con tomba di Leone XII Sermattei (1823/29). Nella cupola della cappella "Allegorie e simboli della Vergine" 1742 Giacomo Zoboli, lunette 1643/44 Giovanni Francesco Romanelli, pennacchi Andrea Sacchi (1599/1661) e Giovanni Lanfranco (1582/1647) – Sull'altare di fronte venerata "Madonna" XV sec. su un tronco di colonna di marmo di portasanta già nella vecchia Basilica. Sotto l'altare in un "Sarcofago cristiano" del IV sec. spoglie dei papi Leone II (682/683), Leone III (795/816) e Leone IV (847/855) raccolte da Pasquale II (1099/1118)
PASSAGGIO ALLA CAPPELLA DELLA COLONNA A s. "Apparizione del Sacro Cuore di Gesù a S. Margherita Maria Alacoque" 1921/24 Carlo Muccioli ultima grande impresa musiva del 1900 che sostituì il dipinto su lavagna "Caduta di Simon Mago" di Francesco Vanni; avrebbe dovuto essere sostituita da quella di uguale soggetto di Pompeo Batoni, che però non fu mai qui messa in opera e che ora è Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri; fu temporaneamente sostituita da una copia del dipinto del Vanni eseguita da Pierre Charles Tremollière che ora si trova pure nella Basilica degli Angeli e dei Martiri.
A d. spettacolare "Tomba di Alessandro VII" Chigi (1655/67) 1672/78 Bernini con collaboratori: a s. "Carità" 1673/75 Giuseppe Mazzuoli, dietro la Carità "Busto della Prudenza" 1675/77 iniziata da Giuseppe Baratta e finita da Giulio Cartari, a d. "Verità" 1673/77 iniziata da Lazzaro Morelli e finita da Giulio Cartari, dietro la Verità "Busto di Giustizia" 1676 Giulio Cartari, "Papa" 1675/76 Michel Maille rifinito 1677 Giulio Cartari e Domenico Basadonna, parti in bronzo Girolamo Lucenti che fece assieme a Filippo Carcani anche la veste bronzea della "Verità" nel 1678 dopo che Innocenzo XI Odescalchi (1676/89) aveva protestato per la nudità; il basamento in marmo di Portovenere ha venature naturali che vengono assecondate e integrate a mosaico dall'artista per ottenere un materiale che, pure se tratto dalla natura, mostra connotazioni creativamente artificiali. Alessandro VII teneva a tal punto presente la morte incombente da dormire con la sua futura cassa da morto di piombo sotto al letto
"Nella tarda tomba di Alessandro VII il Bernini mise in risalto il contrasto fra la precarietà della vita (Morte con clessidra) e l'imperturbabile fede del papa che prega. Ma quest'idea, che corrispondeva così bene alle convinzioni del Bernini stesso sulla soglia della morte, era troppo personale per trovare molto seguito. Quando fu ripresa durante il 1700, il concetto era cambiato: la Morte non era più controbilanciata dalla certezza di salvarsi mediante la fede e non riservava altro che terrore a coloro che minacciava di eterna distruzione (Rudolf Wittkower)"
Transetto sinistro
ALTARE CENTRALE Mosaico 1963 "S. Giuseppe con Gesù Bambino" da originale a tempera 1962 Achille Funi; reliquie dei Ss. Simone e Giuda in un "Sarcofago" del IV sec. dal Mausoleo di S. Costanza; ai lati dell'altare centrale "2 colonne monolitiche di giallo antico" che con le altre 2 nel transetto opposto sono considerate uniche al mondo per grandezza ed esecuzione
A d. ALTARE DI S. TOMMASO: mosaico 1806/22 "Incredulità di S. Tommaso" da originale di Vincenzo Camuccini; sotto l'altare reliquie di S. Bonifacio IV (608/615), il papa che consacrò il Pantheon al culto cristiano – A s. ALTARE DI S. PIETRO: mosaico "Crocifissione di S. Pietro" da originale 1604/05 di Guido Reni (1575/1642) nella Pinacoteca Vaticana, originariamente dipinta per S. Paolo alle Tre Fontane; sotto l'altare corpo di S. Leone IX (1049/54) in un sarcofago strigilato in marmo bianco – Catino absidale: stucchi 1749 Luigi Vanvitelli, 3 medaglioni "Storie di Ss. Pietro e Paolo" G.B. Maini
Statue nelle nicchie a d. "S. Giuliana Falconieri" 1740 Pietro Paolo Campi, "S. Norberto" 1767 Pietro Bracci (1700/73), a s. "S. Giovanni di Dio" 1745 Filippo Della Valle (1698/1768), "S. Pietro Nolasco" 1742 Pietro Paolo Campi
STATUE NELL'ORDINE SUPERIORE a d. "Angela Merici" 1866 Pietro Galli, "Guglielmo di Vercelli" 1878 Giuseppe Prinzi. A s. "Maria di S. Eufrasia Pellettier" 1942 Giovanni Nicolini, "Luisa de Marillac" 1954 Antonio Berti
PASSAGGIO PER LA CAPPELLA CLEMENTINA a d. "Monumento di Pio VIII" Castiglioni (1829/30) 1853/66 Pietro Tenerani (1789/1869) per il Card. Giuseppe Albani, con sotto entrata alla sagrestia affiancata da rilievi sempre del Tenerani: a d. "Prudenza" e a s. "Giustizia". A s. mosaico "Castigo dei coniugi Ananìa e Saffìra" da originale del 1606 di Cristoforo Roncalli detto Pomarancio (1552/1626) ora in S. Maria degli Angeli e dei Martiri. L'altare è chiamato altare della bugia per la storia di Ananìa e Saffìra che dopo aver venduto un podere avevano consegnato agli apostoli solo una parte del ricavato, affermando mendacemente di aver consegnato l'intera somma: per questa bugia furono uccisi da Dio
Cappella Clementina
1592/1605 Giacomo Della Porta per Clemente VIII Aldobrandini (1592/1605). Sopra l'altare mosaico "Miracolo di S. Gregorio Magno" da originale di Andrea Sacchi (1599/1661), sotto l'altare tomba di S. Gregorio Magno, di fronte "Tomba di Pio VII" Chiaramonti (1800/23) con a d. "Sapienza Celeste" e a s. "Forza Divina" 1823/31 Bertel Thorvaldsen unico artista protestante in S. Pietro per il Card. Ercole Consalvi; il progetto architettonico fu di Giuseppe Valadier
"Lo spiritualismo esangue del danese, il suo sottile arcaismo, che più tardi avrà dei punti in comune con le tendenze puristiche introdotte a Roma dai Nazareni, sembravano corrispondere alle esigenze poste dai più rigorosi teorici del bello ideale, a quella aspirazione verso una bellezza della quale (come scrisse Winckelmann) si potesse dire come dell'acqua presa da una sorgente che, quanto meno è saporosa, vale a dire priva d'ogni particella straniera, tanto più si stima salubre (BBG)"
A s. mosaico "Trasfigurazione" da originale di Raffaello Sanzio (1483/1520)
Navata sinistra
TERZO PASSAGGIO A d. "Monumento di Leone XI" Medici (aprile 1605) 1634/52 Alessandro Algardi (1598/1654); nel bassorilievo del sarcofago a d. "Re Enrico IV abbraccia la fede cattolica" e a s. "Ratifica della pace di Vervins del 1598" episodi nei quali il futuro papa, all'epoca ancora Card. Alessandro d'Ottaviano de' Medici nunzio apostolico in Francia, ebbe un ruolo rilevante; a s. "Magnanimità" Ercole Ferrata (1610/86) e a d. "Liberalità" Giuseppe Peroni per il Card. Roberto Ubaldini nipote di Leone XI
"Di indubbia derivazione compositiva dalla tomba di Urbano VIII, concepita da Bernini sei anni prima, il monumento funebre di Algardi esprime però in modo autonomo le sue convinzioni estetico–formali. Algardi evitò l'uso di marmi policromi e adottò interamente il marmo bianco di carrara levigatissimo nelle superfici e uniforme e freddo negli incarnati; inoltre, invece di soffermarsi sul concetto della transitorietà della vita, rilevabile nella interpretazione berniniana, preferì conferire alle figure allegoriche e al papa stesso una condizione morale ideale permanente, espressa mediante la compostezza dei gesti e delle espressioni. Le dimensioni preponderanti delle figure rispetto alla struttura indicano la preferenza stilistica classica nei confronti della statuaria (BBG)"
A s. "Monumento a Innocenzo XI" Odescalchi (1676/89) con a d. "Fortezza" e a s. "Religione", bassorilievo "Liberazione di Vienna dai Turchi nel 1683 da parte del re polacco Giovanni Sobiesky" (voluta e sostenuta da Innocenzo XI) 1697/1701 disegnato da Carlo Maratta (1625/1713) ed eseguito, forse reinterpretando idee del Maratta, da Pierre Etienne Monnot per il nipote del papa Livio Odescalchi. Il corpo del papa è visibile nella 2° cappella a d. della Basilica
"Elementi che derivano sia dal Bernini che dall'Algardi sono qui riuniti: la tomba di Urbano VIII servì da modello per il trattamento policromo, ma per i tipi delle allegorie e il rilievo narrativo Monnot seguì la tomba di Leone XI. Egli però mise il rilievo non sul sarcofago vero e proprio, ma sul piedistallo della statua del papa. L'inserimento di questo piedistallo rese necessario ridurre considerevolmente le dimensioni della figura del papa in confronto a quella dell'Algardi. L'aumentata importanza degli elementi decorativi a spese delle figure fa luce sul cambiamento stilistico dal barocco al tardo barocco (Rudolf Wittkower)"
CAPPELLA DEL CORO progettata da Carlo Maderno; "Urna in granito" antica con reliquie di S. Giovanni Crisostomo (m.407), nel 2004 Giovanni Paolo II donò parte delle reliquie al patriarca di Costantinopoli; stucchi 1626 G.B. Ricci e forse Carlo Maratta; mosaico "Immacolata Concezione assieme ai Ss. Francesco d'Assisi, Antonio da Padova e Giovanni Crisostomo" 1740 (originale in S. Maria degli Angeli e dei Martiri) Pietro Bianchi detto il Creatura (1694/1740) allievo romano di Benedetto Luti e del Baciccio. Sotto il pavimento tomba di Clemente XI Albani (1700/21). Splendido coro ligneo intarsiato di G.B. Soria e Bartolomeo De Rossi. Nella cupola del vestibolo della cappella mosaici disegnati da Marcantonio Franceschini, Niccolò Ricciolini, Carlo Maratta e Ciro Ferri (1634/89)
SECONDO PASSAGGIO a d. "Monumento di S. Pio X Sarto (1903/14)" (ultimo papa santo, canonizzato nel 1954) 1923 Florestano Di Fausto, statua di Pier Enrico Astorri, sulla porta sottostante bassorilievi con "Storie di S. Pio X", a s. "Tomba di Innocenzo VIII" Cybo (1484/92) 1498 Antonio Benci detto Antonio del Pollaiolo (c.1432/98)
"Nella destra tiene la sacra lancia, importante reliquia recuperata ai turchi. Questo modello tombale, per il suo potente impatto visivo, ebbe un grandissimo successo in ambito papale sino all'inizio del 1800 (BBG)"
"Considera la figura come un nucleo di massima intensità entro un alone luminoso. Il movimento ha la funzione di disarticolare la figura, di organizzare la luce secondo ritmi rapidi e discontinui. Proprio perchè la linea non può più avere una continuità di segno agisce liberamente a tutti i livelli, facendo levitare e ribollire la materia nella luce (Giulio Carlo Argan)"
SECONDA CAPPELLA (della Presentazione della Vergine) sopra l'altare mosaico "Presentazione di Maria al Tempio" da originale 1642 di Giovanni Francesco Romanelli ora nella chiesa di S. Marco a Milano, eseguito 1726 da Pietro Paolo Cristofari da cartone di Luigi Vanvitelli (1700/73); sotto l'altare corpo di S. Pio X Sarto (1903/14) in un'urna di bronzo dorato del 1952 di Francesco Nagni; a d. "Monumento di Giovanni XXIII (1958/63)" 1967 Emilio Greco; a s. "Monumento di Benedetto XV Della Chiesa (1914/22)" 1928 Luca Beltrami (architetto della Pinacoteca Vaticana) statua di Pietro Canonica. Nella cupola del vestibolo della cappella mosaici "Incoronazione della Vergine e caduta di Lucifero" disegnati da Carlo Maratta (1625/1713) e dal suo allievo prediletto Giuseppe Chiari (1654/1727). Al centro del pavimento "Stemma di Giovanni Paolo II (1978/2005)" 1998 in l'occasione del restauro dell'intero pavimento
PRIMO PASSAGGIO a d. "Monumento di Maria Clementina Sobieski" moglie di Giacomo III Stuart re d'Inghilterra e nipote di Giovanni II re di Polonia morta a 30 anni nel 1735 (il cuore è nella Basilica dei Ss. Apostoli) 1742 Filippo Barigioni (1672/1753) allievo di Carlo Fontana, sculture Pietro Bracci (1700/73), parti in metallo Giovanni Giardini, mosaico Pietro Paolo Cristofari da originale di Ludovico Stern nella Galleria Nazionale dei Ritratti a Edimburgo; a s. "Monumento degli ultimi Stuart" ritratti di Giacomo III, Carlo Edoardo ed Enrico Duca di York 1817/19 Antonio Canova (1757/1822) per Giorgio IV re d'Inghilterra che, come commentò Stendhal, pagò il sepolcro di questi principi che avrebbe probabilmente decapitato se fossero caduti nelle sue mani. Il padre di Giacomo III, Giacomo II, fu duca di York prima di essere re di Inghilterra, Scozia e Irlanda e, come duca di York, fu comandante della Marina reale. Nel 1644 gli inglesi conquistarono il territorio olandese della Nuova Olanda e in suo onore ribattezzarono la città più importante, che si chiamava Nuova Amsterdam, in New York. Nel XIX sec. i due angeli scolpiti sulla tomba vennero forniti di calzoni metallici essendo considerati troppo scandalosi; vennero in seguito tolti
BATTISTERO coperchio in bronzo dorato di Lorenzo Ottoni per il "Sarcofago" (in porfido rosso egiziano) forse dell'imperatore Adriano, poi usato come tomba dell'imperatore Ottone II e qui sistemato nel 1695 con mensole in marmo antico e porfido e "Teste di cherubini" di Pierre Etienne Monnot da Carlo Fontana (1634/1714); al centro mosaico "Battesimo di Cristo" dall'originale in S. Maria degli Angeli e dei Martiri 1696/98 di Carlo Maratta (1625/1713) eseguito 1734 da G.B. Brughi e Pietro Paolo Cristofari; ai lati mosaici dagli originali a d. "Battesimo dei Ss. Processo e Martiniano" 1710/11 di Giuseppe Passeri l'allievo più amato da Carlo Maratta, a s. "S. Pietro battezza il centurione Cornelio" 1710 di Andrea Procaccini altro allievo di Maratta, eseguiti 1736/37 da Pietro Paolo Cristofari. Nel vestibolo della cappella cupola, pennacchi e lunette del vestibolo della cappella mosaici iniziati da G.B. Gaulli detto Baciccio (1639/1709) ma disegnati dopo la sua morte: 1713/23 pennacchi "4 continenti", 1732/37 lunette, 1738/45 cupola "Battesimo di Desiderio, di Sangue e di Acqua" da Francesco Trevisani (1656/1746); i cartoni originali sono in S. Maria degli Angeli e dei Martiri, i mosaici furono eseguiti da vari mosaicisti sotto la direzione di Pier Leone Ghezzi (1674/1755) e Pietro Paolo Cristofari
Sagrestia
1776/84 Carlo Marchionni (1702/86), nel vestibolo elenco dei 148 papi sepolti in Basilica; nella sagrestia comune (non visitabile) dipinti di Federico Zuccari, Giovanni Francesco Penni, Giulio Romano e Andrea Sacchi
BBG nel testo = Bertelli, Briganti, Giuliano