Tuesday, November 20, 2012

An extremely thorough description of St. Peter's Basilica in the Vatican




Here's an excerpt from my forthcoming super comprehensive guide book about Rome.
It will be called ROMAPEDIA.

The first edition was published in Italian as "Guida di Roma e provincia" in 2011 and the new enlarged edition is due to be released in 2014.
There will also be an edition in English available.
It is a work of synthesis and anthology of the most authoritative sources of facts and reliable information about the art of Rome and its Province.


It is an encyclopedic dictionary with 1,329 entries, including 483 churches, 278 palaces, and 152 museums.



It also includes a profusion of artistically or historically relevant buildings, monuments, archaeological sites as well as 95 towns in the province of Rome, constituting one of the richest sources of information available in a single book about the art and history of the Eternal City.

You can check out for free the first 63 pages of the first edition with this link:


My new ROMAPEDIA blog with the most complete encyclopedia about the art and history of Rome and its surroundings is being published. New entries are being added everyday. Here is the link: romapedia.blogspot.it


BASILICA S. PIETRO
VECCHIA BASILICA
Iniziata c. 319/322, consacrata nell'anno 326 per Costantino (306/337) anche se fu completata intorno all'anno 349
"L'origine della basilica vaticana è collegata al nome dell'imperatore Costantino. Sebbene non documentato, il suo ruolo di fondatore dell'edificio è storicamente probabile, anche se di recente è stata avanzata l'ipotesi che il committente sia stato il figlio Costante. Ciò non modifica comunque l'idea di base: il legame tra la tomba dell'apostolo e il potere universale dell'imperatore romano di cui l'edificio era testimonianza. La sua imponenza era tale da assumere, da sola, il carattere di fonte di legittimazione di una tradizione" (Christof Thoenes)
Vennero costruiti muri di sostruzione giganteschi (il più alto di 11,50 m - 37,8 feet) per livellare la collina sul pendio della quale era il luogo esatto della tomba di S. Pietro che doveva coincidere con l'altare della Basilica
Quest'enorme sterro del pendio della collina potrebbe essere prova sufficiente a dimostrare che la tomba di S. Pietro sia effettivamente sotto l'altare, poiché gli architetti di Costantino avrebbero potuto comodamente costruire la Basilica su terreno pianeggiante a poca distanza
"Si interrò a valle la necropoli e parte dell'area originariamente occupata dal circo. Anche questo fatto poneva delle difficoltà: le tombe erano un 'locus religiosus', cioè sottoposto a vincoli di carattere giuridico-sacrale, e non potevano essere impunemente demolite o spostate. L'autorizzazione alle operazioni poteva essere data però dall'imperatore in quanto pontefice massimo, cioè detentore della massima carica sacerdotale pagana. In altre parole Costantino poté erigere la più famosa basilica cristiana di Roma solo in quanto sacerdote pagano" (Paolo Liverani)
La vecchia basilica era costituita da un'aula rettangolare di c. 90 x 60 m (295 x 197 feet) divisa in cinque navate da quattro file di ventidue colonne ciascuna
Bernardo Rossellino (1409/64) nel 1452 ne iniziò la ristrutturazione per Niccolò V Parentucelli (1447/55), ma poi ne venne decisa la distruzione, visto che dopo 1000 anni i pur notevoli lavori di fondazione costantiniani cominciavano a dare segni di cedimento 
NUOVA BASILICA
Iniziata il 18 aprile 1506 con la cerimonia della posa della prima pietra durante la quale vennero deposte in una scodella di terracotta dodici medaglie con da un lato l'effigie di Giulio II e dall'altro l'immagine della Basilica progettata da Donato Bramante
Fu consacrata il 18 novembre 1626
TREDICI ARCHITETTI:
Donato Bramante (1444/1514) per Giulio II Della Rovere (1503/13) - 8 anni 1506/14 
"Alla base del primo progetto del Bramante c'è soprattutto la volontà di esprimere nella maniera più piena la filosofica religiosità dell'umanesimo. Seguendo la linea ideale che conduce da Leon Battista Alberti, a Giuliano da Sangallo, a Leonardo, a lui stesso, l'urbinate mira a realizzare nella completa organicità dell'edificio la corrispondenza con l'ordine armonico dell'universo, specchio della perfezione divina. Il tema prescelto è dunque quello prediletto dalla cultura umanistica per il suo valore assoluto, la pianta centrale, a cui la suggestione dei monumenti della classicità romana offre la grandiosa e magniloquente scala monumentale" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
Raffaello Sanzio (1483/1520) con Fra' Giocondo e Giuliano Giamberti detto Giuliano da Sangallo (1445/1516) - 6 anni 1514/20
Antonio Cordini detto Antonio da Sangallo il Giovane (1483/1546) con Baldassarre Peruzzi (1481/1536) fino al 1527 - 26 anni 1520/46
"Sangallo aveva individuato una soluzione di compromesso tra la pianta centrale di Bramante e quella longitudinale di Raffaello" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
Michelangelo Buonarroti (1475/1564) - 17 anni 1547/64
"Michelangelo, ricollegandosi alla concezione bramantesca, contrasse lo spazio interno della basilica in una unità semplice e organica, che sintetizzava i due motivi geometrici generatori della pianta, la croce greca e il quadrato, centrando l'una sull'altro. Inoltre, per dare omogeneità all'esterno, egli concepì la struttura muraria a un unico ordine gigante dalle colossali paraste corinzie, sormontato da un attico che, correndo lungo tutto il perimetro dell'edificio, lo configurò come una massa compatta" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
Jacopo Barozzi detto Vignola (1507/73) e Pirro Ligorio (c. 1513/83) - 9 anni 1564/73
Giacomo Della Porta (1533/1602) con Domenico Fontana (1543/1607) - 33 anni 1573/1607 - Della Porta fino al 1602
Carlo Maderno (1556/1629) - 22 anni 1607/29
"Carlo Maderno si dimostrò progettista capace e versatile, ma i suoi disegni erano privi di un concetto proprio. Si era conclusa l'epoca dei grandi progetti, tutti più o meno tragicamente naufragati, e a Maderno si propose di terminare l'opera su una linea di compromesso tra ideale e realtà. L'unità della basilica, in senso sia storico che spaziale, divenne il nuovo tema. Maderno riuscì a far originare in modo coerente dal corpo centrale la navata (solo un occhio esperto nota il punto di giunzione), fornita degli auspicati spazi ausiliari" (Christof Thoenes)
Carlo Maderno commise un clamoroso errore di progettazione: il prolungamento della Basilica è storto e tende verso sud. Il maestro se ne accorse in corso d'opera e cercò di correggere l'errore ma non ci riuscì completamente. Se si guarda la facciata si nota che obelisco, balcone centrale e costolone centrale della cupola non sono in asse. All'interno della Basilica si può vedere che le lastra marmoree del pavimento non sono sempre perfettamente allineate
Gian Lorenzo Bernini (1598/1680) - c. 50 anni 1629/80
1657/67 Gian Lorenzo Bernini per Alessandro VII Chigi (1655/67)
Elissi larga 240 m (790 feet), 52 m (170 feet) in più del Colosseo
Lo spazio ovale è di 196 x 149 m (643 x 489 feet)
La capienza è di circa 200.000 persone
"Essendo la Chiesa di S. Pietro quasi matrice di tutte le altre doveva aver un portico che per l'appunto dimostrasse di ricevere a braccia aperte maternamente i cattolici per confermarli nella credenza, gli eretici per riunirli alla Chiesa e gli infedeli per illuminarli alla vera fede" (Gian Lorenzo Bernini)
"Le colonne isolate del Bernini, con trabeazione diritta sono elementi immensamente scultorei. Quando si attraversa la piazza la prospettiva sempre mutevole delle colonne visibili a quattro a quattro sembra rivelare una foresta di unità individuali: e l'accordo di tutte queste forme statuarie chiaramente definite, produce la sensazione di una massa e potenza irresistibili. Si esperimenta quasi fisicamente che ogni colonna sposta e assorbe un po' dell'infinità dello spazio, e quest'impressione è rafforzata dagli sprazzi di cielo fra le colonne. Nessun'altra struttura italiana del periodo postrinascimentale mostra una altrettanto profonda affinità con la Grecia. Come succede con la maggior parte delle idee nuove e vitali, dopo aspri attacchi iniziali, i colonnati divennero della massima importanza per la storia dell'architettura posteriore nel corso di più di 250 anni" (Rudolf Wittkower)
Alte 3,10 m (10,1 feet)
Sul colonnato:
1667/73 eseguite da molti scultori sotto la direzione di Bernini anche se poche delle statue sul colonnato sono attribuite con sicurezza:
Lazzaro Morelli (1608/90) a cui vengono attribuite la maggioranza delle statue tra cui S. Maria Egiziaca (24° da destra, la prima dopo lo stemma papale, protettrice delle prostitute pentite) e S. Caterina da Siena (24° da sinistra, la prima dopo lo stemma papale, santa patrona dell'Italia e dell'Europa)
Giovanni Maria De Rossi (c. 1636/m. dopo il 1670) a cui vengono attribuite tredici statue
Agostino Cornacchini (1683/1740) che fece S. Orsola 9° da destra, Filippo Carcani (attivo 1670/91), Andrea Baratta (c. 1595/1666), Francesco Mari e altri, molti dei quali ignoti
Sui bracci dritti verso la chiesa:
1702/03 a differenza di quelle sul colonnato, le statue sui bracci dritti sono attribuibili tutte con sicurezza a scultori epigoni del Bernini già inseriti nel periodo tardo barocco:
Jean-Baptiste Théodon (1646/1713) che fece S. Cecilia e S. Francesca Romana, 1° e 2° nel braccio di destra, Francesco Pincellotti (c. 1672/1749), Simone Giorgini (attivo a Roma 1677/1712), Giovanni Maria Baratta (noto dal 1644/m. dopo il 1679), Lorenzo Ottoni (1648/1736), Pietro Paolo Campi (noto 1702/40), Francesco Marchionni, Michel Maille detto Michele Maglia (attivo a Roma seconda metà del XVII sec.), Pierre-Étienne Monnot (1657/1733), Bernardino Cametti (1669/1736) e altri
Il colonnato era quasi completato alla morte di Alessandro VII nel 1667, mancando solo una parte della sezione sinistra. Il successore Clemente IX lo fece finire sbrigativamente e non volle far applicare il simbolo Chigi sul soffitto interno, la mancanza del quale indica esattamente tuttora la sezione completata dopo la morte di Alessando VII
"Una raffinata sensibilità spaziale e una esperienza decennale riguardo ai problemi ottici e dimensionali guidò la realizzazione della piazza. La scelta simbolica delle maestose braccia del colonnato che Bernini stesso paragonò alle materne braccia della Chiesa crea una spettacolare situazione urbanistica: l'ambiente aperto e percorribile funge da elemento di raccordo tra chiesa e città" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
A destra "Statua di S. Paolo" 1838 dell'allievo di Canova Adamo Tadolini (1788/1868)
A sinistra "Statua di S. Pietro" 1838 di Giuseppe De Fabris (1790/1860)
Furono eseguite per la Basilica di S. Paolo e qui collocate nel 1847 al posto di due statue di uguale soggetto del 1462 di Paolo Taccone detto Paolo Romano (c. 1415/77) ora nella Biblioteca di Sisto IV
Nel pavimento MERIDIANA con rosa dei venti 1817 dell'astronomo L. G. Gilij
I "Dischi con simboli" vennero sostituiti negli anni 1852, c. 1878 e 1924
Non sono quindi opera di Bernini come fa credere Dan Brown in Angels and Demons: un libro splendido, molto ben scritto e a cui i romani dovrebbero essere grati per aver promosso in maniera sostanziale il turismo a Roma, ma che è molto impreciso dal punto di vista fattuale, nonostante ciò che Dan Brown affermi nella nota iniziale
Costruita originariamente 1490 per Innocenzo VIII Cybo (1484/92) e rinnovata 1614 Carlo Maderno (1556/1629)
1675 (61 anni dopo) di Carlo Fontana (1634/1714) sotto la direzione di Bernini. L'impianto idrico fu collegato solo nel 1677
Le vasche centrali delle due fontane sono di granito orientale
1852 Antonio Sarti (1797/1880) per Pio IX Mastai-Ferretti (1846/78) accesi il 12 ottobre 1854, i primi con il nuovo sistema d'illuminazione a gas
Inizio 1500 Antonio da Sangallo il Giovane. Modificata da Bernini negli anni 1663/66
"In aggiunta al suo uso della conoscenza prospettica, Bernini impiega di nuovo la luce naturale al servizio di scopi estetici. In questo caso per irrompere nella lunghezza simile a un tunnel delle scale, e alleviare la tendenza dell'architettura a creare un effetto telescopio" (Howard Hibbard)
25,36 m (83 feet), 41 m (134 feet) incluso il basamento e fino alla croce
Pesa c. 290 tonnellate (320 tons)
È il secondo più alto tra gli otto originali obelischi egizi presenti a Roma, e l'unico sempre rimasto eretto
Secondo Plinio il Vecchio, fu originariamente eretto dal faraone Nencoreo (Nebkaure Amenemhet II) figlio di Sesotide (1992/1985 a.C.) a Heliopolis in onore del sole come voto per aver recuperato la vista
Sarebbe stato tagliato in due durante i lavori di allestimento romani del Forum Iulium ad Alessandria, compiuti nel 40 d.C. da Cornelio Gallo prefetto d'Egitto sotto Augusto
L'obelisco Vaticano risalirebbe dunque a c. 4.000 anni fa, anche se il fatto che sia anepigrafo fa pensare che sia stato fatto dai romani in Egitto
Era alto in origine 52,50 m (172 feet)
Il fusto superiore, l'attuale obelisco, fu trasportato a Roma da Caligola (37/41) nell'anno 37 d.C. con una nave enorme, usando lenticchia egiziana come zavorra. La nave fu poi affondata da Claudio (41/54) per fondarvi un molo del porto artificiale vicino Ostia
Ornava il circo privato di Caligola presso il Colle Vaticano con iscrizione dedicatoria, ancora visibile, a Cesare, Augusto e Tiberio
I "Quattro leoni bronzei" alla base sono di Prospero Antichi detto Prospero Bresciano (attivo dal 1580/m. dopo 1592) e aiuti
"Aquile bronzee" 1713 di Lorenzo Ottoni (1648/1736) per Innocenzo XIII Conti (1721/24)
È sempre stato eretto sul lato sinistro della Basilica a fianco dell'attuale Sagrestia dove una lapide sul pavimento ricorda il luogo esatto
Fu spostato al centro della piazza per Sisto V Peretti (1585/90) da Domenico Fontana (1543/1607) in 13 mesi dal settembre 1585 al settembre 1586, operazione che gli valse il titolo di Cavaliere della Guglia. Nel colossale lavoro vennero impiegati 40 giganteschi argani, 907 uomini e 75 cavalli
Le quattro EPIGRAFI così recitano:
NORD
Sixtus V Pont(ifex) Max(imus) Cruci Invictae Obeliscum Vaticanum Ab Impura Superstitione Expiatum Iustius Et Felicius Consecravit Anno MDLXXXVI Pont(ificatus) II = Sisto V Pontefice Massimo l’obelisco Vaticano, purificato dall’impura superstizione, consacrò in modo più giusto e felice alla Croce invitta, nell’anno 1586, II del (suo) pontificato
OVEST
Christus Vincit Christus Regnat Christus Imperat Christus Ab Omni Malo Plebem Suam Defendat = Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera. Cristo difenda il suo popolo da ogni male
EST
Ecce Crux Domini Fugite Partes Adversae Vicit Leo De Tribu Iuda = Ecco la Croce del Signore. Fuggite, parti nemiche. Vince il leone della tribù di Giuda
SUD
Sixtus V Pont Max Obeliscum Vaticanum Di(i)s Gentium Impio Culto Dicatum Ad Apostolorum Limina Operoso Labore Transtulit Anno MDLXXXVI Pont II = Sisto V Pontefice Massimo, l’obelisco Vaticano, (già) dedicato con empio culto agli Dei dei popoli (pagani), trasferì con faticosa opera nella sede degli Apostoli l’anno 1586, II del (suo) pontificato
Nel medioevo si credeva che nella sfera sulla cima ci fossero le ceneri di Giulio Cesare
Sisto V nel 1586 sostituì la sfera con una nuova (la vecchia è ora nei Musei Capitolini con ancora i buchi causati dalle pallottole dei lanzichenecchi durante il Sacco di Roma del 1527), e aggiunse la croce e i tre monti del suo stemma, oltre ai leoni
Ora nella sfera ci sono reliquie credute parte della croce di Gesù
DIMENSIONI DELLA BASILICA
Lunghezza
186,30 m (610 feet). Compresi muri e portico è lunga 218,7 m (718 feet)
Facciata
Larga 114,69 m (376 feet) alta 47,3 m (155 feet) un metro più alta della Statua della Libertà a New York senza piedistallo. Dimensioni più o meno simili a quelle di un campo di football americano (360 x 160 feet)
Cupola
Diametro interno 42,56 m (139 feet); esterno 58,90 m (193 feet). Incredibilmente non è la cupola più grande di Roma: la cupola del Pantheon ha infatti un diametro interno di 43,30 m (142 feet)
Lunghezza transetto
137,85 m (452 feet)
Altezza interna
Da pavimento a lanterna 117,57 m (386 feet) sufficiente a farci entrare il Colosseo due volte con una ventina di metri di avanzo. L'altezza interna delle quattro cupole minori è di 42 m (138 feet)
Altezza esterna
Fino alla croce 136,57 m (448 feet)
Area totale
22.067 m² (5,5 acri!)
Dal 1989 è diventata la seconda chiesa più grande del mondo, superata nel Guinness dei primati dalla Basilique de Notre Dame de la Paix a Yamoussoukro, in Costa d'Avorio che ha un'altezza di 158 m (518 feet) e una superficie di 30.000 m² non però tutta coperta, determinando una capienza interna notevolmente inferiore di 7.000 persone
Si è calcolato che la Basilica può contenere al massimo fino a 55.000 persone sedute e fino a 95.000 in piedi
Il fregio con le scritte è largo 3 m (10 feet) come una strada a senso unico e lungo 593 m (1.950 feet)
La penna di S. Marco sul pilastro della cupola è di 1,50 m (5 feet)
L'apertura alare della colomba è 1,75 m (5,75 feet)
Le colonne sono c. 500, gli altari 46 e le finestre 233
Michelangelo Buonarroti (1475/1564) la progettò e vi lavorò fino alla morte nel 1564 quando era arrivata solo al piano del tamburo
Fu poi completata 24 anni dopo da Giacomo Della Porta (1533/1602) assistito da Domenico Fontana (1543/1607) in soli 22 mesi 1588/90 e fu finita il 14 maggio 1590
Il peso stimato è di 14.000 tonnellate (15.400 tons) 
"Nell'idearla, Michelangelo ha certamente pensato alla cupola del Brunelleschi per S. Maria del Fiore che, come diceva l'Alberti, era ampia da coprire con la sua ombra tutti i popoli toscani; la sua sarà ampia da coprire tutti i popoli cristiani. È come una ruota dentata che morda nello spazio libero del cielo. Al di sopra, la curva della calotta esprime a un tempo il peso della massa e il suo rianimarsi e tradursi in spinta verso l'alto con la tensione dei costoloni" (Giulio Carlo Argan)
Lavoro per palla e croce di Sebastiano Torrigiani (noto da c. 1573/m. 1596) finito il 18 novembre 1593
La PALLA ha un diametro di 2,47 m (8,10 feet), è vuota all'interno e può contenere fino a 16 persone
Per arrivare in cima ci sono 537 scalini ma se si usa l'ascensore fino alla base della cupola gli scalini sono 323
Le due CUPOLE MINORI sono di Jacopo Barozzi detto Vignola, finite da Giacomo Della Porta
1607/14 Carlo Maderno (1556/1629) per Paolo V Borghese (1605/21) anche se nel fregio c'è la data 1612
È larga 114,69 m (376 feet) e alta 47,3 m (155 feet)
Le due colonne che fiancheggiano l'entrata centrale sono di marmo africano ed erano state utilizzate anche nell'antica basilica. Nel XVI erano considerate simbolo degli apostoli Pietro e Paolo, le colonne della Chiesa
L'iscrizione sulla facciata tradotta dal latino dice: Paolo V Pontefice Massimo romano della famiglia Borghese fece costruire (questa facciata) in onore del Principe degli Apostoli nel 1612, settimo anno del suo pontificato
È sicuramente interessante e non casuale il fatto che tra tutte le parole dell'iscrizione quella che prende il posto d'onore al centro, proprio sopra al balcone dal quale ogni nuovo papa eletto appare, sia "Borghese", il nome della famiglia
A tre ripiani del tempo di Sisto V Peretti (1585/90) che fece utilizzare marmo preso dal Colosseo. Fu ristrutturata nel 1667 da Bernini
"Gesù, Battista e apostoli tranne S. Pietro e S. Paolo" (hanno le statue in piazza) 1612/14 vari artisti sotto la direzione di Ambrogio Buonvicino (c. 1552/1622)
Alte da 5,50 m (18 feet) (S. Giacomo Maggiore 5° da destra) a 7,50 m (24,6 feet) (Cristo al centro)
Da sinistra:
"S. Taddeo" Carlo Fancelli, "S. Matteo" Bernardo Cennini, "S. Filippo" e "S. Tommaso" Siméon Drouin, "S. Giacomo Maggiore" Egidio Moretti, "S. Giovanni Battista" Siméon Drouin
"Cristo Redentore" di Cristoforo Stati (1556/1619) completata da Siméon Drouin
"S. Andrea" Carlo Fancelli, "S. Giovanni Evangelista" Giovanni Antonio Paracca il Giovane detto il Valsoldino con Bernardo Cennini, "S. Giacomo Minore" Cristoforo Stati completata da Giuseppe Fontana, "S. Bartolomeo" Egidio Moretti, "S. Simone" Bernardo Cennini e "S. Mattia" Giuseppe Fontana
"Consegna delle chiavi" 1612/14 di Ambrogio Buonvicino (c. 1552/1622)
1786/90 Giuseppe Valadier (1762/1839) con quadranti in mosaico: a sinistra "Orologio oltremontano" con fuso orario medio europeo, a destra "Orologio italiano" con ora di Roma
Il diametro degli orologi è di c. 4 m (13 feet)
Sono collocate sotto l'orologio di sinistra
La più grande, il campanone, rifatta da Luigi Valadier (1726/85) (si suicidò gettandosi nel Tevere per le malignità e le gelosie) e completata 1786 dal figlio Giuseppe Valadier
Il peso del campanone è di c. 10 tonnellate (11 tons) e la circonferenza 7,5 m (24.6 feet)
1608/12 Carlo Maderno (1556/1629)
c. 1655/75 Bernini
Gli stemmi papali inseriti nel pavimento sono, a sinistra, di Clemente X Altieri (1670/76) che regnava quando fu completato, a destra, di Leone XIII Pecci (1878/1903) che lo fece restaurare nel 1888 e, al centro, di Giovanni XXIII Roncalli (1958/63) che lo fece ulteriormente restaurare nel 1962 
STATUE EQUESTRI NEI LATI CORTI
A destra "Statua di Costantino" iniziata nel 1654 e completata nel 1670 da Bernini
Nelle nicchie statue in travertino "Chiesa e tre virtù teologali Fede, Speranza e Carità" 1728/38 di Giuseppe Frascari, G.B. De Rossi, Giuseppe Lironi (1689/1749) e Bernardino Ludovisi (c. 1713/49)
"L'opera venne collocata sul pianerottolo della Scala Regia, sull'asse del portico di S. Pietro. Bernini ha progettato l'alto arco contenente il monumento equestre e il monumento stesso con il suo immenso drappeggio di stucco colorato, come punto focale dell'asse del portico. Gli espedienti d'inquadratura ci collocano esattamente nel punto di vista giusto. Tali espedienti d'inquadratura sono particolarmente significativi, poiché si guarda, attraverso la delimitazione delle scure porte di bronzo, entro la zona brillantemente illuminata del pianerottolo" (Rudolf Wittkower)
A sinistra "Statua di Carlo Magno" 1725 di Agostino Cornacchini (1683/1740) scolpita in un unico blocco di marmo di Carrara. Il tendaggio dietro la statua è in marmo giallo antico della Tunisia
Nelle nicchie statue in travertino "Quattro virtù cardinali Fortezza, Giustizia, Speranza e Carità" 1721/31 Lorenzo Ottoni (1648/1736), G.B. De Rossi, Giuseppe Lironi (1689/1749) e Giuseppe Raffaelli
c. 3.500 m² (c. 38.000 square feet) stucchi e trentadue riquadri con "Atti degli Apostoli" e trentuno statue di "Papi martiri" 1618/19 su cartoni di G.B. Ricci (c. 1550/1624) di Novara eseguiti da una squadra di sei stuccatori ticinesi
"Poiché le eleganti e ricche decorazioni in stucco costituivano l'unico campo in cui i manieristi romani sotto Gregorio XIII Boncompagni (1572/85) e Sisto V Peretti (1585/90) avevano mostrato vera inventiva e originalità, Ricci attinse qui a una tradizione viva e vigorosa e creò un'opera la cui magnificenza è sempre stata elogiata" (Rudolf Wittkower)
1439/45 Rilievi bronzei "Cristo Pantocrator, Annunciazione, "Ss. Pietro e Paolo""Martirio di S. Pietro" e "Martirio di S. Paolo" di Antonio Averlino detto Filarete (c. 1400/c. 1469) per Eugenio IV Coldumer (1431/47) storie del quale sono rappresentate nei quattro rilievi più piccoli collocati tra i sei pannelli
In un pannello sul retro della porta, nella parte in basso a destra, c'è una rappresentazione del Filarete stesso che festeggia danzando con i suoi collaboratori in occasione della fine dei lavori per la porta
La porta era anche la porta principale della vecchia basilica
SOPRA LA PORTA MEDIANA
Rilievo marmoreo "Gesù affida a S. Pietro il gregge cristiano" 1646 Bernini e aiuti
DI FRONTE AL RILIEVO
"Mosaico della navicella" 1675, rifacimento maldestro di Vincenzo Manenti (1600/74) dall'originale di Giotto (c. 1267/1337) per il Card. Jacopo Stefaneschi, del quale solo pochissimi particolari (bordo dorato della nave, vela e ritratto di qualche apostolo) sono originali
Era originariamente situato nella facciata interna del quadriportico davanti alla vecchia basilica
LE ALTRE PORTE
A destra della mediana "Porta dei Sacramenti" 1965 di Venanzo Crocetti (1913/2003), inaugurata da Paolo VI Montini (1963/78) in occasione della riapertura del Concilio Vaticano II 
Più a destra "Porta Santa" 1949 di Vico Consorti (1902/79) per il Giubileo del 1950
Nei pannelli "Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento" e, tra i pannelli, stemmi dei papi che hanno aperto la porta nei 26 Anni Santi ordinari che sono stati finora celebrati
Donata dal vescovo svizzero Francesco Von Streng perché la Svizzera era stata risparmiata dalla II guerra mondiale. L'entrata fino al 1950 fu chiusa da un muro
Gli stipiti sono in marmo proveniente dall'isola greca di Chios. L'utilizzo di questo tipo di marmo in questo luogo così importante l'ha fatto definire come marmo di portasanta
A sinistra "Porta del bene e del male" 1975/77 di Luciano Minguzzi (1911/2004), in occasione dell'ottantesimo compleanno di Paolo VI
Nel battente di sinistra è rappresentato il bene, in quello di destra il male
Nella rappresentazione del male c'è un'immagine di martiri associata a una strage di partigiani nel 1943 a Casalecchio sul Reno durante la II guerra mondiale
Più a sinistra "Porta della morte" 1947/58 di Giacomo Manzù (1908/91), così detta perché da qui entravano i cortei funebri con le salme dei papi
Papa Giovanni XXIII Roncalli (1958/63) bergamasco come Manzù eletto nel 1958 sbloccò subito i lavori per la porta che avevano trovato opposizioni tra i cardinali. Manzù lo rappresentò nei battenti interni mentre accoglie il vescovo Laurean Rugambwe, primo cardinale di colore in assoluto da lui creato
Manzù firmò il suo lavoro sul retro della porta, nell'impronta della mano aperta
Nei timpani delle porte "Cherubini" alcuni dei quali eseguiti da Francesco Borromini
TRE ISCRIZIONI
Incastonate tra le porte e provenienti dalla vecchia Basilica. Da s.:
"Donazione di 56 uliveti" di Gregorio II (715/731) per l'olio delle lampade che dovevano essere sempre accese attorno al sepolcro di S. Pietro
"Epitaffio di Adriano I (772/795)" dedicato da Carlo Magno al papa per la sua morte. È in marmo nero del Belgio
"Bolla Antiquorum habet fida relatio" con la quale Bonifacio VIII (1294/1303) indisse il primo Giubileo del 1300
Alta 44 m (142 feet), decorazione 1780 sotto Pio VI Braschi (1775/99) con suo stemma al centro
1649 Bernini, restaurato negli anni trenta del 1900 per Pio XI Ratti (1922/39), quando si lasciarono in bianco i bordi dell'intarsio al centro della navata per nascondere l'errore di progettazione di Carlo Maderno
Davanti alla porta centrale "Rota porfiretica" in porfido egizio, già collocata presso l'altare della vecchia Basilica, su cui venne eletto Carlo Magno nel giorno di Natale dell'anno 800. È l'unica rimasta delle sei della vecchia Basilica
Nella navata centrale marchi delle LUNGHEZZE DI 28 CHIESE tra cui:
(2°) St. Paul's Cathedral Londra (28,2 m - 92,5 feet - più corta della Basilica di S. Pietro), (3°) S. Maria del Fiore Firenze, (4°) Basilica del Sacro Cuore Bruxelles, (5°) Immacolata Concezione Washington, (6°) Cattedrale Reims, (7°) Cattedrale Colonia, (8°) Duomo Milano, (9°) Cattedrale Spira, (10°) Basilica di S. Petronio Bologna, (11°) Cattedrale Siviglia, (12°) Notre Dame Parigi, (13°) S. Paolo Fuori le Mura Roma...
...(23°) St. Mary's Cathedral Sydney, (24°) Cattedrale di S. Paolo del Brasile, (25°) Westminster Abbey Londra, (26°) Santa Sofia Istanbul, (27°) Cattedrale di S. Croce Boston, (28°) Basilica di S. Maria Danzica e (29°) Cattedrale di S. Patrizio New York
PILASTRI
Coperti da stucchi e marmi colorati negli anni 1646/49 da Bernini con l'aiuto di 41 artisti tra cui Andrea Bolgi (1606/56), Ercole Ferrata (1610/86), Ercole Antonio Raggi (1624/86), Orfeo Boselli (c. 1600/67), Cosimo Fanzago (1591/1678), Lazzaro Morelli (1608/90) e altri
Si privilegiarono i colori rosso e verde e si scelsero le colombe con i rami d'ulivo in quanto rispettivamente colori e simboli araldici di Innocenzo X Pamphilj (1644/55)
Lo sfondo in marmo rosso "cottanello" ha venature naturali che vennero assecondate e integrate dagli artisti per ottenere una superficie che, pure se tratta dalla natura, mostra connotazioni creativamente artificiali
NEI RINFIANCHI DEI GRANDI ARCHI
"Sedici Virtù" alte 6 m (20 feet) 1647/49 dodici delle quali disegnate da Bernini ed eseguite da quattordici artisti
Le quattro virtù nei prospetti delle cappelle Gregoriana e Clementina erano già state eseguite negli anni 1599/1600
Sul lato destro:
"Fortezza" 1647 di Giovanni Francesco De Rossi (attivo 1640/77)
"Misericordia" 1647 di Giovanni Francesco De Rossi con il padre Domenico De Rossi
"Costanza" e "Clemenza" 1647 di Giacomo Antonio Fancelli (1619/71) autore della statua del Nilo nella Fontana dei Fiumi a Piazza Navona e del fratello Cosimo Fancelli (1620/88)
"Pace" 1647 di Lazzaro Morelli (1608/90)
"Innocenza" 1647 di G.B. Morelli
"Fede" e "Carità" 1599 di Ruggero Bescapè (?/c. 1600). Aveva lavorato alle sculture del Teatro Olimpico di Vicenza
Sul lato sinistro:
"Fortezza" e "Giustizia" 1599/1600 di Ambrogio Buonvicino (c. 1552/1622)
"Pazienza" 1647 di Domenico Prestinaro
"Umiltà" 1647 di Bartolomeo Cennini
"Obbedienza" e "Verginità" 1647/49 di Niccolò Menghini (c. 1610/55)
"Giustizia divina" e "Autorità ecclesiastica" 1647/48 di Andrea Bolgi (1606/56)
Queste due virtù di Bolgi non piacquero a Innocenzo X Pamphilj (1644/55) e nel 1649 le fece modificare da Marco Antonio Inverno
ARCATE DEI TRANSETTI E DEI PASSAGGI NELLA TRIBUNA
1714/18 "Dodici figure allegoriche" di Lorenzo Ottoni (1648/1736)
DECORAZIONE A MOSAICO DELLA BASILICA
Iniziò nel 1578 con la Cappella Gregoriana e proseguì fino a inizio 1800 sotto le direzioni successive di Girolamo Muziano (1532/92), Paolo Rossetti (?/1621), Marcello Provenzale (1575/1639), G.B. Calandra, Fabio Cristofari (c. 1615/89) e Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) che nel 1727 fondò l'istituzione nota come Studio del mosaico al Vaticano ancora oggi operante
La superficie totale dei mosaici nella Basilica è di c. 10.000 m² (2,5 acres)
Completata al tempo di Pio IX Mastai-Ferretti (1846/78) con brani estratti dal Vangelo
è largo 3 m (10 feet) come una strada a senso unico e lungo 593 m (1.950 feet)
Nella tribuna la scritta è ripetuta anche in greco a simboleggiare la continuità con il passato, essendo il greco la lingua delle prime comunità cristiane: O Pastore della Chiesa tu pasci gli agnelli, tu pascoli le pecorelle di Cristo
Nella cupola: Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia Chiesa e ti darò le chiavi del regno dei cieli, Mt 16,18-19
Navata centrale, lato sinistro: Io ho pregato per te, Pietro, affinché non venga meno la tua fede e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli, Lc 22,32
Navata centrale, lato destro: Tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli, Mt 16,19
Transetto di destra: O Pietro, hai detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Gesù rispose: Beato sei tu, Simone figlio di Giona, perché questo non ti è stato rivelato né dalla carne né dal sangue, Mt 16, 16-17
Transetto di sinistra: Gesù dice per tre volte a te, o Pietro: mi ami? A lui per tre volte, o eletto, tu rispondi: o Signore tu conosci tutto e sai che ti amo, Gv 21,17
Facce interne dei piloni: Da qui una sola fede risplende nel mondo, da qui sgorga l'unità del sacerdozio
Due orologi 1787/90 di Giuseppe Valadier (1762/1839):
A sinistra orologio alla francese o ultramontano con inizio conto ore da mezzanotte
A destra orologio all'italiana con inizio conto ore dal tramonto con quattro giri completi della lancetta al giorno. Era un bizzarro sistema di misurare il tempo usato a Roma fino al 1846
1722/25 disegnate da Agostino Cornacchini (1683/1740) con enormi putti scolpiti da Francesco Moderati (c. 1680/ dopo 1724) a sinistra e G.B. De Rossi a destra
STATUE NELLE NICCHIE DELL'ORDINE INFERIORE
Fondatori di ordini religiosi:
1°d "S. Teresa di Gesù" 1754 di Filippo Della Valle (1698/1768)
2°d "S. Vincenzo de' Paoli" 1754 di Pietro Bracci (1700/73)
3°d "S. Filippo Neri" 1737 di G.B. Maini (1690/1752)
"Statua di S. Pietro" c. 1296/98 di Arnolfo di Cambio (c. 1245/1302) o sua bottega
Cattedra marmorea del 1757. Due "Torciere bronzee con storie dei Ss. Pietro e Paolo" 1972 di Egidio Giaroli (1912/2000). Medaglione in mosaico con "Pio IX Mastai-Ferretti (1846/78)" di Giovanni Ubizi da dipinto originale di Francesco Grandi (1831/91)
4°s "S. Francesco di Paola" 1732 di G.B. Maini
3°s "S. Ignazio" 1733 di Camillo Rusconi (1658/1728) finita dall'allievo Giuseppe Rusconi (1688/1758) che aveva lo stesso cognome di Camillo ma non ne era parente
2°s "S. Camillo" 1753 di Pietro Pacilli (1716/dopo 1769)
1°s "S. Pietro d'Alcantara" 1753 di Francisco Vergara y Bartual il Giovane (1681/1753)
STATUE NELLE NICCHIE DELL'ORDINE SUPERIORE
Fondatori di ordini religiosi e congregazioni:
1°d "S. Maddalena Sofia Barat" 1934 di Enrico Quattrini (1863/1950)
2°d "S. Giovanni Eudes" 1932 di Silvio Silva (1890/1955)
3°d "S. G.B. de la Salle" 1904 di Cesare Aureli (1843/1923)
4°d "S. Giovanni Bosco" 1936 di Pietro Canonica (1869/1959)
4°s "S. Pietro Fourier" 1899 dello Studio Nicoli di Carrara
3°s "S. Antonio Maria Zaccaria" 1909 di Cesare Aureli
2°s "S. Luigi Maria Grignion de Montort" 1948 di Giacomo Parisini
1°s "S. Lucia Filippini" 1949 di Silvio Silva
Nelle NICCHIE ALL'ESTERNO DELLA BASILICA dal 1999 al 2011 sono state collocate diciotto nuove statue di fondatori di ordini religiosi e congregazioni per volere di Giovanni Paolo II (1978/2005) e Benedetto XVI (2005/13) 
"All'interno il ripetersi delle coppie di pilastri piatti del tamburo suggerisce un movimento rotatorio, centrifugo che dà alla cavità della calotta la continuità di un perenne girare intorno al centro prospettico-luminoso della lanterna. È precisamente, ma proiettata in altezza, la stessa idea spaziale che si esprimeva, più drammaticamente nel Giudizio; ma, appunto il dramma è più vicino alla conclusione, alla catarsi finale. La cupola è la catarsi del dramma dell'opera mai finita, la tomba di Giulio II. Sorge nello stesso sito, il monumento simbolico dell'ecumene cristiano" (Giulio Carlo Argan)
PENNACCHI
Mosaici con Evangelisti "S. Marco" e "S. Matteo" 1599 di Cesare Nebbia (1536/1614) e "S. Giovanni" e "S. Luca" 1599 di Giovanni De Vecchi (c. 1537/1615)
"Angeli" nei triangoli superiori 1600 di Cristoforo Roncalli detto Pomarancio (1552/1626)
Sia gli Evangelisti che gli angeli sono stati messi in opera negli anni 1599/1601 dai mosaicisti Paolo Rossetti (?/1621), Lodovico Martinelli e Marcello Provenzale (1575/1639)
Le penne degli evangelisti sono lunghe 1,50 m (5 feet)
SEDICI COSTOLONI
Mosaici con "Angeli" 1603/13 di Giuseppe Cesari detto Cavalier d'Arpino (1568/1640) e stuolo di mosaicisti diretti da Marcello Provenzale (1575/1639)
Dall'alto "Serafini" in stucco con teste dorate, ognuna circondata da sei ali bianche, "Cherubini" in mosaico con teste dorate, ognuna circondata da sei ali alternativamente bianco e azzurre, "Cristo", "S. Giovanni Battista", "Madonna", "S. Paolo e gli Apostoli". Più sotto nelle lunette "Patriarchi e Vescovi"
LANTERNINO
"Dio Padre" nella sommità eseguito in mosaico negli anni 1603/04 da Ranuccio Semprevivo. L'altezza del lanternino è, incredibilmente, ben 18 m (59 feet)
QUATTRO PILONI
71 m (233 feet) di perimetro
Edificati da Bramante, completati da Michelangelo e attrezzati da Bernini 1928/39 per ospitare le più importanti reliquie della cristianità
QUATTRO STATUE
Nelle nicchie alla base dei piloni alte 5 m (16,4 feet):
"S. Longino" 1635/38 di Bernini
"Dopo la S. Bibiana, il Longino è il passo decisivo seguente nella conquista del corpo mediante il drappeggio drammaticamente concepito. Tre giri di pieghe si irradiano da un nodo sotto il braccio sinistro verso l'ampia cascata verticale del drappeggio guidando lo sguardo verso l'immagine marmorea della sacra lancia. Così il corpo del Longino è quasi soppresso sotto il peso del mantello che sembra seguire leggi proprie. È rappresentato nell'atto emozionante della conversione, momento culminante di drammaticità, mentre, guardando la Croce, esclama: veramente questo fu il figlio di Dio!" (Rudolf Wittkower)
"Espresse l'immediatezza prescritta da S. Ignazio nei suoi Esercizi spirituali (...) con un'empatia che per la prima volta identificava le personali aspirazioni religiose di un cattolico con un eroe spirituale della prima cristianità. Longino non è che il primo di una grande successione di peccatori la cui vita fu illuminata dalla rivelazione della divinità di Cristo" (Howard Hibbard)
"S. Elena" 1629/39 Andrea Bolgi (1606/56)
"Lo stile del Bolgi mostra notevoli affinità con l'opera del Bernini in questo periodo. La S. Elena è infatti così vicina alla Contessa Matilde del Bernini, che quest'ultima fu spesso attribuita al Bolgi. Durante gli anni trenta Bernini stesso fece delle concessioni agli ideali classici sostenuti dalla cerchia Poussin-Sacchi. È perciò comprensibile che in quel periodo egli considerasse Bolgi come uno dei suoi assistenti più fidati" (Rudolf Wittkower)
"S. Veronica" 1629/39 Francesco Mochi (1580/1654) che la eseguì lentamente per "sigillare la vecchiaia con opera memorabile", come soleva dire
"Le opere del toscano suscitarono non poca meraviglia fra i contemporanei e degna considerazione da parte del giovane Bernini. Allievo di Santi di Tito, Mochi rivelò nuove componenti stilistiche di intensa dinamicità" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
"La S. Veronica, la sua opera più spettacolare, sembra precipitare fuori della nicchia sospinta da un incontrollabile pathos rivelando una particolare veemenza e tensione nervosa. Straniero nel mutato clima di Roma, superato dal genio del Bernini e deluso, egli protestò invano contro l'ondata del gusto dominante" (Rudolf Wittkower)
Bernini aveva fatto delle modifiche ai piloni aprendo le nicchie e scavando scale interne che si diceva avessero fatto aprire delle crepe. Mochi ebbe quindi buon gioco nel rispondere alla critica del Bernini che si lamentava dello svolazzamento eccessivo del panneggio della Veronica: "Colpa degli spifferi che passano attraverso le vostre crepe, maestro!". Forse fu una coincidenza, ma Mochi venne da allora emarginato
"S. Andrea" 1629/39 François Duquesnoy (1597/1643)
"Duquesnoy, Sacchi, Poussin e Algardi difendevano non una continuazione diretta del classicismo bolognese, ma una versione riveduta, influenzata fino a un certo punto dai grandi maestri (...). Confrontato con il classicismo del primo barocco, il nuovo classicismo fu dapprima piuttosto impetuoso e pittoresco; ha una fisionomia sua propria ed è questo stile che a buon diritto può essere denominato il classicismo del barocco" (Rudolf Wittkower)
BALCONATE CON RELIQUIE
1633/41 Bernini con vari collaboratori tra cui Guidobaldo Abbatini (1600/56) che disegnò i cartoni e fece le rifiniture pittoriche, Carlo Pellegrini (1605/49), Matteo Bonarelli (marito di Costanza, amante del Bernini), Stefano Speranza, Niccolò Menghini (c. 1610/55), Luigi Bernini (1612/81) e Domenico De Rossi
"Otto colonne tortili" in marmo pario (dall'isola greca di Paros) dalla vecchia Basilica meravigliosamente riverberate dalle simili ma gigantesche colonne nere del baldacchino berniniano
Appartenevano al gruppo di dodici colonne che sostenevano la pergula nell'area della confessione di S. Pietro: sei furono donate da Costantino e le altre sei vennero donate a Gregorio III (731/741) dall'esarca Eutìchio di Ravenna
Si credeva provenissero dal Tempio di Salomone a Gerusalemme
Ce ne sono altre due nella Cappella del Sacramento, un'altra nel Museo della Basilica mentre la dodicesima è scomparsa
La Testa di S. Andrea, fratello di S. Pietro, fu donata nel 1966 da Paolo VI Montini (1963/78) alla città di Patrasso, dove S. Andrea era morto
La Lancia fu donata a Innocenzo VIII Cybo (1484/92) da Bajazet figlio del sultano Maometto II
Il Volto Santo è la reliquia più venerata ed è considerata in tutto l'occidente la più importante immagine di Cristo; è noto anche come Vera Ikon - vera icona - da cui prese il nome S. Veronica che in realtà si chiamava Berenike, ed è testimoniato dall'VIII sec.
Il Legno della Croce e i Chiodi della Crocifissione furono portati a Roma da S. Elena. Dopo la donazione di vari frammenti a varie chiese, la reliquia fu ricostituita da Urbano VIII con altri frammenti da S. Anastasia e da S. Croce in Gerusalemme
Durante la costruzione della nuova basilica le reliquie vennero collocate in una cappella all'interno del pilone della Veronica e le tre rimanenti sono tuttora lì. Vengono mostrate dal balcone della Veronica durante la Settimana Santa
1624/36 (fu inaugurato incompleto nel 1633) prima grande impresa di Bernini appena ventiseienne per Urbano VIII Barberini (1623/44)
Alto 29 m (95 feet), pesante 93 tonnellate (102 tons)
Bernini scelse l'immagine del baldacchino mobile usato nelle processioni fossilizzato come un ciborio di bronzo
Ebbe la collaborazione di: François Duquesnoy, Stefano Maderno (1560/1636), Giacomo Antonio Fancelli, Giuliano Finelli (1602/53) e Francesco Borromini (1599/1667) che forse progettò le volute a dorso di delfino
"Resto convinto che Borromini ebbe un importante ruolo creativo nella configurazione delle volute: quelle membrature a dorso di delfino di indubbia derivazione lombarda, che l'architetto ripeté poi in molte delle sue opere mentre non riappaiono mai nel repertorio berniniano. (...) Anche per quanto riguarda il coronamento quadriconcavo che sostiene la croce, prima apparizione a Roma del motivo che ritroveremo poi nelle lanterne di S. Carlino e S. Ivo" (Paolo Portoghesi)
Inoltre fu aiutato da Andrea Bolgi (1606/56) che fece quattro angeli sul tetto, Pietro Bernini (1562/1629), il padre e Luigi Bernini (1612/81), il fratello
"Il baldacchino svolgeva una triplice funzione di mediazione: estetica, in quanto costituiva un elemento intermedio tra il celebrante e l'immensità dello spazio circostante; storica, in quanto rievocava l'allestimento costantiniano della tomba; iconografica, in quanto coronava la tomba di Pietro con la croce di Cristo (nella versione originaria con la figura del Cristo risorto), ricollegandola alla tematica cristocentrico-escatologica dei mosaici della cupola. Tutto il vano centrale divenne così luogo di resurrezione e il 'pathos' dell'architettura bramantesca, in origine assoluto, fu messo al servizio di uno specifico messaggio teologico" (Christof Thoenes)
Il bronzo utilizzato fu preso dai costoloni della cupola, da Venezia e da Livorno. Quando si verificò che il bronzo non era ancora sufficiente Urbano VIII autorizzò la fusione del bronzo antico tolto dal soffitto del pronao del Pantheon
Il bronzo in eccesso venne utilizzato a quel punto per fare ottanta cannoni per Castel Sant'Angelo
Il fatto di aver utilizzato parte delle 200 tonnellate di bronzo (220 tons) del Pantheon provocò la famosa pasquinata "A Roma quello che non hanno fatto i barbari l'hanno fatto i Barberini"
Per le dorature venne usato oro zecchino battuto a martellate tra due lastre di cuoio in fogli finissimi di c. 4 millesimi di millimetro 
Gli stemmi Barberini nei plinti delle quattro colonne celano la rappresentazione di un parto con il volto di una giovane donna prima rilassato, poi contratto e infine sostituito dal volto di un bimbo: sembra che ciò sia dovuto al voto fatto da Urbano VIII di far costruire il baldacchino se una sua cara nipote, che rischiava di morire durante il parto, avesse partorito felicemente
"Fu un'idea brillante quella di ripetere nelle colonne giganti del Baldacchino, la forma delle colonne a spirale tardo-antiche ora nelle edicole sopra le balconate dei pilastri. Così le colonne a spirale bronzee trovano una quadruplice eco e non solo danno prova della continuità della tradizione, ma con le loro dimensioni gigantesche esprimono anche simbolicamente il cambiamento dalla semplicità dei primi cristiani allo splendore della chiesa della controriforma, con la sottintesa vittoria del cristianesimo sul mondo pagano. Le loro misure sono accuratamente rapportate all'architettura della chiesa, ma invece di creare una rivalità pericolosa, stabiliscono un contrasto drammatico con i pilastri diritti scanalati degli stipiti come pure con gli altri elementi strutturali in marmo bianco della costruzione" (Rudolf Wittkower)
Durante la costruzione si trovò un sarcofago sul cui coperchio era la statua di un gentile, "Flavio Agricola da Tivoli" c. 160 d.C., che fu collocata prima a Palazzo Barberini e che ora è esposta nell'Indianapolis Museum of Arts negli USA
"Il canonico di S. Pietro Ugo Ubaldi non accenna neppure allo 'scandaloso' epitaffio di Flavio Agricola che esorta gli amici ad abbandonarsi ai piaceri di una vita epicurea; versi che vengono 'occultati e taciuti per le pene severissime e rigorosissima scomunica, ed orribilissime minacce del pontefice imposte e fatte a chi di tali versi avesse osato parlare'. Certo deve essere stato complicato giustificare l'imbarazzante e pericolosa contiguità tra il libertino pagano e i resti mortali di Pietro; è come se si fosse materializzato un curioso ossimoro che vede le fondazioni del baldacchino minare le fondamenta stesse dell'orbe cristiano" (Maria Grazia D'Amelio -Tra ossa, polveri e ceneri: il 'fuoriasse' del baldacchino di S. Pietro a Roma - Annali di Architettura - www.cisapalladio.org)
1594 per Clemente VIII Aldobrandini (1592/1605) con mensa in marmo pario e quattro lati in pavonazzetto, marmi presi dal Tempio di Minerva nel Foro di Nerva
Solo il papa può celebrare messa su quest'altare
1615/18 Carlo Maderno (1556/1629)
89 fiammelle in cornucopie bronzee dorate di Mattia De Rossi (1637/95)
Nella Nicchia dei Pallii insegne liturgiche d'onore fatte di fasce di lana bianca larghe 4/6 cm - 1,5/2 inches - con sei croci di seta nera
Mosaico "Cristo benedicente" del tempo di Leone IV (847/855)
Nel sottarco tre affreschi con "Storie della tomba e della Basilica" 1615 G.B. Ricci (c. 1550/1624). Sono gli unici dipinti in tutta la Basilica con quelli nella Cappella del SS. Sacramento e nella Cappella della Pietà
OTTO SALE OTTAGONE
Otto sale di c. 110 m² (1.184 square feet) l'una, ricavate nei quattro enormi piloni della cupola a c. 24 m (79 feet) d'altezza. Non sono aperte al pubblico
DUE SALE OTTAGONE DELLA MADONNA DELLA COLONNA (Ottagono dello Storpio e Ottagono di Simon Mago)
Documenti dell'Archivio Storico Generale della Fabbrica di S. Pietro in c. 2.000 m (6.560 feet) di scaffalatura, tra cui carte firmate da Antonio da Sangallo, Michelangelo, Bernini, Vanvitelli e Valadier
"Rilievi dal vecchio ciborio di S. Pietro" 1471/78 forse di Maestro fiorentino vicino ad Antonio Rossellino o Maestro romano vicino a Mino da Fiesole o Paolo Taccone detto Paolo Romano per il Card. G.B. Mellini
Dipinti di Ugo da Carpi (c. 1480/1532), Giacomo Zoboli (1681/1767), Francesco Trevisani (1656/1746), Agostino Ciampelli (1565/1630)
DUE SALE OTTAGONE DEI Ss. MICHELE E PETRONILLA
Depositi per materiali legati alle necessità liturgiche della basilica
DUE SALE OTTAGONE DELLA CAPPELLA GREGORIANA
Ottagono di S. Basilio
"Rilievi marmorei del monumento funerario di Paolo II Barbo (1464/71) 1475/77 di Mino da Fiesole (1429/84) e Giovanni Duknovich detto Giovanni Dalmata (c. 1440/1510)
Il monumento era originariamente collocato nell'antica basilica e aveva un'altezza di c. 11 m (36 feet)
"Modello ligneo in scala 1:15 della cupola di S. Pietro" eseguito da Michelangelo Buonarroti (1475/1564) e restaurato da Luigi Vanvitelli (1700/73)
Ottagono di S. Girolamo
"Modello della Basilica di S. Pietro" 1539/46 secondo il progetto di Antonio da Sangallo il Giovane in scala 1:29 apribile e accessibile all'interno
"Modelli di statue in gesso" di Antonio Canova (1757/1822) e Bertel Thorvaldsen (1770/1844)
DUE SALE OTTAGONE DELLA CAPPELLA CLEMENTINA (Ottagono della Trasfigurazione e Ottagono della Bugia)
"Modelli lignei per la costruzione della Sagrestia del 1715" tra cui quelli di Filippo Juvarra e Nicola Michetti
Pala d'altare dipinta a olio su lavagna "Caduta di Simon Mago" 1603 di Francesco Vanni (c. 1563/1610)
Nel 1727 molte pale d'altare vennero sostituite con mosaici
Sopra la Porta Santa, mosaico "S. Pietro" 1675 forse di Ciro Ferri (1634/89) o di G.B. Ricci
CUPOLA DEL VESTIBOLO DELLA PRIMA CAPPELLA A DESTRA (Dedicata alla Passione di Cristo)
Mosaico nella CUPOLA "Scena apocalittica di angeli che segnano la fronte degli eletti con il segno del Dio vivente" disegnato nel 1668 da Pietro Berrettini detto Pietro da Cortona (1597/1669) e dal suo allievo Ciro Ferri (1634/89) che completò l'opera dal 1669 al 1671, dopo la morte del suo maestro
Nei PENNACCHI mosaici con importanti figure dell'Antico Testamento:
"Noè con l'arca"
"Sacrificio di Isacco"
"Mosè con le tavole della Legge"
"Profeta Geremia"
1669/71 Ciro Ferri, tradotti in mosaico negli anni 1680/81 da Fabio Cristofari (c. 1615/89)
Nelle LUNETTE mosaici con sibille e profeti minori che hanno vaticinato la Passione:
"Sibilla Frigia"
"Sibilla Cumana"
"Profeta Amos"
"Profeta Zaccaria"
"Profeta Osea"
"Profeta Isaia"
1669/71 Ciro Ferri, tradotti in mosaico negli anni 1677/79 da Fabio Cristofari
Nel TAMBURO quattro statue in stucco "Angeli con simboli della Passione" 1712 di Lorenzo Ottoni (1648/1736)
PRIMA CAPPELLA A DESTRA (della Pietà)
Celeberrima "Pietà" agosto 1498/agosto 1499 di Michelangelo Buonarroti ventitreenne per il Card. Jean de Bilhères de Lagraulas ambasciatore di Carlo VIII re di Francia
Il piedistallo della statua è di Francesco Borromini (1599/1667)
Viene considerata universalmente come la statua più significativa e più bella al mondo
Fu collocata qui nel 1749. Era precedentemente collocata nella Cappella del Coro
Fu oggetto di un attentato nel 1972 da parte dello squilibrato austro-ungherese Laszlo Toth: urlando "Sono Gesù Cristo rinato dai morti" diede 15 martellate alla statua prima di essere fermato. Fu ricoverato per due anni in un ospedale italiano e dopo il rilascio andò in Australia dove tuttora risiede
Durante il restauro si scoprì una M disegnata dalle linee della mano destra della Vergine
Michelangelo aveva ascoltato non riconosciuto alcuni ammiratori della Pietà dubitare che fosse di sua mano essendo troppo giovane, attribuendola più plausibilmente a qualche scultore milanese. Egli allora entrò di notte nella Basilica e incise sulla fascia del vestito della Madonna Michael Angelus Bonarotus Florent Faciebat: è l'unica opera che egli firmò in tutta la sua vita
"La Madonna tiene in grembo Cristo morto, come se fosse un bambino dormiente; ed è giovane come quando Cristo era bambino. Forse la statua vuole essere proprio questo: una visione o, piuttosto, la previsione o prefigurazione che la Vergine ha della Passione del Figlio. Alla previsione si lega subito il rimpianto: il gesto dimostrativo della mano della Madonna dice che la previsione si è purtroppo avverata. È un arco di tempo dal passato al futuro che esclude il momento del presente, della realtà del fatto. La composizione è chiusa in una piramide, quasi a indicare che tutto ciò rientra in un concetto divino, che trascende il dolore, la pietà umana" (Giulio Carlo Argan)
"Michelangelo accentuò volutamente la giovinezza della Madonna discostandosi nettamente dalla consueta tradizione figurativa che voleva Maria rappresentata in età avanzata. Così ella viene a incarnare il simbolo della vite eterna. La Madonna, contemporaneamente Vergine e Madre, conserva l'immacolata giovinezza del volto, pur lasciando trasparire, dal suo assorto silenzio, tutto il dolore per la morte del Figlio, che appare dolcemente adagiato sul suo grembo, quasi senza peso. La figura di Cristo non ha la rigidità di un cadavere né mostra i segni delle ferite, come volevano raffigurarlo i realisti: è l'umanità perfetta del Dio-Uomo, non deformata dalla morte e non deturpata dai supplizi subiti" (Alfredo Maria Pergolizzi)
"Si riallaccia a una tipologia di raffigurazione derivata dalla religiosità popolare e dalla mistica tardomedievale, e diffusa fin dal XIV sec. soprattutto nell'Europa settentrionale con il nome di Vesperbild. La raffigurazione della Pietà era particolarmente idonea a richiamare visivamente il nesso tra l'incarnazione di Cristo, il suo farsi uomo, e il sacrificio eucaristico, la sua immolazione. Infatti la teologia medievale associava la Madonna sia alla nascita del Salvatore, sia all'altare sul quale veniva ripetuto il sacrificio di Cristo durante la messa. Il corpo di Cristo raffigurato disteso in grembo alla madre equivaleva dunque all'ostia che il prete sollevava durante l'eucarestia" (Frank Zöllner)
"È la sua opera più accuratamente rifinita. Deve aver speso un tempo sterminato a passarvi sopra abrasivi, finché la figura del Cristo non assunse un aspetto di politura quasi lucente, smaltato. Non si troveranno fori di trapano, ma studiando la testa di Cristo non potrà sfuggire che i capelli sono stati lavorati ampiamente a trapano" (Rudolf Wittkower)
Nella volta al centro affreschi "Trionfo della Croce", ai lati "Episodi della Passione" Giovanni Lanfranco (1582/1647): unici dipinti in tutta la Basilica insieme con quelli nella Cappella del SS. Sacramento e nella Confessione
PRIMO PASSAGGIO
A sinistra "Monumento alla regina Cristina di Svezia (1626/89)" 1691/1702 Carlo Fontana (1634/1714) con bassorilievo "Abiura al protestantesimo di Cristina di Svezia a Innsbruck nel 1655" di Jean-Baptiste Théodon (1646/1713) e "Angeli" di Lorenzo Ottoni (1648/1736)
La regina fu sepolta nelle Grotte della Basilica
Divenuta regina di Svezia a 6 anni nel 1632, visse in maniera anticonformista, rifiutò di sposarsi e si convertì segretamente al cattolicesimo. Nel 1654 abdicò a favore del cugino e si recò a Roma dove visse fino alla sua morte nel 1689. È diventata una delle più celebri icone gay
A destra "Statua di Leone XII Sermattei (1823/29)" con allegorie sopra la nicchia di "Religione" a sinistra e "Giustizia" a destra 1836 di Giuseppe De Fabris (1790/1860)
Leone XII è in realtà sepolto nella Cappella della Madonna della Colonna 
"Nel 1825 Leone XII aveva celebrato il giubileo del 1825 e l'evento è ricordato nel monumento con il papa, stante e benedicente, attorniato, in un fuori scala di ascendenza neomedievale, dai cardinali Cappellari (futuro Gregorio XVI), Pacca, Odescalchi e Zurla" (Roberto Cassanelli)
CAPPELLA DELLE RELIQUIE (sotto la statua di Leone XII)
Originariamente era un magazzino e fu trasformato in cappella c. 1664/71 da Bernini
Decorata c. 1750 da Luigi Vanvitelli (1700/73) e restaurata 1887 da Andrea Busiri Vici (1818/1911)
Sull'altare di fondo "Crocifisso ligneo" forse Pietro de' Cerroni detto Pietro Cavallini (c. 1240/1325) già nella prima cappella a destra e spostato qui nel 1749 quando dovette far posto alla "Pietà" di Michelangelo
Altare a sinistra con pala in mosaico "S. Nicola" 1680 di Fabio Cristofari (c. 1615/89)
Altare a destra con pala in mosaico "S. Giuseppe col Bambino Gesù" 1892 da un dipinto di Francesco Grandi (1831/91)
Sei grossi armadi settecenteschi per conservare le reliquie
Al centro della cappella c'è un minuscolo ascensore installato durante il pontificato di Pio XI Ratti (1922/39) che collega la Basilica con il Palazzo Apostolico
CUPOLA DEL VESTIBOLO DELLA SECONDA CAPPELLA A DESTRA (Dedicata ai martiri)
Mosaico nella CUPOLA "Scena apocalittica con schiera di martiri che procede con la palma del martirio verso l'Eterno in trono vicino all'Agnello" disegnato 1652/62 da Pietro Berrettini detto Pietro da Cortona (1597/1669) e dal suo allievo Ciro Ferri (1634/89)
"Qui Pietro da Cortona, assistito da Ciro Ferri, mostra una significativa testimonianza di decorazione barocca, dove il dinamismo e la scioltezza pittorica dell'invenzione sono esaltati dalle sue capacità prospettiche e compositive" (Alfredo Maria Pergolizzi)
Nei PENNACCHI mosaici con:
"Abele offre un agnello in sacrificio"
"Profeta Isaia con la sega strumento del martirio"
"Profeta Ezechiele (o Geremia)"
"Profeta Zaccaria"
Nelle LUNETTE mosaici con martiri dell'Antico Testamento:
"Martirio dei sette fratelli Maccabei e della loro madre"
"Mattatia uccide l'ebreo apostata"
"Angelo reca le palme del martirio sopra i corpi delle due madri ebree e dei loro figli"
"Vecchio Eleàzaro condannato a morte da Antioco perché si è rifiutato di mangiare la carne proibita"
"Daniele nella fossa dei leoni"
"I tre fanciulli Sadràc, Mesàch e Abdènego condannati da Nabucodonosor a bruciare vivi nella fornace di Babilonia"
1652/62 di Pietro da Cortona e 1659/63 di Raffaele Vanni (1587/1673) tradotti in mosaico negli anni 1654/60 da Matteo Piccioni, Guidobaldo Abbatini (1600/56), Fabio Cristofari (c. 1615/89) e Orazio Manenti
Nel TAMBURO quattro statue in stucco "Angeli con simboli del martirio" 1713 di Lorenzo Ottoni (1648/1736)
SECONDA CAPPELLA A DESTRA (di S. Sebastiano)
Copia in mosaico "Morte di S. Sebastiano" 1736 di Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) dall'originale del 1614 di Domenico Zampieri detto Domenichino (1581/1641) nella Pinacoteca Vaticana
"Il contrasto tra Vita e Morte gioca un ruolo formidabile nell'iconografia barocca, e una delle più caratteristiche innovazioni del periodo è quella che possiamo definire la "morte felicissima" - vale a dire, una scena nella quale l'agonia dell'essere umano morente e il lutto dei sopravvissuti si mescolano con un sentimento di suprema liberazione" (Erwin Panofsky)
Sotto l'altare fino a maggio 2011 c'era corpo di Innocenzo XI Odescalchi (1676/89) che però ha il monumento nella navata sinistra
Nel maggio 2011 il corpo di Innocenzo XI fu spostato nella Cappella Clementina e vi si pose la "Tomba di Giovanni Paolo II" Wojtyla (1978/2005)
A destra "Monumento di Pio XI Ratti (1922/39)" 1965 di Francesco Nagni (1897/1977)
Il libro che tiene aperto con la mano è una citazione per l'attenzione mostrata da Pio XI per le biblioteche Ambrosiana e vaticana
La statua sostituì il precedente monumento del 1949 di Pietro Canonica (1869/1959) che non era stato molto apprezzato e che fu spostato nel Palazzo del Laterano
Pio XI firmò il Concordato tra Stato Italiano e Chiesa del 1929 pur avversando molti aspetti del fascismo. Si batté contro il nazismo scrivendo anche un'enciclica in tedesco "Con viva preoccupazione" condannando l'ideologia nazista. Quando Hitler visitò Roma, si recò a Castelgandolfo e fece chiudere i Musei Vaticani e fece spegnere tutte le luci del Vaticano
A sinistra "Monumento di Pio XII Pacelli (1939/58)" 1961/64 di Francesco Messina (1900/95)
Messina rappresentò il papa con la mitra, il copricapo dei vescovi, invece che con la tiara, il copricapo dei papi, a sottolineare l'importante e drammatico ruolo di vescovo di Roma che Pio XII ebbe durante la tragica seconda guerra mondiale
Pio XII fu una figura controversa e criticata per la sua reazione più moderata al nazismo rispetto a quella del predecessore Pio XI
"Proseguendo la sua ricerca di forme naturali dal modellato solido e vibrante, realizzò la monumentale statua in marmo di S. Caterina da Siena nei giardini di Lungotevere Castello e per la Basilica di S. Pietro concepì il Monumento a Pio XII: una grande scultura pensata per rendere appieno, nella verticalità dei volumi e nella vitalità cromatica della superficie, la statura ecclesiastica del pontefice benedicente" (Rosanna Ruscio - Dizionario Biografico degli Italiani Treccani)
SECONDO PASSAGGIO
A destra "Sepolcro di Innocenzo XII" Pignatelli (1691/1700) progettato da Ferdinando Fuga (1699/1782)
Sculture "Papa" tra "Carità" e "Giustizia" 1746 di Filippo Della Valle (1698/1768)
"Nel corso del 1600 l'influenza politica del pontefice era andata gradualmente sfumando e ciò si riflette nei monumenti papali del periodo. Già il Clemente IX del Guidi in S. Maria Maggiore - 1675 - e il Clemente X del Ferrata in S. Pietro - c. 1685 - avevano dimostrato un notevolmente indebolito gesto benedicente e una diminuzione di volume; questo processo proseguì finché Filippo Della Valle fece del suo Innocenzo XII un fragile vecchio piuttosto che il capo simbolico della cristianità" (Rudolf Wittkower)
"L'intera composizione è una piccola gemma per l'impiego di marmi antichi e rari (giallo antico, verde antico, breccia di Sciro o di Settebassi). Le due allegorie, nonostante l'impostazione ancora classica, si animano e si completano con uno spirito tutto rococò, anche grazie alla presenza di vivaci e graziosi puttini. I personaggi femminili non presentano gli accenti naturalistici che si riscontrano nelle opere di Bernini, ma rimangono figure idealizzate, costruite con elegantissima morbidezza pittorica, nella pur solida struttura" (Alfredo Maria Pergolizzi)
A sinistra "Monumento della Contessa Matilde di Canossa" 1634/37 di Bernini
Putti reggicartiglio sul sarcofago: a destra di Luigi Bernini (1612/81), fratello di Gian Lorenzo, a sinistra di Andrea Bolgi (1606/56) autore anche del cartiglio
Rilievo sul sarcofago con "Perdono concesso da Gregorio VII (1073/85) all'imperatore Enrico IV nel 1077 a Canossa, alla presenza della contessa Matilde, di suo figlio Amadeo e dell'abate Ugo di Cluny" 1634/36 di Stefano Speranza
Putti in cima all'arco e stemma araldico di Matteo Bonarelli (marito di Costanza, amante del Bernini), Andrea Bolgi e Lorenzo Flori
Matilde nacque nel 1046 e si trovò a possedere a 30 anni un territorio che andava dal Lazio al Lago di Garda. Sostenne Gregorio VII nella lotta per le investiture contro l'imperatore tedesco Enrico IV
CUPOLA DEL VESTIBOLO DELLA TERZA CAPPELLA A DESTRA (Dedicata all'Eucaristia)
"Il progetto di decorazione era stato inizialmente affidato, nel 1640, a Niccolò Tornioli. Nel 1562 la Congregazione della Reverenda Fabbrica decise di trasferire l'incarico a Pietro da Cortona (...). Il tema iconografico dominante è il Mistero Eucaristico, una volontaria sottolineatura di un soggetto a quel tempo contestato dai protestanti e illustrato con grandi scene che riecheggiano le lotte religiose" (Alfredo Maria Pergolizzi)
Nei PENNACCHI mosaici con personaggi che hanno annunziato il sacrificio eucaristico:
"Melchisedek, re di Salem, offre il pane"
"Elia nutrito da un angelo"
"Un sacerdote distribuisce il pane cerimoniale"
"Aronne riempie un vaso con la manna"
1653/63 di Ciro Ferri (1634/89), Matteo Piccioni, Guidobaldo Abbatini (1600/56), Fabio Cristofari (c. 1615/89) e Orazio Manenti
Nelle LUNETTE mosaici con episodi di castigo per chi si ciba indegnamente dell'Eucarestia:
"Sommo sacerdote offre le primizie del grano"
"Due dei dodici esploratori inviati da Mosè nel paese di Canaa ritornano con il grappolo d'uva"
"Uzzà muore per aver toccato indegnamente l'Arca"
"Un serafino purifica le labbra di Isaia con un carbone ardente"
"Gionata, figlio di Saul, si nutre con un favo di miele"
"L'idolo di Dagon distrutto dall'Arca di Dio"
1659/63 di Raffaele Vanni (1587/1673) tradotte in mosaico da Orazio Manenti
Nel TAMBURO quattro statue in stucco "Angeli con simboli eucaristici" 1713 di Lorenzo Ottoni (1648/1736)
Cancello di bronzo 1629/30 di Francesco Borromini che progettò anche i due portali di marmo ai lati dell'altare della cappella
Quattordici bassorilievi in stucco sulla volta e sette sulle pareti con "Storie del Vecchio e Nuovo Testamento" 1623/27 di G.B. Ricci (c. 1550/1624)
Altare e "Ciborio" di bronzo dorato e lapislazzuli 1674 di Bernini commissionato quasi cinquant'anni prima da Urbano VIII
"Marmi colorati, bronzo dorato e lapislazzuli si combinano in un quadro di sublime bellezza che esprime simbolicamente la perfezione immateriale del mondo angelico e lo splendore di Dio. Con il suo modo rivoluzionario di trattare colore e luce, il Bernini diede l'avvio a uno sviluppo di immense conseguenze" (Rudolf Wittkower)
"Versione barocca di un tema familiare; sembra probabile che la sua fonte di ispirazione sia stato un rilievo forse di Andrea Sansovino in S. Croce in Gerusalemme, che lui sicuramente conosceva (...). La piangente e umana adorazione degli angeli in contrasto con l'architettura senza tempo dell'edificio è tipica del tardo stile di Bernini. Nei suoi ultimi anni sembra che abbia trovato nelle inesorabili leggi dell'architettura una commovente antitesi al nostro transitorio stato umano" (Howard Hibbard)
Sull'altare olio su lavagna "Trinità" 1628/32 di Pietro Berrettini detto Pietro da Cortona unica pala d'altare non in mosaico in tutta la Basilica
"Nel 1627 la Congregazione della Reverenda Fabbrica aveva deciso di affidare l'esecuzione dell'opera per questa cappella a Guido Reni. A causa di opinioni divergenti (...) la trattativa fallì e in seguito all'improvvisa e polemica partenza del pittore per Bologna, nel febbraio dell'anno successivo la commissione passò al Cortona, grazie anche all'appoggio del cardinale Francesco Barberini. Tipica composizione barocca, dinamica, animata da molte figure ma allo stesso tempo armoniosamente raccolta, è diventata un modello iconografico ammirato a suo tempo e ripreso nel secolo successivo" (Alfredo Maria Pergolizzi)
Ai muri tele "Angeli" 1742 di Giacomo Zoboli (1681/1767)
A destra "Due colonne tortili" dalla vecchia Basilica con al centro copia in mosaico di "S. Francesco stigmatizzato" di Domenichino in S. Maria della Concezione
A sinistra organo del 1582
TERZO PASSAGGIO
L'ingresso al passaggio è sormontato da sculture "Fama regge lo stemma di Innocenzo X Pamphilj (1644/55)" di Luigi Bernini (1612/81) su disegno del fratello Gian Lorenzo Bernini
A destra "Monumento di Gregorio XIII" Boncompagni (1572/85) 1720/23 di Camillo Rusconi (1658/1728) per il Card. Giacomo Boncompagni pronipote del papa
Statue di allegorie: a sinistra "Religione" con tavole della Legge e libro dei Vangeli, a destra "Magnificenza nelle vesti di Minerva" appoggiata a scudo con firma di Camillo Rusconi
Dal 4 ottobre 1582 si passò direttamente al 15 ottobre, cancellando 10 giorni, per ovviare allo sfasamento di 11 minuti e 14 secondi l'anno accumulatisi di tempi della riforma del calendario voluta da Giulio Cesare. I popoli cattolici l'adottarono immediatamente, i protestanti nel XVIII sec. e gli ortodossi più tardi
"Pur essendo profondamente legato alla concezione scultorea del Bernini, il Rusconi mescolò elementi dal Leone XI dell'Algardi (allegorie) e dall'Innocenzo XI del Monnot (bianchezza del monumento, sarcofago trapezoidale con rilievo e idea di collocare il papa seduto sul sarcofago) ma non fu una semplice ripetizione. Il suo monumento è sistemato asimmetricamente: il papa non è seduto sull'asse centrale, né le allegorie seguono la consueta disposizione araldica. La tomba fu composta per essere vista da una sola parte e anche il drappeggio del Coraggio, visto da sinistra, crea una diagonale predominante che lega l'allegoria alla figura del papa. La tomba è una rara sintesi delle tendenze classicheggianti e barocche dell'Algardi e del Bernini, compiuta con successo nell'eroico tardo barocco di Rusconi" (Rudolf Wittkower)
A sinistra "Tomba di Gregorio XIV" Sfondrati (1590/91) con statue in stucco a sinistra "Religione" e a destra "Giustizia" di Prospero Antichi detto Prospero Bresciano (attivo dal 1580/m. dopo il 1592)
Gregorio XIV fu papa per solo 10 mesi
Le due statue sono modelli in stucco, appartenevano alla tomba provvisoria di Gregorio XIII che era originariamente collocata qui e avrebbero dovuto essere realizzati in marmo o bronzo. Il monumento di Gregorio XIV non fu mai completato ed è l'unico nella Basilica senza la statua del papa
Anche l'urna era in stucco e quella attuale in marmo fu fatta solo nel 1842
I tre affreschi a monocromo fanno riferimento alla vita di Gregorio XIII
1583 Giacomo Della Porta (1533/1602) per Gregorio XIII Boncompagni (1572/85)
Fu la prima cappella a essere utilizzata per la liturgia nella nuova basilica e la prima a essere decorata con mosaici:
Nella CUPOLA della cappella mosaici "Simboli mariani sostenuti da angeli tratti dalle Litanie Lauretane" eseguiti 1772/75 su disegni del siciliano Salvatore Monosilio (noto dal 1744/m. 1776)
Nei PENNACCHI mosaici con "S. Gregorio Magno", "S. Girolamo", "S. Gregorio Nazianzeno" e "S. Basilio"
Nelle LUNETTE mosaici con "Maria Annunziata", "Arcangelo Gabriele", "Ezechiele" e "Isaia"
Furono eseguiti negli anni 1578/79 da artisti veneziani su modelli di Girolamo Muziano (1532/92). Furono restaurati negli anni 1758/79
"Il rivestimento delle pareti e delle volte con marmi policromi, stucchi e mosaici seguì la tradizione delle cappelle private romane, inaugurata da Raffaello nella Cappella Chigi in S. Maria del Popolo. Progressivamente i medesimi schemi decorativi si diffusero in tutta la basilica" (Christof Thoenes)
SULL'ALTARE
"Madonna del Soccorso" risalente, secondo la tradizione, ai tempi di Pasquale II (1099/1118), già nella vecchia basilica. È la più antica e venerata immagine mariana della basilica
SOTTO L'ALTARE
Sepolcro di S. Gregorio Nazianzeno che dà il nome alla cappella, assieme a Gregorio XIII che ne fece traslare qui le spoglie nel 1580 dalla chiesa di S. Maria in Campo Marzio
A DESTRA
"Tomba di Gregorio XVI" Cappellari (1831/46) 1854 di Luigi Amici (1817/97) in un piuttosto freddo stile purista. Il ritratto del pontefice è però effettivamente molto dignitoso e ricco di pathos
Statue di allegorie: a sinistra "Sapienza" e a destra "Prudenza"
Nel bassorilievo sul sarcofago "Attività per le missioni cattoliche del Card. Cappellari come prefetto della Congregazione di Propaganda Fide"
Gli stipiti della porta del monumento sono di alabastro provenente dall'Egitto
Ai lati del monumento "Due colonne di marmo bigio africano" provenienti dal Tempio della Dea Roma nei pressi del Colosseo
A SINISTRA
Mosaico "Comunione di S. Girolamo" da originale di Domenico Zampieri detto Domenichino (1581/1641) ora nella Pinacoteca Vaticana. Fu eseguito nel 1730 da Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) con ritocchi di Alessandro Cocchi e Giuseppe Ottaviani
Giovanni XXIII volle il Concilio Vaticano II che aggiornò la chiesa cattolica ai tempi e cambiò la liturgia. Conosciuto affettuosamente come "Il papa buono" e "Il più amato papa nella storia" è stato dichiarato Beato da Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000, penultimo passo sulla strada della santità
PASSAGGIO AL TRANSETTO DESTRO
A destra "Tomba di Benedetto XIV" Lambertini (1740/58) 1769 di Pietro Bracci (1700/73) con figure allegoriche: a sinistra "Sapienza sacra" e a destra "Disinteresse" che rifiuta le ricchezze offerte da un putto con le ali di pipistrello. La figura del Disinteresse fu eseguite da Gaspare Sibilla (c. 1723/82), allievo del Bracci 
"Il Bracci fece un gran numero di tombe fra le quali quelle di Benedetto XIII in S. Maria sopra Minerva e questa di Benedetto XIV, oltre a molti ritratti a mezzo busto con fine penetrazione psicologica e un vibrante e magistrale modo di trattare la superficie. Ancora dipendente dall'idioma del Bernini, egli lo trasformò in uno stile settecentesco tenero e lirico, perfino qualche volta sentimentaleggiante" (Rudolf Wittkower)
"L'idea di rappresentare il papa in piedi, rompendo con la tradizione precedente, compare in un disegno di Paolo Posi al quale Bracci potrebbe aver collaborato e che risale probabilmente al 1760" (Jennifer Montagu)
A sinistra mosaico "L'ultima messa di S. Basilio nell'anno 372 alla presenza dell'imperatore Valente" 1748/51 di quattro mosaicisti diretti da Luigi Vanvitelli da originale 1743/47 di Pierre Subleyras (1699/1749) ora nella Basilica S. Maria degli Angeli e dei Martiri
Sotto corpo di S. Giosafat qui traslato nel 1963, fondatore nel 1617 dell'Ordine Basiliano
ALTARE CENTRALE
Mosaico "Martirio dei Ss. Processo e Martiniano" 1737 di Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) dal dipinto originale del 1630 di Jean Valentin detto anche Valentin de Boulogne (c. 1591/1632) nella Pinacoteca Vaticana
Reliquie dei Ss. Processo e Martiniano dalla vecchia Basilica nella quale erano state portate da Pasquale I (817/824): secondo la tradizione erano i carcerieri di S. Pietro nel carcere mamertino
Ai lati dell'altare centrale "Due colonne monolitiche di giallo antico" da Chemtou in Tunisia, che con le altre due nel transetto opposto sono considerate uniche al mondo per grandezza e lavorazione
Ovali ai lati con ritratti in mosaico "S. Antonio Maria Claret" e "S. Gioacchina de Vedruna" del XIX sec.
Stucchi nella semicalotta della nicchia "Episodi della vita di S. Paolo" 1597/99
A destra ALTARE DI S. VENCESLAO DI BOEMIA
Mosaico "S. Venceslao di Boemia" 1739/40 di Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) e Giuseppe Ottaviani dal dipinto originale del 1632 di Angelo Caroselli (1585/1652) al Kunsthistorisches Museum di Vienna
Nel quadro è stato inserito un quadro da Caroselli con l'episodio del martirio di S. Venceslao: era il giovane re della Boemia nel X sec. e fu ucciso dal fratello minore mentre pregava. Il suo corpo è venerato nel Duomo di S. Vito a Praga da lui fondato
Ovali ai lati con ritratti in mosaico con "S. Cirillo" e "S. Metodio" del XIX sec.
Stucchi nella semicalotta della nicchia "Episodi della vita di S. Tommaso" 1597/99
A sinistra ALTARE DI S. ERASMO
Mosaico 1737/39 "Martirio di S. Erasmo" di Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) e Giuseppe Ottaviani dal dipinto originale 1628/29 di Nicolas Poussin (1594/1665) nella Pinacoteca Vaticana
Ovali ai lati con ritratti in mosaico con "S. Vladimiro" e "S. Olga" del XIX sec.
Stucchi nella semicalotta della nicchia "Episodi della vita di S. Giacomo Maggiore" 1597/99
Stucchi 1749 di Luigi Vanvitelli (1700/73) e tre medaglioni "Storie di Ss. Pietro e Paolo" di G.B. Maini (1690/1752)
Statue nelle nicchie DELL'ORDINE INFERIORE
A DESTRA
"S. Gaetano da Thiene" 1738 di Carlo Monaldi (c. 1690/1760
"S. Girolamo Emiliani" 1757 di Pietro Bracci (1700/73)
A SINISTRA
"S. Brunone" 1744 del francese Michelangelo Slodtz (1705/64) che visse a Roma per 17 anni
"Un avvenimento drammatico sostituì, dovunque era possibile, la semplice interpretazione della devozione e della visione. Slodtz scelse di rappresentare il drammatico rifiuto del santo della mitra e del pastorale. L'interesse per l'episodio sembra indebolire il contenuto superpersonale. Una simile figura illustra estremamente bene l'elegante tendenza del rococò francese nella scultura romana verso la metà del Settecento" (Rudolf Wittkower)
"S. Giuseppe Calasanzio" 1755 di Innocenzo Spinazzi (1718/98)
"Allievo di G.B. Maini, volse la tradizione barocca verso soluzioni più asciutte, in un delicato equilibrio tra classicismo, naturalismo e grazia settecentesca, ancor più evidente nella sua successiva produzione" (Enciclopedia Treccani)
STATUE NELLE NICCHIE DELL'ORDINE SUPERIORE
A DESTRA
"S. Francesca Saverio Cabrini" 1947 di Enrico Tadolini (1884/1967)
Nata nel 1850 andò in America a 40 anni, prese la cittadinanza americana nel 1909, fu la prima a essere canonizzata, nel 1946, dei sette santi americani, la prima missionaria donna ed è la patrona degli emigranti. Morì nel 1917
"S. Giovanna Antida Thouret" 1949 di Carlo Quattrini ed Enrico Quattrini (1863/1950)
A SINISTRA
"S. Paolo della Croce" 1876 di Ignazio Jacometti (1819/83)
"S. Bonfiglio Monaldi" 1906 di Cesare Aureli (1843/1923)
PASSAGGIO ALLA CAPPELLA DEI SS. MICHELE E PETRONILLA
A destra "Monumento di Clemente XIII" Rezzonico (1758/69) 1784/92 di Antonio Canova (1757/1822) con figure allegoriche: a sinistra "Religione" e a destra "Genio della Morte"
Canova andò a Caserta per disegnare dal vero i "Leoni" nel Giardino Reale della Reggia. Quello a destra rappresenta la Forza sempre sveglia, quello a sinistra la Mansuetudine che modera la forza
"Il solenne e impegnativo monumento è impostato su una composizione regolare ed equilibrata e il tema della morte vi è affrontato con serena meditazione. Le cupe allegorie barocche sulla morte si trasformano qui nell'immagine simbolica della religione cristiana e del genio funebre, con la fiaccola rovesciata, tenera allusione alla fugacità della vita terrena" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
"Con la purezza delle superfici e la semplicità delle linee compositive, quest'opera introduce nella Basilica Vaticana lo stile neoclassico. Il complesso scultoreo, eseguito in marmo di Carrara, ad eccezione delle basi in lumachella e dei due leoni in travertino, (...) ha come vertice il ritratto del papa in ginocchio, dal volto realisticamente animato. (...) Con grande minuzia Canova affrontò il virtuosistico lavoro di rifinitura del prezioso piviale: un riferimento ben appropriato perché questo pontefice (...) è ricordato nella storia dell'arte tessile per la preziosità e la ricchezza dei paramenti indossati" (Alfredo Maria Pergolizzi)
A sinistra mosaico "Navicella degli apostoli" copia in mosaico di Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) del 1721 da originale 1627/28 di Giovanni Lanfranco (1582/1647) ora nella loggia delle benedizioni
Il mosaico aveva a sua volta rimpiazzato un affresco del 1605 dell'egregio pittore genovese Bernardo Castello (c. 1557/1629). Per lui questo lavoro era il picco della sua carriera ma non fu ben ricevuto. Quando seppe della decisione di sostituire il dipinto nel 1626, ebbe un esaurimento nervoso che lo portò alla morte tre anni dopo 
La CUPOLA è l'unica della basilica ad alternare mosaici a figure in stucco eseguite nel 1725 da Lorenzo Ottoni (1648/1736). Nei mosaici "Gloria angelica" 1726/29 di Fattori, Gossoni, Fiani, Clori, Enuò e Cocchi da disegni di Nicolò Ricciolini (1687/1772) degli anni 1721/26
Nelle LUNETTE mosaici con "Angeli e vita di S. Petronilla"
Nei PENNACCHI mosaici con dottori e padri della chiesa greca e latina che hanno scritto opere sugli angeli: "Leone Magno" e "Dionigi l'Aeropagita" da dipinti di Andrea Sacchi (1599/1661), "S. Bernardo" da un dipinto di Carlo Pellegrini (1605/49) e "S. Gregorio Taumaturgo" da un dipinto di Giovanni Francesco Romanelli (1610/62)
"La cappella può essere considerata la testimonianza della devozione dei re di Francia e del loro popolo per la Chiesa cristiana e per la basilica in particolare. Essa sostituisce la rotonda imperiale, già sita sul lato sinistro dell'antico S. Pietro, dove Paolo I (757/767) aveva sistemato i resti di S. Petronilla dopo la loro esumazione dalla Catacomba di S. Domitilla. (...) Nel 781 Carlo Magno battezzò nella rotonda il figlio Carlomanno e per i secoli seguenti i sovrani francesi, dai Carolingi sino ai Valois, la elessero loro chiesa nazionale, restaurandola e arricchendola di doni fino alla distruzione, decretata da Giulio II per far posto alla nuova basilica" (Alfredo Maria Pergolizzi)
SULL'ALTARE
Mosaico "S. Michele Arcangelo" 1758 di Bernardino Regoli e Giovan Francesco Fiani dall'originale del 1635 di Guido Reni (1575/1642) in S. Maria della Concezione
Celeberrimo dipinto del quale ci sono centinaia di copie sparse per il mondo. Fu un omaggio di Reni al dipinto di Raffaello di uguale soggetto ora al Louvre: il volto del diavolo è quello di nientemeno che il Card. G.B. Pamphilj il quale nove anni dopo sarebbe diventato papa Innocenzo X e che aveva maltrattato lo stesso Reni e la famiglia Barberini, protettrice dell'artista
A SINISTRA
Mosaico "Seppellimento e gloria di S. Petronilla" 1728/30 di Pietro Paolo Cristofari (1685/1743), Filippo Cocchi e Giuseppe Ottaviani dal dipinto originale del 1623 di Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino (1591/1666)
"Anche se è uno dei primi mosaici eseguiti nella basilica, rimane il capolavoro dell'intera serie per l'alto valore artistico del dipinto riprodotto e per la sensibile capacità dei mosaicisti di mantenere fedelmente i rapporti cromatici e plastici dell'originale" (Alfredo Maria Pergolizzi)
Sotto l'altare reliquie di S. Petronilla
Sul PAVIMENTO lastra marmorea con tomba dei due papi Della Rovere: Sisto IV (1471/84) e suo nipote Giulio II (1503/13) qui traslati nel 1926 dalla Cappella del Coro assieme ai due parenti cardinali Galeotto Della Rovere e Fazio Santoro
La famosissima tomba di Giulio II progettata da Michelangelo in S. Pietro in Vincoli è quindi vuota
Al centro del pavimento "Stemma di S. Pio X Sarto (1903/14)" 1908 in marmi preziosi, eseguito in occasione del cinquantenario del suo sacerdozio
PASSAGGIO ALL'ABSIDE
A destra "Tomba di Clemente X" Altieri (1670/76) 1684 di Mattia De Rossi (1637/95) per il Card. Paluzzo Paluzzi degli Albertoni nipote di Clemente X, eseguito da ex collaboratori di Bernini:
"Statua del papa" di Ercole Ferrata (1610/86)
A sinistra "Clemenza" di Giuseppe Mazzuoli (1644/1725)
A destra "Benignità" di Lazzaro Morelli (1608/90)
Bassorilievo "Apertura della Porta santa nel 1675" di Leonardo Retti (attivo 1670/1709)
"Putti" di Filippo Carcani (attivo 1670/91)
Agli angoli del sarcofago "Teschi con parrucche" di Francesco Aprile (?/1685)
Nel 1962 fu oggetto di un attentato con una bomba a orologeria che esplose dopo la chiusura e che fortunatamente provocò pochi danni
A sinistra mosaico "S. Pietro risuscita la fanciulla Tàbita" 1758/60 di Fiani, Ottaviani, Regoli e Paleat da originale 1736/40 di Placido Costanzi (1702/59) in S. Maria degli Angeli e dei Martiri
Coprì un affresco rovinato con lo stesso soggetto del 1606 di Giovanni Baglione: gli aveva valso il titolo onorifico del Cavalierato di Cristo ma era stato molto criticato da Caravaggio che l'aveva pubblicamente sbeffeggiato
Stucchi 1749 di Luigi Vanvitelli (1700/73) e tre medaglioni "Storie di Ss. Pietro e Paolo" di G.B. Maini (1690/1752)
"Cattedra di S. Pietro" 1656/65 straordinario capolavoro di Bernini per Alessandro VII Chigi (1655/67)
Sul dossale rilievi bronzei "Cristo affida a Pietro la guida della Chiesa", sul fianco sinistro "Consegna delle chiavi", sul fianco destro "Lavanda dei piedi"
Bernini ebbe 35 collaboratori tra cui Ercole Ferrata (1610/86), Ercole Antonio Raggi (1624/86) e Lazzaro Morelli (1608/90)
La sedia lignea è in realtà un trono dell'anno 875 regalata da Carlo il Calvo a Giovanni VIII (872/882) in occasione della sua incoronazione qui
Enormi statue bronzee di Dottori della Chiesa:
Davanti a destra "S. Agostino", a sinistra "S. Ambrogio" (Chiesa latina)
Dietro a sinistra "S. Atanasio", a destra "S. Giovanni Crisostomo" (Chiesa greca)
La struttura pesa 74 tonnellate (81,5 tons) di bronzo per un'altezza di 14,74 m (48,3 feet). Le statue dei Dottori della Chiesa sono alte 5,35 m (17,5 feet)
Finestra con vetro dipinto "Colomba dello Spirito Santo" 1911 del vetraio tedesco Hagle dal disegno originale di Giovanni Paolo Schor (1615/74)
"La Cattedra come altri suoi lavori è stata progettata per una veduta principale inquadrata; fu concepita come quadro scolpito, pieno di colore di dimensioni enormi. Il principio compositivo che si cela qui dietro l'uso del colore è ovvio: il colore illumina, e diventa tanto più visionario, quanto più i personaggi e gli oggetti sono vicini alla regione celeste. La policromia ha quindi un significato soprannaturale" (Rudolf Wittkower)
"I quattro Dottori della Chiesa in bronzo, con le espressioni cariche di pathos, con i gesti impetuosi, rivelano ancora un lontano richiamo alla grande pittura di Rubens, mentre la Gloria del Paradiso in stucco dorato, bronzo e vetro si pone a coronamento di ricerche figurative, sul tema dell'apparizione celeste e dello spazio incommensurabile, che avevano interessato, da Correggio in poi, gli artisti italiani da più di un secolo" (Alessandro Angelini)
"Il vetro dipinto, al centro della composizione, è insieme luce e immagine pittorica senza che, in virtù della perfetta regia, l'occhio dell'osservatore sia turbato dal contrasto di toni" (Paolo Portoghesi)
ALTARE bronzeo 1975 dello statunitense Albert Friscia (1911/89) coperto dall'altare mobile del 1907 di Costantino Annecher decorato da un medaglione con busti di S. Pietro e S. Paolo 
A DESTRA
"Monumento di Urbano VIII" Barberini (1623/44) 1627/47 di Bernini
Statua a sinistra "Carità" con le sembianze di Costanza Bonarelli moglie di un collaboratore di Bernini e sua amante, fatta da lui sfregiare dopo aver saputo che era stata anche l'amante di suo fratello a sua volta punito con una bastonatura
La statua aveva originariamente il seno nudo che fu coperto a fine 1800
Statua a destra "Giustizia"
Prima affermazione della tipologia di tomba barocca erede delle Tombe Medici di Michelangelo
Sopra il sarcofago raffigurazione di uno scheletro che scrive l'epitaffio come memento mori. Si notano nei fogli anche le iniziali dei papi precedenti Urbano VIII: la G di Gregorio XV Ludovisi (1621/23) e la P di Paolo V Borghese (1605/21)
"La morte che scrive è un modo vivo e pulsante di sostituire il banale cartiglio epigrafico" (Maurizio Fagiolo Dell'Arco)
"Il contrasto di materiali è significativo: tutto ciò che è in diretto contatto con il defunto, il sarcofago, la Morte, la statua papale stessa è realizzato in bronzo scuro, le allegorie delle Virtù invece sono in splendente marmo bianco: esse con le loro qualità umane, particolarmente la Carità, si pongono come mediatrici fra l'osservatore e il papa. Bernini, superando il compassato classicismo dei monumenti sepolcrali cinquecenteschi, infonde al tema funebre vitalità e nuova dinamicità spettacolare: crea l'archetipo della tomba barocca" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
A SINISTRA
"Monumento di Paolo III" Farnese (1534/49) 1551/75 di Guglielmo Della Porta (1515/77) per il Card. Alessandro Farnese
Il basamento era originariamente la tomba del vescovo di Bagnoregio Francesco de Solis (m. 1545)
Statua a sinistra "Giustizia" con le sembianze di Giulia Farnese, sorella di Paolo III, coperta nel 1595 con veste di metallo dipinta di bianco da Teodoro Della Porta (1567/1638) figlio di Guglielmo
Statua a destra "Prudenza" con le sembianze di Giovannella Caetani, madre di Paolo III
Originariamente facevano parte del monumento anche "Abbondanza" e "Pace" ora a Palazzo Farnese
Tra le due statue preziosa "Maschera" in raro marmo nero portoro dagli Orti Farnesiani sul Palatino
Fu la prima tomba papale monumentale a essere eretta nella Basilica
Fu spostata dal pilone di S. Andrea a questa posizione nel 1628 da Bernini
Giulia Farnese era nota come Giulia Bella. Aveva occhi corvini, capelli lunghissimi tinti di biondo e la carnagione candida che sembra lei amasse far risaltare dormendo solo su lenzuola di seta nera. Dall'età di 15 anni fu per cinque anni amante dell'allora cinquantottenne Card. Rodrigo Borgia poi divenuto papa Alessandro VI (1492/1503), nonostante si fosse appena sposata con Orso Orsini che era affetto da foruncolosi e orbo a un occhio
Divenne la concubina ufficiale del papa e fece diventare cardinale il fratellino Alessandro soprannominato cardinale della gonnella. In seguito il fratellino diventerà a sua volta papa con il nome di Paolo III
Gioacchino Belli in un sonetto descrive il motivo per la censura della statua della Giustizia: un signore ingrese (o forse un seminarista spagnolo) era stato sorpreso a masturbarsi di fronte al seducente nudo
"Si vuole che Guglielmo abbia eseguito l'opera sotto la direzione di Michelangelo. Al di là della conferma storica, michelangiolesca è la concezione della statua seduta del defunto e ancor più quella delle due allegorie distese sulle volute sottostanti, nitido richiamo alle Tombe Medicee nella Sagrestia Nuova di S. Lorenzo a Firenze" (Alfredo Maria Pergolizzi)
"Era inevitabile che la Cattedra venisse posta nell'abside centrale tra le tombe dei due papi i cui pontificati incorniciano il periodo attivo della Controriforma. Niente simboleggia la nuova Ecclesia Triumphans più chiaramente di questo" (Howard Hibbard)
STATUE NELLE NICCHIE DELL'ORDINE INFERIORE
A DESTRA
"Profeta Elia" 1727 di Agostino Cornacchini (1683/1740)
"S. Domenico" 1706 di Pierre Legros (1666/1719)
A SINISTRA
"S. Benedetto" 1735 di Antonio Montauti (1685/1740)
"S. Francesco" 1727 di Carlo Monaldi (c. 1690/1760)
Sotto la statua "Lapide a ricordo della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione" l'8 dicembre 1854
STATUE ELLE NICCHIE DELL'ORDINE SUPERIORE
A DESTRA
"S. Francesco di Sales" 1845 di Adamo Tadolini (1788/1868)
"S. Francesco Caracciolo" 1834 di Francesco Massimiliano Laboureur (1767/1831) e Innocenzo Fraccaroli
A SINISTRA
"S. Francesca Romana" 1850 di Pietro Galli (1804/77) allievo di Bertel Thorvaldsen
"S. Alfonso Maria de' Liguori" 1839 di Pietro Tenerani (1789/1869)
PASSAGGIO ALL'ABSIDE
A destra "Tomba di Alessandro VIII" Ottoboni (1689/91) 1725 di Carlo Arrigo di San Martino per il pronipote del papa il Card. Pietro Ottoboni
Bassorilievo "Consegna dei doni durante la canonizzazione del 1690 di vari santi tra cui S. Giovanni da Dio, Pasquale Baylon, Giovanni da S. Facondo e Lorenzo Giustiniani" del genovese Angelo De Rossi (1671/1715) che aveva disegnato e modellato in stucco anche le statue del papa e le allegorie eseguite dopo la sua morte da Giuseppe Bertosi (papa) e Giuseppe Raffaelli (a sinistra "Religione" e a destra "Prudenza")
Dietro alla tomba di Alessandro VIII c'è la piccola SAGRESTIA OTTOBONI recentemente restaurata con "Rilievi bronzei" e "Crocifisso" 1972 di Francesco Messina (1900/95) e due tele seicentesche di Francesco Perugini da Sermoneta
A sinistra mosaico "Ss. Pietro e Giovanni risanano un paralitico" 1751/58 di Ottaviani, Cocchi, Enuò e Paleat degli anni 1746/49 dal dipinto originale di Francesco Mancini (1679/1758) ora nella Sala delle Benedizioni
Iniziata da Jacopo Barozzi detto Vignola (1507/73) e completata da Giacomo Della Porta (1533/1602)
Nella CUPOLA della cappella mosaici "Allegorie e simboli della Vergine" 1751/57 di  Fattori, Gossoni, Regoli, Paleat, Ottaviani, Polverelli e Volpini da disegni del 1742 di Giacomo Zoboli (1681/1767)
Nelle LUNETTE mosaici con "Re David", "Re Salomone", "Vergine Maria con il Bambino Gesù" e "Sogno di Giuseppe" 1643/44 del viterbese Giovanni Francesco Romanelli (1610/62) allievo di Pietro da Cortona, eseguite in mosaico 1645/47 da G.B. Calandra e Guidobaldo Abbatini (1600/56)
Nei PENNACCHI mosaici con quattro dottori della Chiesa: "S. Germano" e "S. Bonaventura" di Giovanni Lanfranco (1582/1647) ; "S. Giovanni Damasceno" e "S. Tommaso d'Aquino" di Andrea Sacchi (1599/1661) eseguiti in mosaico negli anni 1630/36 da G.B. Calandra
SULL'ALTARE
Venerata "Madonna" del XV sec. su un tronco di colonna di marmo portasanta già nella navata centrale della vecchia Basilica. La splendida cornice marmorea fu disegnata nel 1581 da Giacomo Della Porta (1533/1602)
Una copia di quest'immagine fu fatta collocare in mosaico al posto di una finestra del Palazzo Apostolico prospiciente Piazza S. Pietro per volere di Giovanni Paolo II in seguito all'attentato del 13 maggio 1981
SOTTO L'ALTARE
"Sarcofago cristiano" del IV sec. con spoglie dei papi Leone II (682/683), Leone III (795/816) e Leone IV (847/855) raccolte da Pasquale II (1099/1118)
A DESTRA
Altare con reliquie di S. Leone Magno (440/461) con decorazioni di Francesco Borromini e pala marmorea (unica nella Basilica) "Leone Magno che incontra Attila" 1646/50 capolavoro di Alessandro Algardi (1598/1654) eseguito assieme all'allievo Domenico Guidi (1625/1701)
Il corpo di S. Leone Magno fu ritrovato integro nel 1607 nelle Grotte Vaticane, lì dove era stato originariamente sepolto
"L'interpretazione dell'avvenimento è semplice e convincente: come nell'esempio di Raffaello, solo il papa e il re scorgono la miracolosa apparizione degli apostoli e la divisione in tre parti (sinistra, destra e zona superiore) è mantenuta rigorosamente. Non si può non ammirare la logica compositiva e la chiarezza psicologica. La dimensione insolita (oltre 7 m di altezza) ha spesso indotto a credere erroneamente che il suo stile non abbia precedenti; ma in effetti la storia del rilievo illusionista risale ai primi giorni del rinascimento, a Donatello e a Ghiberti. In contrasto, però, con il rilievo stacciato del rinascimento Algardi rinunciò a creare un coerente spazio ottico e usò soprattutto gradazioni nella proiezione delle figure per produrre l'illusione di profondità. In modo più effettivo che la pittura illusionista il rilievo pittorico soddisfaceva il desiderio barocco di cancellare la linea di confine fra vita e arte, spettatore e figura" (Rudolf Wittkower)
Nel pavimento cerchio di marmo con tomba di Leone XII Sermattei (1823/29)
PASSAGGIO ALLA CAPPELLA DELLA COLONNA
A sinistra "Apparizione del Sacro Cuore di Gesù a S. Margherita Maria Alacoque" 1921/24 di Carlo Muccioli (1857/1931)
Fu l'ultima grande impresa musiva del 1900 che sostituì il dipinto su lavagna "Caduta di Simon Mago" di Francesco Vanni. Avrebbe dovuto essere sostituita da quella di uguale soggetto di Pompeo Batoni, che però non fu mai qui messa in opera e che ora è nella Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri; fu temporaneamente sostituita da una copia del dipinto del Vanni eseguita da Pierre Charles Tremollière che ora si trova pure nella Basilica degli Angeli e dei Martiri
A destra spettacolare "Tomba di Alessandro VII" Chigi (1655/67) 1671/78 Bernini con collaboratori per il Card. Flavio Chigi, nipote del papa:
A sinistra "Carità" 1673/75 di Giuseppe Mazzuoli (1644/1725)
Dietro la Carità "Busto della Prudenza" 1675/77 iniziato da Giuseppe Baratta e finito da Giulio Cartari (attivo 1665/78)
A destra "Verità" 1673/77 iniziata da Lazzaro Morelli (1608/90) e finita da Giulio Cartari
Sicuramente non è una coincidenza il fatto che l'allegoria della Verità calpesti con il piede sinistro l'Inghilterra protestante odiata dalla cattolica Roma
Dietro la Verità "Busto della Giustizia" 1676 di Giulio Cartari
"Alessandro VII" 1675/76 di Michel Maille detto Michele Maglia (attivo a Roma seconda metà del XVII sec.) rifinito 1677 da Giulio Cartari e Domenico Basadonna
Le parti in bronzo sono di Girolamo Lucenti (?/1698) che fece con Filippo Carcani (attivo 1670/91) anche la veste bronzea della "Verità" nel 1678 dopo che Innocenzo XI Odescalchi (1676/89) aveva protestato per la nudità
L'eccezionale drappo rosa è di travertino eseguito da Lazzaro Morelli e Michel Maille rivestito in diaspro di Sicilia da Gabriele Renzi
Il basamento in marmo di Portovenere ha venature naturali che vengono assecondate e integrate a mosaico dall'artista per ottenere un materiale che, pure se tratto dalla natura, mostra connotazioni creativamente artificiali
Alessandro VII teneva a tal punto presente la morte incombente da dormire con la sua futura cassa da morto di piombo sotto il letto
"Nella tarda tomba di Alessandro VII il Bernini mise in risalto il contrasto fra la precarietà della vita (Morte con clessidra) e l'imperturbabile fede del papa che prega. Ma quest'idea, che corrispondeva così bene alle convinzioni del Bernini stesso sulla soglia della morte, era troppo personale per trovare molto seguito. Quando fu ripresa durante il 1700, il concetto era cambiato: la Morte non era più controbilanciata dalla certezza di salvarsi mediante la fede e non riservava altro che terrore a coloro che minacciava di eterna distruzione" (Rudolf Wittkower)
Il passaggio sotto al monumento di Alessandro VII conduce all'uscita sud della basilica con la "Porta della Preghiera" 1972 di Lello Scorzelli (1921/1997)
"È questa la prima parte della basilica conclusa mentre Michelangelo era ancora in vita. Il rivestimento interno dell'abside di questo transetto fu eseguito nel 1558 sotto la direzione dell'artista toscano, e seppur modificato nell'attico tra il 1605 e il 1610, negli anni seguenti venne utilizzato come modello di decorazione architettonica per l'intero edificio" (Alfredo Maria Pergolizzi)
ALTARE CENTRALE
Mosaico 1963 "S. Giuseppe con Gesù Bambino" da originale a tempera 1962 di Achille Funi (1890/1972)
Reliquie degli apostoli Ss. Simone e Giuda in un "Sarcofago" del IV sec. dal Mausoleo di S. Costanza
Ovali ai lati con ritratti in mosaico "S. Simone" e "S. Giuda" 1858 da dipinti originali del 1822 di Vincenzo Camuccini (1771/1844)
Le colonne dell'edicola in porfido rosso provengono dal ciborio del XV sec. dell'antica basilica
Ai lati dell'altare centrale "Due colonne monolitiche di giallo antico" che con le altre due nel transetto opposto sono considerate uniche al mondo per grandezza ed esecuzione
A destra ALTARE DI S. TOMMASO
Mosaico 1806/22 "Incredulità di S. Tommaso" da originale di Vincenzo Camuccini
Sotto l'altare reliquie di S. Bonifacio IV (608/615), il papa che consacrò il Pantheon al culto cristiano
Ovali ai lati con ritratti in mosaico "S. Maria Domenica Mazzarello" e "S. Maddalena Gabriella di Canossa" del XIX sec.
A sinistra ALTARE DI S. PIETRO
Tradizionalmente considerato il luogo della crocifissione a testa in giù di S. Pietro e della sua morte
Mosaico "Crocifissione di S. Pietro" da originale 1604/05 di Guido Reni (1575/1642) nella Pinacoteca Vaticana, originariamente dipinta per S. Paolo alle Tre Fontane
Sotto l'altare corpo di S. Leone IX (1049/54) in un sarcofago strigilato in marmo bianco
Ovali ai lati con ritratti in mosaico "S. Lorenzo Ruiz" e "S. Antonio Maria Gianelli" del XIX sec.
Stucchi 1749 di Luigi Vanvitelli (1700/73) e tre medaglioni "Storie di Ss. Pietro e Paolo" di G.B. Maini (1690/1752)
Statue nelle nicchie DELL'ORDINE INFERIORE
A DESTRA
"S. Giuliana Falconieri" 1740 di Pietro Paolo Campi (noto 1702/40)
"S. Norberto" 1767 di Pietro Bracci (1700/73)
A SINISTRA
"S. Giovanni di Dio" 1745 di Filippo Della Valle (1698/1768)
"S. Pietro Nolasco" 1742 di Pietro Paolo Campi
STATUE nelle nicchie DELL'ORDINE SUPERIORE
A DESTRA
"S. Angela Merici" 1866 di Pietro Galli (1804/77)
"S. Guglielmo di Vercelli" 1878 di Giuseppe Prinzi
A SINISTRA
"S. Maria di S. Eufrasia Pellettier" 1942 di Giovanni Nicolini (1872/1956)
"S. Luisa de Marillac" 1954 di Antonio Berti (1904/90)
PASSAGGIO PER LA CAPPELLA CLEMENTINA
A destra "Monumento di Pio VIII" Castiglioni (1829/30) 1853/66 di Pietro Tenerani (1789/1869) per il Card. Giuseppe Albani, con sotto entrata alla sagrestia affiancata da rilievi sempre del Tenerani: a destra "Prudenza" e a sinistra "Giustizia"
Pio VIII volle abolire il nepotismo dei papi, lo spionaggio del Vaticano e condannò le associazioni segrete. Regnò solo venti mesi e quando morì a 69 anni ci furono voci di un suo avvelenamento
A sinistra mosaico "Castigo dei coniugi Anania e Saffira" 1721/28 di Pietro Adami da originale del 1606 di Cristoforo Roncalli detto Pomarancio (1552/1626) ora in S. Maria degli Angeli e dei Martiri
L'altare è chiamato Altare della Bugia per la storia di Anania e Saffira che, dopo aver venduto un podere, avevano consegnato agli apostoli solo una parte del ricavato, affermando mendacemente di aver consegnato l'intera somma: per questa bugia furono uccisi da Dio
"Il modo in cui qui venne sviluppato il racconto drammatico, attraverso poche figure relativamente tranquille ma potenti, senza lo stuolo di persone usato dagli imitatori degli Zuccari, sembrò indicare una nuova strada anche alla pala di soggetto storico che era arrivata a un punto morto sia tra i seguaci degli Zuccari che tra gli imitatori del Barocci. È significativo che la pittura romana, poco prima che a Roma si conoscesse il fenomeno dei Carracci, generasse da sola simili fenomeni" (Hermann Voss)
1592/1605 Giacomo Della Porta (1533/1602) per Clemente VIII Aldobrandini (1592/1605)
Nella CUPOLA della cappella mosaici "Angeli, festoni e imprese che alludono alla dignità del papato e della famiglia Aldobrandini" 1599/1602 di quattordici mosaicisti da disegni di Cristoforo Roncalli detto Pomarancio (1552/1626)
Nelle LUNETTE mosaici con "Profeta Malachia assistito da un angelo" di Pietro Paolo Rossetti e Marcello Provenzale, "Profeta Daniele nella fossa dei leoni" di Pietro Paolo Rossetti e Marcello Provenzale, "Vergine Maria e S. Giuseppe" di Marcello Provenzale e "S. Elisabetta" di Ludovico Martinelli 1599/1603 da disegni di Cristoforo Roncalli detto Pomarancio
Nei PENNACCHI mosaici con quattro dottori della Chiesa greca e latina rappresentati anche nella cattedra di S. Pietro: "S. Ambrogio", "S. Agostino", "S. Giovanni Crisostomo" e "S. Atanasio" 1599/1602 di quattordici mosaicisti da disegni di Cristoforo Roncalli detto Pomarancio 
Sopra l'altare a destra mosaico "Miracolo di S. Gregorio Magno (590/604)" 1770/72 di Alessandro Cocchi, il figlio Filippo Cocchi e Vincenzo Castellini da originale degli anni 1625/27 di Andrea Sacchi (1599/1661)
L'episodio è in realtà originariamente attribuito dalla tradizione cristiana a S. Leone Magno: alcuni principi avevano considerato poco preziosa una reliquia di un frammento di dalmatica di S. Giovanni Evangelista e S. Gregorio Magno l'avrebbe tagliato con un coltello facendone sgorgare sangue per dimostrarne l'importanza e la veridicità
Dal 1725 al 1784 nella cappella c'erano tre grandi tele di Pier Leone Ghezzi con "Storie di S. Clemente" tolte quando fu costruita la Sagrestia. Una delle tre "L'annegamento di S. Clemente" è esposta nella Pinacoteca Vaticana
Di fronte "Tomba di Pio VII" Chiaramonti (1800/23) con in alto statue alate rappresentanti a destra "Il Tempo" e a sinistra "La Storia"; le statue grandi rappresentano a destra "Sapienza Celeste" e a sinistra "Forza Divina" 1823/31 di Bertel Thorvaldsen (1770/1844) per il Card. Ercole Consalvi
Il progetto architettonico fu di Giuseppe Valadier (1762/1839)
La scelta del danese Thorvaldsen, che era l'unico artista protestante che abbia mai lavorato in S. Pietro, provocò molte critiche anche per la controversa scelta iconografica: la Sapienza Celeste che legge la Bibbia e che con sembra stia meditando, come suggerirebbe il gesto del dito, è sicuramente più vicina a una visione protestante che non cattolica
"Lo spiritualismo esangue del danese, il suo sottile arcaismo, che più tardi avrà dei punti in comune con le tendenze puristiche introdotte a Roma dai Nazareni, sembravano corrispondere alle esigenze poste dai più rigorosi teorici del bello ideale, a quella aspirazione verso una bellezza della quale (come scrisse Winckelmann) si potesse dire come dell'acqua presa da una sorgente che, quanto meno è saporosa, vale a dire priva d'ogni particella straniera, tanto più si stima salubre" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
A sinistra mosaico "Trasfigurazione" 1757/67 di Alessandro Cocchi assistito da otto mosaicisti dall'originale incompiuto degli anni 1517/20 di Raffaello Sanzio (1483/1520). Per eseguire il mosaico venne fatta nel 1757 da Stefano Pozzi (1699/1768) una copia dipinta del capolavoro di Raffaello
Sotto l'altare della Trasfigurazione c'è dal 2011 l'urna di cristallo con il corpo del beato Innocenzo XI Odescalchi (1676/89). Era stato riesumato dal suo monumento nel 1956 in occasione della sua cerimonia di beatificazione e collocato sotto l'altare di S. Sebastiano ora occupato dalla tomba di Giovanni Paolo II
TERZO PASSAGGIO
L'ingresso al passaggio è sormontato da sculture "Fama regge lo stemma di Innocenzo X Pamphilj (1644/55)" di Luigi Bernini (1612/81) su disegno del fratello Gian Lorenzo Bernini
A destra "Monumento di Leone XI" Medici (aprile 1605) 1634/44, esposto al pubblico solo nel 1652, di Alessandro Algardi (1598/1654) per il Card. Roberto Ubaldini, nipote del papa
Nel bassorilievo del sarcofago a destra "Re Enrico IV abbraccia la fede cattolica" e a sinistra "Ratifica della pace di Vervins del 1598" episodi nei quali il futuro papa, all'epoca ancora Card. Alessandro d'Ottaviano de' Medici nunzio apostolico in Francia, ebbe un ruolo rilevante
A sinistra del monumento statua "Magnanimità" di Ercole Ferrata (1610/86) e a destra "Liberalità" di Giuseppe Peroni (c. 1626/63) per il Card. Roberto Ubaldini nipote di Leone XI
Le quattordici rose scolpite a rilievo rappresenterebbero il numero di giorni in cui fu effettivamente papa, anche se il suo pontificato durò in totale ventisette giorni
"Di indubbia derivazione compositiva dalla tomba di Urbano VIII, concepita da Bernini sei anni prima, il monumento funebre di Algardi esprime però in modo autonomo le sue convinzioni estetico-formali. Algardi evitò l'uso di marmi policromi e adottò interamente il marmo bianco di carrara levigatissimo nelle superfici e uniforme e freddo negli incarnati; inoltre, invece di soffermarsi sul concetto della transitorietà della vita, rilevabile nella interpretazione berniniana, preferì conferire alle figure allegoriche e al papa stesso una condizione morale ideale permanente, espressa mediante la compostezza dei gesti e delle espressioni. Le dimensioni preponderanti delle figure rispetto alla struttura indicano la preferenza stilistica classica nei confronti della statuaria" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
A sinistra "Monumento al Beato Innocenzo XI" Odescalchi (1676/89) 1697/1701 disegnato da Carlo Maratta (1625/1713) ed eseguito, forse reinterpretando idee del Maratta, da Pierre-Étienne Monnot (1657/1733) per il nipote del papa Livio Odescalchi
A destra "Fortezza" e a sinistra "Religione"
Il corpo del papa è visibile nella Cappella Clementina sotto la Trasfigurazione
"Elementi che derivano sia dal Bernini che dall'Algardi sono qui riuniti: la tomba di Urbano VIII servì da modello per il trattamento policromo, ma per i tipi delle allegorie e il rilievo narrativo Monnot seguì la tomba di Leone XI. Egli però mise il rilievo non sul sarcofago vero e proprio, ma sul piedistallo della statua del papa. L'inserimento di questo piedistallo rese necessario ridurre considerevolmente le dimensioni della figura del papa in confronto a quella dell'Algardi. L'aumentata importanza degli elementi decorativi a spese delle figure fa luce sul cambiamento stilistico dal barocco al tardo barocco" (Rudolf Wittkower)
CUPOLA DEL VESTIBOLO DELLA TERZA CAPPELLA A SINISTRA (Dedicata alla glorificazione musicale di Dio)
Mosaico nella CUPOLA "Visione dell'Apocalisse con gli Angeli, gli Eletti e i quattro animali del tetramorfo che circondano adoranti il trono dell'Eterno" 1712/16 di Cocchi, Adami, Fattori, Ottaviani e De Rossi da originale disegnato prima da Ciro Ferri (1634/89), poi, negli anni 1699/1711, da Carlo Maratta (1625/1713) e infine negli anni 1711/16 dal bolognese Marcantonio Franceschini (1648/1729)
Nei PENNACCHI mosaici con quattro cantori delle glorie divine 1699/1703 di Giuseppe Conti:
"Daniele circondato dai leoni mentre scrive" e "Abacuc e l'angelo" da cartone di Carlo Maratta
"David" e "Giona" da cartone di Ciro Ferri
Nelle LUNETTE mosaici con cantici di lodi, vittorie e pianti dell'Antico Testamento 1719/23 di Giuseppe Ottaviani e Prospero Glori:
"Mosè in preghiera sul Sinai sostenuto da Aronne e Cur"
"Il sacerdote Azaria rimprovera il re Ozia" da cartoni di Nicolò Ricciolini (1687/1772)
"Giuditta consegna la testa di Oloferne per appenderla sulle mura"
"La profetessa Debora manda a chiamare Barak"
"Geremia piangente sulla città santa"
"Debora e Barak" da cartoni di Marcantonio Franceschini
Nel TAMBURO quattro statue in stucco "Angeli con simboli eucaristici" 1713 di Lorenzo Ottoni (1648/1736)
Progettata da Carlo Maderno (1556/1629)
L'area di questa cappella nella vecchia basilica era nota come la Cappella Sistina di S. Pietro perché Sisto IV Della Rovere (1471/84) l'aveva fatta costruire nel 1477 e fatta dipingere da Pietro Perugino. La sua grandiosa tomba, eseguita da Antonio e Pietro Pollaiolo, rimase qui fino al 1635 
Cancellata in ferro, bronzo e cristalli 1758/60 di Giuseppe Giardoni
"Urna in granito" antica con reliquie di S. Giovanni Crisostomo (m.407)
Nel 2004 Giovanni Paolo II donò parte delle reliquie al patriarca di Costantinopoli
Stucchi 1626 di G.B. Ricci (c. 1550/1624) e forse di Carlo Maratta (1625/1713)
Mosaico "Immacolata Concezione assieme ai Ss. Francesco d'Assisi, Antonio da Padova e Giovanni Crisostomo" 1744/47 di Ottaviani, Onofri, Enuò e Paleat da originale del 1740 di Pietro Bianchi detto il Creatura (1694/1740), allievo romano di Benedetto Luti e del Baciccio, ora in S. Maria degli Angeli e dei Martiri
La parte inferiore del dipinto era stata completata nel 1744 da Gaetano Sardi allievo del Bianchi che non aveva completato l'opera. Era rimasta esposta incompleta poiché la parte inferiore del dipinto non era comunque all'epoca molto visibile essendovi esposta davanti la Pietà di Michelangelo
L'immagine della Madonna fu incoronata l'8 dicembre 1854 da Pio IX in occasione della promulgazione del dogma dell'Immacolata Concezione. Nel 1904 furono aggiunte attorno alla corona le nove stelle formate da preziosissimi brillanti donate da un comitato internazionale di dame facoltose
Alle pareti "Pitture in monocromo con episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento dalla Creazione al Battesimo di Cristo" 1762 di Giovanni Angeloni, Stefano Pozzi (1699/1768) e del fratello Giuseppe Pozzi
Sotto il pavimento tomba di Clemente XI Albani (1700/21)
Splendido "Coro ligneo" intarsiato di G.B. Soria (1581/1651) e Bartolomeo De Rossi. I piani del coro sono tre così come sono tre gli ordini del clero Vaticano: Canonici, Beneficiati e Chierici beneficiati 
L'organo è del 1626 rifatto dalla ditta Walker di Ludwigsburg
SECONDO PASSAGGIO
A destra "Monumento di S. Pio X" Sarto (1903/14) 1923 di Florestano Di Fausto (1890/1965) con statua di Pier Enrico Astorri (1882/1926)
Sulla porta sottostante bassorilievi con "Storie di S. Pio X" di Pier Enrico Astorri che fece anche i grandi rilievi bronzei ai lati della porta: a destra "Accettazione della dottrina della Chiesa contro l'eccessivo modernismo da parte dei dotti" e a sinistra "Comunione dei fanciulli". Pio X promosse la pratica della Comunione ed era noto come il Papa dell'Eucarestia
Fu canonizzato nel 1954, ultimo papa a essere proclamato santo
A sinistra "Tomba di Innocenzo VIII" Cybo (1484/92) 1498 di Antonio Benci detto Antonio del Pollaiolo (c. 1432/98) per il Card. Lorenzo Cybo, nipote del papa
Ai lati del trono bassorilievi bronzei con "Virtù cardinali: Giustizia e Fortezza a sinistra e Temperanza e Prudenza a destra. Nella lunetta "Virtù teologali: Carità al centro, Fede a sinistra e Speranza a destra
Prima del 1621 il sarcofago era collocato sopra la mensola nella parte superiore del monumento
L'iscrizione in pietra nera sotto al monumento risale alla sistemazione del 1621 e descrive erroneamente la scoperta dell'America come avvenuta durante il suo regno. In realtà Innocenzo VIII morì otto giorni dopo la partenza di Cristoforo Colombo
"Nella destra tiene la sacra lancia, importante reliquia recuperata ai turchi. Questo modello tombale, per il suo potente impatto visivo, ebbe un grandissimo successo in ambito papale sino all'inizio del 1800" (Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano)
"Considera la figura come un nucleo di massima intensità entro un alone luminoso. Il movimento ha la funzione di disarticolare la figura, di organizzare la luce secondo ritmi rapidi e discontinui. Proprio perché la linea non può più avere una continuità di segno agisce liberamente a tutti i livelli, facendo levitare e ribollire la materia nella luce" (Giulio Carlo Argan)
Mosaico nella CUPOLA "Sconfitta di Lucifero e Incoronazione di Maria sopra i cori degli angeli" 1686/89 di Fabio Cristofari (c. 1615/89) che lasciò il lavoro incompleto alla sua morte
Fu continuato negli anni 1704/17 da Giuseppe Conti e negli anni 1717/25 da Del Pozzo, Gossoni, Ottaviani, Moretti, Clori e De Rossi da originale disegnato negli anni 1675/86 da Carlo Maratta (1625/1713) e dal suo allievo prediletto Giuseppe Chiari (1654/1727) che fece La Sconfitta di Lucifero
Nei PENNACCHI mosaici con quattro profeti che prefigurarono la Madonna di Fabio Cristofari e Giuseppe Conti da cartoni di Carlo Maratta:
"Noè con l'arca e la colomba della pace"
"Aronne incensa la comunità d'Israele"
"Balaam che mostra la stella di Giacobbe"
"Gedeone col mistico vello bagnato dalla rugiada"
Nelle LUNETTE mosaici con eventi dell'Antico Testamento interpretati come premonitori della Vergine Maria di Fabio Cristofari e Giuseppe Conti da cartoni di Carlo Maratta e Giuseppe Chiari:
"Giuditta con la testa di Oloferne"
"Giaele, moglie di Eber, trafigge Sisara, capo dell'esercito di Iabin"
"Giosuè ferma il sole"
"La profetessa Maria, sorella di Aronne, canta la liberazione degli israeliti"
"Mosè si scioglie i sandali davanti al roveto ardente"
"Isaia invoca la nuvola perché lasci piovere giustizia"
Nel TAMBURO quattro statue in stucco "Angeli con simboli mariani" 1687 di Filippo Carcani (attivo 1670/91)
SECONDA CAPPELLA A SINISTRA (della Presentazione della Vergine)
Sopra l'altare mosaico "Presentazione di Maria al Tempio" da originale 1642 del viterbese Giovanni Francesco Romanelli (1610/62) allievo di Pietro da Cortona, ora nella chiesa di S. Marco a Milano, eseguito negli anni 1726/28 dal mosaicista Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) da cartone di Luigi Vanvitelli (1700/73)
Sotto l'altare corpo di S. Pio X Sarto (1903/14) in un'urna di bronzo dorato del 1952 di Francesco Nagni (1897/1977)
A destra "Monumento di Giovanni XXIII" Roncalli (1958/63) 1967 di Emilio Greco (1913/95)
"Semplice ed essenziale nell'impostazione, il monumento è caratterizzato dall'alto bassorilievo bronzeo sul quale sono narrati, in maniera contratta e nervosa, i momenti più importanti del pontificato di papa Giovanni, sia pastorali che umani. La zona superiore è animata da una Gloria di angeli, mentre quella inferiore richiama la presenza del papa tra i sofferenti, i malati, i carcerati. Sul fondo le sagome delle mitrie e le figure appena tracciate dei vescovi ricordano l'evento del Concilio Vaticano II" (Alfredo Maria Pergolizzi)
A sinistra "Monumento di Benedetto XV" Della Chiesa (1914/22) 1928 di Luca Beltrami (1854/1933), architetto della Pinacoteca Vaticana, con statua di Pietro Canonica (1869/1959)
"L'artista, rifiutando una rappresentazione celebrativa, ha voluto sottolineare l'aspetto umano di Benedetto XV, richiamando l'opera di condanna per la guerra ripetuta invano durante gli anni del suo pontificato. Modellato con finezza e volutamente privo dei paramenti solenni, il papa è raffigurato in atteggiamento di preghiera mentre implora la Regina Pacis contro gli orrori della guerra" (Alfredo Maria Pergolizzi)
Al centro del pavimento "Stemma di Giovanni Paolo II (1978/2005)" 1998 in occasione del restauro dell'intero pavimento
PRIMO PASSAGGIO
A destra "Monumento di Maria Clementina Sobieski" moglie di Giacomo III Stuart re d'Inghilterra e nipote di Giovanni II re di Polonia morta a trent'anni anni nel 1735 (il cuore è nella Basilica dei Ss. Apostoli) 1742 di Filippo Barigioni (c. 1680/1753) allievo di Carlo Fontana
Sculture in marmo "Carità" e "Angioletti"  di Pietro Bracci (1700/73)
Parti in metallo di Giovanni Giardini (1646/1721)
Mosaico di Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) da originale di Ludovico Stern (1709/77) nella Galleria Nazionale dei Ritratti a Edimburgo
Maria Clementina Sobieski fu la terza e ultima donna a essere sepolta nella basilica
A sinistra "Monumento degli ultimi Stuart" con ritratti di Giacomo III (1688/1766), Carlo Edoardo Conte di Albany ed Enrico Duca di York e Vescovo di Frascati 1817/19 di Antonio Canova (1757/1822) per Giorgio V re d'Inghilterra che, come commentò Stendhal, pagò il sepolcro di questi principi che avrebbe probabilmente decapitato se fossero caduti nelle sue mani
La tomba vera e propria è nelle Grotte Vaticane commissionata nel 1939 dal re britannico Giorgio VI
"Canova infuse all'ispirazione neoclassica, caratterizzata da sfumature di carattere pagano, un vitalizzante lirismo cristiano. La morbidezza della patinatura della superficie in marmo lega i vari elementi della composizione, dai busti dei tre Stuart alle due figure di geni che, con le fiaccole rovesciate, spengono la fiamma della vita (...) simboleggiando la serena rassegnazione cristiana di fronte alla morte" (Alfredo Maria Pergolizzi)
Il padre di Giacomo III, Giacomo II, fu duca di York prima di essere re d'Inghilterra, Scozia e Irlanda e, come duca di York, fu comandante della Marina reale. Nel 1644 gli inglesi conquistarono il territorio olandese della Nuova Olanda e in suo onore ribattezzarono la città più importante, che si chiamava originariamente Nuova Amsterdam, in New York
Nel 1850 i due angeli nudi scolpiti sulla tomba vennero forniti di calzoni metallici da Pietro Galli (1804/77) allievo di Bertel Thorvaldsen, essendo considerati troppo scandalosi. I calzoni vennero in seguito tolti
"Nel 1850 Pietro Galli fu nominato scultore della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, dove si conservano le sue statue in marmo di S. Francesca Romana e di S. Angela Merici. Nello stesso anno il Galli compì in Vaticano un lavoro di 'purificazione', coprendo quelle figure che potevano 'fare onta alla naturale onestà'. Furono ritenute meritevoli di 'copertura' le statue della Carità dei sepolcri monumentali berniniani di Urbano VIII e di Alessandro VII; il Genio del sepolcro canoviano di Clemente XIII; i Geni del cenotafio eretto, sempre dal Canova, per gli ultimi esponenti della regia famiglia Stuart; i putti sostenenti i medaglioni con i ritratti dei pontefici sui pilastri voluti da Innocenzo X" (Emanuela Bianchi - Dizionario Biografico degli Italiani Treccani)
CUPOLA DEL VESTIBOLO DELLA PRIMA CAPPELLA A SINISTRA (Dedicata al Battesimo come porta di salvezza per l'umanità)
Mosaico nella CUPOLA "Dio Padre e Adamo ed Eva" 1738, "Battesimo di Desiderio del popolo che anela al battesimo purificatore" 1738/39, "Battesimo di Sangue da parte dei martiri" 1740/43, "Battesimo d'Acqua di S. Giovanni Battista" 1743 e "Gloria di angeli" 1744/45 eseguiti dai mosaicisti Fattori, Gossoni, Fiani, Cardoni, Clori, Cocchi, Enuò e Onofri sotto la direzione di Pier Leone Ghezzi (1674/1755) e Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) da originali iniziati da G.B. Gaulli detto Baciccio (1639/1709) ma disegnati dopo la sua morte negli anni 1713/45 da Francesco Trevisani (1656/1746). I cartoni originali sono in S. Maria degli Angeli e dei Martiri
Nei PENNACCHI mosaici con quattro continenti:
"Europa col triregno" di Giuseppe Ottaviani
"America cinta di penne e con la faretra" di Giuseppe Ottaviani
"Africa con elefante" di Liborio Fattori
"Asia con il turibolo" di G.B. Brughi
Nelle LUNETTE mosaici con eventi dell'Antico e del Nuovo Testamento simboleggianti o rappresentanti il battesimo:
"Noè contempla l'arcobaleno dopo il diluvio" di Nicola Onofri e Bernardino Regoli
"Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia" di Alessandro Cocchi e Bernardino Regoli
"Cristo battezza S. Pietro" di Alessandro Cocchi e Giovanni Fiani
"S. Pietro battezza il centurione Cornelio" di Nicola Onofri e Domenico Gossoni
"S. Filippo battezza l'eunuco della regina Candàce" di Liborio Fattori e Pietro Cardoni
"S. Silvestro battezza l'imperatore Costantino" di Enrico Enuò e Silverio de Lellys
Nel TAMBURO quattro statue in stucco "Angeli" 1712 di Lorenzo Ottoni (1648/1736)
"Coperchio in bronzo dorato con Trinità e Agnus Dei" di Carlo Fontana (1634/1714) eseguito da Lorenzo Ottoni (1648/1736) per il "Sarcofago" in porfido rosso egiziano forse dell'imperatore Adriano, poi usato come tomba dell'imperatore Ottone II e qui sistemato nel 1697
"Teste di cherubini" di Pierre-Étienne Monnot (1657/1733)
Carlo Fontana vinse la commissione nel 1692 dopo una gara d'appalto a cui avevano partecipato più di venti artisti. Il lavoro durò cinque anni prima a causa del rifiuto del suo primo progetto respinto per le dimensioni e i costi eccessivi e poi per un incidente durante il trasporto: la conca di porfido si ruppe e dovette essere riparata
Carlo Fontana incolpò il rivale Mattia De Rossi (1637/95) allora architetto soprastante della basilica ma che era stato uno degli artisti sconfitti dal Fontana nella gara d'appalto per il battistero 
La struttura è inserita in una conca voluta da Benedetto XIII Orsini (1724/30) nel 1725 a ricordare l'antica tradizione cristiana collegata al simbolismo dell'immersione
Al centro mosaico "Battesimo di Cristo" 1730 di G.B. Brughi (1660/1730) e 1731/34 di Pietro Paolo Cristofari (1685/1743) con l'aiuto di Giuseppe Ottaviani dall'originale degli anni 1696/98 di Carlo Maratta (1625/1713) in S. Maria degli Angeli e dei Martiri
A destra mosaico "Battesimo dei Ss. Processo e Martiniano" iniziato nel 1726 da G.B. Brughi e completato nel 1737 da Pietro Paolo Cristofari dall'originale degli anni 1710/11 di Giuseppe Passeri (1654/1714) l'allievo più amato da Carlo Maratta
A sinistra "S. Pietro battezza il centurione Cornelio" 1730/37 di Pietro Paolo Cristofari e del fratello Filippo Cristofari da originale del 1710 di Andrea Procaccini (1671/1734) altro allievo di Maratta
Nel CUPOLINO stucchi con "Dio Padre benedicente" 1699 di Carlo Giorgio Roncati e dipinti in monocromo con "Angeli con candelabri" di Paolo Albertoni
1776/84 Carlo Marchionni (1702/86)
Per costruirla fu demolita l'antica chiesa S. Maria della Febbre cosiddetta per un'immagine sacra che veniva considerata protettrice contro la febbre malarica. L'edificio della chiesa era uno dei due mausolei funebri del IV sec. d.C. costruiti sul fianco della basilica ed era noto anche come Rotonda di S. Andrea. L'altro mausoleo era la ROTONDA DI S. PETRONILLA
Nella sagrestia comune (non visitabile) dipinti di Federico Zuccari, Giovanni Francesco Penni (c. 1496/1528), Giulio Romano (1499/1546) e Andrea Sacchi

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